Violenta polemica sui concorsi per le cattedre universitarie di Felice Froio

Violenta polemica sui concorsi per le cattedre universitarie Helazionv pubblicata sui ballettino della P« f. Violenta polemica sui concorsi per le cattedre universitarie Due dei 5 membri della Commissione che doveva assegnare una cattedra di diritto commerciale protestano contro gli attuali metodi per scegliere i docenti - Sostengono che non contano i meriti e le pubblicazioni dei professori candidati, ma soltanto le amicizie e le protezioni di gruppi che mantengono il potere in questa o quella Università (Nostro servizio particolare) Roma, 9 agosto. Per la prima volta in un documento ufficiale viene fatta una denuncia severa e nello stesso tempo sconcertante del sistema dei concorsi a cattedre per professore universitario. Nel concorso per la cattedra di diritto commerciale la commissione non si è trovata d'accordo sulla valutazione dei candidati e due dei cinque membri, avvalendosi del potere concesso dalla legge « dopo aver espresso il loro aperto dissenso», hanno presentato una relazione di minoranza pubblicata sul bollettino ufficiale del ministero della Pubblica Istruzione. Si tratta di un documento che gli stessi relatori definiscono « grave e inconsueto » e che coglie l'occasione per denunciare modi e metodi che sovente accadono nei concorsi. I professori Giuseppe Ferri e Angelo De Martini, estensori della relazione, iniziano rilevando che attualmente la formazione della terna dei candidati da dichiarare vincitori di un concorso a cattedra non è il risultato dell'esame e della discussione collegiale dei titoli e della successiva comparazione. Oggi la terna è fatta già quando sono conosciuti i risultati delle elezioni dei commissari. Raggiunta la posizione di forza, nominati tre dei cinque commissari, il concorso è deciso. Le pubblicazioni dei candidati non contano, non conta essere migliore di un altro, non contano i rilievi pur gravi e importanti dei commissari di minoranza. Quando si è in maggioranza è del tutto agevole capovòlgere i risultati del concorso: attraverso l'uso di formule generiche è facile, esaltare gli scritti più modesti e più piatti ed è altrettanto agevole deprimere i contributi scientifici più originali e significativi. Èssendo impossibile non riscontrare nell'opera dei singoli candidati delle mende accanto ai pregi, basta per l'uno esasperare i difetti, per l'altro esaltare i pregi, perché il risultato del concorso sia completamente falsato. I relatori di minoranza illustrano poi come viene condotta la campagna elettorale per la nomina della commissione. Di solito si fa capo a quei gruppi di potere che hanno una organizzazione capillare e che sono in condizione di far riuscire i candidati non importa se non meritevoli o meno meritevoli degli altri.. « Organizzata la campagna elettorale e condotta questa con tutti i mezzi, leciti e meno leciti, pur di prevalere, e vinte le elezioni, il gioco è fatto e i lavori della commissione sono ridotti al rango di una farsa: nelle riunioni della commissione si recita soltanto. La recita riesce più o meno bene a seconda della capacità degli attori, ma il finale è già scontato ». Altra denuncia di carattere generale che a parere dei relatori di minoranza contribuisce a falsare i risultati dei concorsi è quella della clandestinità delle pubblicazioni : è costante abitudine dei candidati di presentare per il concorso opere a stampa che però non sono pubbliche e che spesso non lo diverranno mai. La legge e le circolari ministeriali prevedono un accertamento della commissione sull'ammissibilità delle pubblicazioni presentate, ma nella generalità dei concorsi l'unica forma di pubblicità data dalle opere presentate è quella attuata dallo stampatore con il deposito regolamentare • in questura e gli unici a prenderne visione concreta sono i commissari. La mancanza di conoscenza delle pubblicazioni che non vengono inviate nelle librerie o che in ogni caso non hanno una certa diffusione elimina quella fondamentale garanzia derivante dalla valutazione delle opere da parte degli studiosi della materia che non siano i commissari. Gli inconvenienti di carattere generale che si sono verificati in questo concorso sono così riassun¬ ti: nomina artificiosa di una commissione, attraverso una intensissima campagna elettorale orchestrata da un noto centro di potere; notorietà di quella che sarebbe stata la terna prima ancora della presentazione dei titoli da parte dei candidati; clandestinità assoluta dei titoli presentati dai candidati poi inclusi nella terna; assunzione di posizioni predeterminate non modificabili attraverso la discussione da parte dei commissari di maggioranza. Entrando nel merito del concorso i professori Ferri e De Martini sottolineano che le posizioni di potere sono state talmente esasperate da portare al primo posto della terna un candidato che non aveva i titoli, né scientifici né didattici, valutabili in un concorso di diritto commerciale, da superare rispetto ad altro candidato gravi errori e manifesta deficienza di teoria generale, da relegare al rango degli inetti (sì da non essere neppure presi in considerazione per la formazione della terna) studiosi seri e generalmente ritenuti in posizione di primissimo piano in questo concorso. La relazione così finisce: «I sottoscritti nulla altro potendo fare di fronte al numero, intendono richiamare l'attenzione del Ministro, del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e degli uomini liberi sui metodi seguiti e sulla situazione che si è determinata in questo concorso: situazione che è estremamente grave per la sorte degli studi e per la vita dell'Università ». La maggioranza, composta dei professori Arturo Dal Martello, Gustavo Minervini e Gerardo Santini, replica alla relazione di minoranza osservando anzitutto che non ritengono che la denuncia di pretesi difetti dell'attuale sistema di nomina delle commissioni — i cui aspetti positivi sono stati ignorati — possano trovare sede in una relazione di minoranza, mentre, invece, avrebbero dovuto essere presi in considerazione nella risposta della maggioranza. Dopo aver espresso « il loro sdegnato stupore per il fatto di essere stati oggetto di apprezzamenti personali del tutto gratuiti ed offensivi » respingono le insinuazioni della minoranza « circa le modalità della loro elezione e circa la pretesa preformazione della terna fin dall'epoca della nomina della commissione». Imputano alla minoranza la pretesa « di giudicare in base alle proprie inclinazioni, alla propria forma mentis, alle proprie preferenze; in una parola, in base a moduli di mero gusto personale » e riaffermano «la perfetta correttezza del proprio metro di valutazione». I relatori, dopo aver risposto ai rilievi particolari sui candidati e dopo altre considerazioni, ritengono « con serena coscienza che i rilievi e le critiche racchiuse nella relazione di mi¬ noranza non resistano ad un approfondito esame di merito e che la decisione cui la commissione è pervenuta rappresenti una giusta valutazione e comparazione dei titoli didattici e scientifici dei concorrenti ». Felice Froio

Persone citate: Angelo De Martini, Arturo Dal Martello, De Martini, Gerardo Santini, Giuseppe Ferri, Gustavo Minervini

Luoghi citati: Roma