Grave irregolarità anche a Palermo

Grave irregolarità anche a Palermo Un rapporto del '63 Grave irregolarità anche a Palermo (Nostro servizio particolare) Roma, 5 agosto. Anche a Palermo, come a Trapani e ad Agrigento, fra il 1963 e il 1964 fu condotta una inchiesta sulla concessione delle licenze edilizie, degli appalti e delle licenze commerciali. L'aveva disposta il Parlamento siciliano, affidandola ad una commissione presieduta dal prefetto dr. Tommaso Bevi vino. L'indagine portò ad al larmanti conclusioni, ma non ebbe seguito. Già nota In Si cilia, la relazione ufficiale dell'indagine è stata pubblicata tre anni fa dal giornale L'Ora di Palermo, ed oggi dall'Unità. Il documento denuncia una serie di fatti che comprovano l'esistenza di uno stato di confusione e l'abitudine al favoritismo. Mentre ancora man cava una precisa regolamentazione urbanistica, successivamente stabilita da varie leggi regionali — rileva la relazione — « l'amministrazione comunale ha rilasciato licenze edilizie senza avvalersi delle misure di salvaguardia ». L'inchiesta mette in rilievo che al comune di Palermo non tutti concordavano con i siste¬ mi seguiti e non esclude che « tale incertezza abbia potuto dar luogo a qualche disparità di trattamento dei progetti presentati nello stesso periodo ». La commissione ha esaminato molti dei 6558 progetti edilizi giunti al comune di Palermo nel quadriennio dal 1959 al 1963. La prima osservazione è che < la commissione edilizia tenne venti sedute senza il prescritto numero legale» e non rinnovò, per sette anni, 1 suoi componenti «uno dei quali da tempo deceduto ed altri tre assenti da circa tre anni». Il rilievo più consistente in tale campo è che la commissione edilizia ha « più volte deciso in difformità dai pareri dell'ufficio tecnico », senza che il voto.contrario di questo ufficio fosse messo a verbale. Su 4205 licenze concesse nel quattro anni analizzati, l'ottanta per cento era firmato da esclusivamente cinque « costruttori », sempre gli stessi, che, secondo la commissione, non avevano titoli per essere, come lo furono, inclusi negli albi di Palermo. Uno di essi era « murif abbro », un altro aveva fatto il venditore di « merci varie e carbone », un terzo ingegnere, ma sottoposto a procedimento disciplinare per aver firmato progetti di cui non era l'autore. Sbalorditiva la mole dei lavori monopolizzati dalle cinque imprese ogni anno: un crescendo che va da un minimo di 23 licenze annuali a ben 430. Non senza ironia la commissione si chiede « quale potenzialità finanziaria e quale imponente attrezzatura tecnica » avessero le ditte « dell'ex venditore di merci varie e carbone e del murifabbro ». E tira la logica conclusione: «Si tratta di un evidente fenomeno di prestanomi ». La relazione riferisce di autorizzazioni a costruire in zone vincolate, di permessi per demolire edifici monumentali in favore di costruzioni speculative. In un caso, che produsse scalpore a Palermo e sollevò proteste di urbanisti, la licenza di demolizione fu presentata, protocollata e rilasciata nello stesso giorno. In pratica, una situazione non difforme da quella di Agrigento e di Trapani, con una attività edilizia disordinata e non protetta da un minimo di garanzie di sicurezza. I. f.

Luoghi citati: Agrigento, Palermo, Roma, Trapani