Film polemici o tentativi falliti?

Film polemici o tentativi falliti? IL CINEMA TRA ARTE E CASSETTA Film polemici o tentativi falliti? Fino a ieri, Francesco Maselli oscillava fra tre amori. Da una parte era attratto dal «neorealismo integrale > di Cesare Zavattini, di cui fu coregista nel film manifesto Amore in città, o meglio nell'episodio Caterina Rigoglioso: la serva che aveva abbandonato il figlio in un giardino di Roma, incapace di sfamarlo, era interpretata dalla stessa Rigoglioso. Correvano gli anni in cui Zavattini affermava che un affamato bisogna farlo vedere col suo nome e cognome e non raccontare una favola in cui ci sia un affamato, perché è un'altra cosa, meno efficace, meno morale. Ma Masclli guardava, contemporaneamente, a Visconti e ad Antonioni, dei quali fu pure collaboratore. ' Gli sbandati (1955), con cui esordì giovanissimo nel lungometraggio, si avvicinava più al realismo critico di Visconti che al neorealismo di Zavattini, e in esso c'era già la presenza del regista di Cronaca di un amore; presenza ancora più palese nel successivo La donna del giorno (1956), idealmente legato a La signora senza camelie. Alludendo al caso Bolognani, che raccolse tante persone dinanzi al video, affrontava un problema allora, e ancor oggi, attuale: il volersi affermare a qualsiasi costo, la « corsa al successo senza esclusione di colpi ». Fai in fretta ad uccidermi... ho freddo, il film che Maselli ora dirige, sembra voglia essere, in un certo senso, il ribaltamento tematico de La donna del giorno. E' la storia della cicala e della formica, intesa come atto di fede sincerissimo in favore della cicala, afferma il regista: intende insinuare seri e fondati sospetti sull'insegnamento dei nostri nonni e padri, secondo cui la saggezza e la verità sono dalla parte della formica. Giovanna e Franco, i protagonisti del film, sono due cicale in un mondo di formiche, sniega Maselli; prendono dalia vita ciò che questa può dare, hanno una fiducia indiscriminata nella gioia di esistere; il fatto che così contravvengano a certe leggi morali non li riguarda: disprezzano il prossimo, vivono mangiano dormono e si amano alle sue spalle. Maselli non si sente, tuttavia, di definirli truffatori né assassini, anche se al delitto arriveranno senza scrupoli. A sua e a loro giustificazione, si dichiara dalla parte di Giovanna e di Franco (Monica Vitti e Jean Sorel): «Vivono la vita che nessuno di noi avrebbe il coraggio di approvare, ma che ognuno vorrebbe vivere >. E', questa, fra tanti odierni dubbi elevati a sistema, una certezza che va sempre più imponendosi, e quindi fenomeno inquietante, da analizzare nel contesto dei « pugni in tasca > Il tema del film, sostiene Ma selli, è la libertà: Giovanna e Franco tentano di raggiungere rubando, e anche assassinando, una libertà sconfinata; truffano, ingannano, complottano non per arricchire, ma appunto per essere liberi, avere il de naro con cui pagarsi la libertà; il crimine è per loro un fatto vitale, di ribellione anarchica: sono due cicale orgogliose che hanno finalmente scoperto d essere dalla parte della ragione, e giudicano la formica antiquata, meschina, pedante avara. L'intellettuale insoddisfatto, l'uomo che corrode con una critica implacabile istituzioni e costumi, atteggiamenti e stili di vita del mondo moderno perché dappertutto fiuta e ca stiga sintomi di involuzione e decadenza — osservava su queste colonne Remo Cantoni —, è un personaggio non infrequente nella cultura e, aggiungiamo, nel cinema d'og gi. <La vocazione dell'intelligenza si identifica, in questo caso, con una vocazione incontenibile per la protesta, con una disponibilità costante per tutte le negazioni ». Nella protesta livellata e sen za eccezioni, anarchica e velleitaria contro il passato e un presente così contraddittorio: non si distingue più fra tra dizione morta e tradizione vi va. Ci sono invece formiche e formiche, cicale e cicale, e va rie specie di saggezza. E non è detto che questa sia sempre nei giovani o negli anziani; bisogna analizzare i singoli casi, lenza manicheismi cgetQl Il ribaltamento ideologico e culturale di Maselli non ci coglie di sorpresa. Senza dubbio i nostri registi, e non soltanto i nostri, stanno passando una fase di assoluta confusione. Che fare? si domanda a esempio Duccio Tessari, l'ideatore del western all'italiana; n quale direzione muoversi? Quando si arriva al bizantinismo pseudoculturale di Giulietta degli spiriti, precisa, una sbandata alla 007 e film' come Per un pugno di dollari trovano, se non delle giustificazioni, per lo meno delle attenuanti; e Tessari aggiunge, peraltro, che tra Bond e i suoi western c'è una notevole dif ferenza sia sul piano del gusto che su quello dei contenuti. Ma a noi pare che una differenza, e ancor più notevole, esista confrontando Deserto rosso a esempio con Un dollaro bucato e Kiss ì^iss... bang bang, che vuole essere una satira del « genere » Bond. Insomma, come direbbe Mario Soldati, Bond e Tessari dovrebbero dare uno « scossone in avanti » anche a Maselli. Il quale, infatti, intende mettere qualcosa di intelligente, di vivo, nella sua « commedia sofi- sticata », « brillante »: dark un'atmosfera da paradosso, un « humour in cui l'assurdo diventi ragionevole ». Il progetto vale bene un'attesa, e una verifica. Non si può parlare di cedimenti prima di vedere l'opera realizzata. « Sto attraversando una fase di ricerca destinata a portarmi fuori da certi ideogrammi morali dentro cui fino a trentacinque anni ero rimasto chiuso. La verità è forse che non sono cambiato io solo, ma pure la realtà circostante, la quale diventa sempre più duttile, complessa e ricca». La confessione di MaselH pare sincera, autentica. E vorremmo davvero che essa non costituisse giustificazione, comodo alibi, o anche solo attenuante. Nel caso contrario sarebbero nel giusto Adorno e Horkheimer quando, in Dialettica dell'illuminismo, portata al limite estremo una posizione polemica, affermano che ormai cinema, radio e televisione non hanno più bisogno di spacciarsi per arte: « La verità che non sono altro che affari, serve loro da ideologia la quale dovrebbe legittimare gli scarti che producono volutamente ». Guido Aristarco

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