È ottimista sul «cuore artificiale» il primo chirurgo che lo sperimentò di Enzo Biagi

È ottimista sul «cuore artificiale» il primo chirurgo che lo sperimentò GLI AMERICANI jPBEM»ARAMO L'UOMO DEL DUEMILA È ottimista sul «cuore artificiale» il primo chirurgo che lo sperimentò Michael Ellis De Bakey, il più famoso cardiochirurgo degli Stati Uniti, è detto «il tornado-dei Texas» - Ha una prodigiosa vitalità, ama le auto da corsa, non sente la fatica, e crede fermamente nella medicina - Quando eseguì sull'uomo il primo, sfortunato trapianto, ebbe molte critiche «Arriva sempre il momento in cui bisogna provare», dice - «Fra tre, cinque anni avremo superato le attuali difficoltà» - Ritiene che il fumo nuoccia al cuore più delle tensioni, « inevitabili nella vita umana » - Ha eseguito diecimila interventi, ma la clinica non gli dà alcuna percentuale (Dal nostro inviato speciale) Houston, luglio. Lo chiamano «Il tornado del Texas ». La mattina si alza verso le quattro e studia. Alle sei parcheggia l'automobile da corsa davanti al « Presbyterian Hospital ». Alle sette ispeziona le sale operatorie: su una grande lavagna sono indicati i nomi dei pazienti di turno e le caratteristiche dell'intervento. Nella « Dress Room », la segretaria ha preparato tre pantaloni e tre giubbotti di tela color verde chiaro: perché, ogni giorno, tre malati gli affidano la vita. Quando esce dal reparto chirurgico fa la doccia, si cambia, prende un caffè, detta lettere, va in giro per le corsie, conversa un attimo coi parenti che, silenziosi, attendono . sfogliando giornali, contemplando malinconici fiori di plastica, riceve qualche telefonata, trangugia una pappetta dall'aspetto indefinibile che contiene sali, vitamine e sostanze energetiche, poi rientra nella « Operating Suite», e una assistente gli porge il camice, i leggeri guanti di gomma, ci | sono due nuove radiografie appese ad una parete, l'anestesista dice: « Okey », dagli altoparlanti arrivano musichette gentili, il dottor De Bakey ordina: «Bisturi»; poi, sotto il piccolo seno di Rosalind Sally, di anni quindici, affiora una linea sottile, come un filo rosso. Io sto in un angolo e guardo Michael Ellis De Bakey che procede con sicurezza, raramente si sente la sua voce, ogni tanto aggiusta le lampade accecanti, ogni tanto cambia di posto, saremo in venti, trenta persone sotto la .cupola di « plexy-glas », ogni dieci minuti una infermiera conta i ferri e le garze, la faccia del celebre medico è tesa, segnata, la macchina che ossigena il sangue pompa regolarmente, su uno schermo fuggevoli segnali luminosi riproducono il palpitare del cuore di Rosalind, il cui volto è nascosto dai teli. Ieri ho conversato un poco con la ragazzina; Rosalind è graziosa, bionda, porta gli occhiali, e quando le chiedevo: « Che cosa senti, Rosalindt », diceva: « Sono sempre tanto stanca»; «Hai paura?» «No, ma forse domani sarò nervosa»; «Che cosa hai fatto questa, mattina? »; «Sono stata in chiesa, e ho pregato anche per lui»; e lui è il dottor De Bakey, il più famoso cardiochirurgo di America, diecimila casi in archivio, arrivano da tutte le part; due anni fa, in settantasette minuti, cambiò Un pezzo di arteria al duca di Windsor e lo sostituì con un tubo di dacron che ha funzionato alla perfezione. Bo conversato per qualche ora con De Bakey, negli intervalli fra una visita e una lezione, o era appena uscito dagli spogliatoi, l'ho visto una volta sola in abiti normali, con un fiocchetto a pallini e una giacca troppo lucida, mi ha parlato sempre del suo mestiere, appena qualche accenno a cose private, i figli che vede ogni tanto, un invito a pranzo da Johnson, doveva proprio andare a Washington; una, volta, mi confidò, aveva qualche passione, gli piaceva, ad esempio, far fotografie, ma adesso non gli è rimasta che la chirurgia, soltanto la chirurgia. Si capisce che l'ambizione, l'orgoglio di fare, di tentare strade nuove, sono più forti di ogni altro sentimento. Quando era appena laureato, sbalordiva per l'abilità anche i maestri, adesso la sua tecnica prodigiosa, la sua vitalità frenetica, colpiscono la fantasia della gente. Esce dalla clinica che è ormai tarda sera, cena quasi sempre con pochi cibi freddi che sono già pronti su un vassoio. Ed è il suo unico pasto, poi si chiude nello studio, e fino a mezzanotte legge riviste e pubblicazioni scientifiche. Ma non è disincantato o indifferente, non ha fatto l'abitudine al dolore, alla paura degli altri. Accarezzava una mano a Rosalind, le sorrideva, e mi spiegava che nel cuore della signorinetta il sangue ossigenato si mescolava con l'altro, e bisognava impedirlo, era necessario, diceva, mettere ordine nei ventricoli, ed eliminare una stenosi della polmonare, ma tutto sarebbe andato bene, e Rosalind ascoltava serena. Sono passate tre ore e mezzo e Miss Sally, sempre addormentata, viene posta su una barella e accompagnata nello stanzone delle cure Intensive. Luci attentiate, un senso di attesa; c'è una assistente che si occupa solo di lei, che fa scattare ogni mezz'ora Velettrocardio a grammo, misura la pressione e la febbre, segue la respirazione. Adesso De Bakey si è liberato degli indumenti insanguinati, si abbandona su una poltrona, gli servono una bevanda, parla lentamente. Si discute ancora la storia di De Rudder, l'uomo al quale ha inserito il primo cuore artificiale, e ha vissuto qualche giorno in stato di incoscienza poi è morto, e io gli dico che i suoi colleghi francesi l'hanno molto criticato, c'è chi lo accusa di poca carità, di uno smodato gusto dell'avventura. Il suo motorino, nell'infelice tentativo, è stato sconfitto. De Rudder ha fatto da cavia, ma per lui non c'era speranza, e il New York Times ha scritto: « Siamo ben lontani dal clima di ponderazione che impone la scienza, specialmente quando sono in gioco vite umane ». De Bakey non si scompone: aveva dichiarato ad un cronista: « Se ha funzionato per quarant'ore, andrà pure per quarant'anni, diventerà presto una realtà ». « Ognuno ha il diritto — scandisce — di avere le sue opinioni.' Non vedo però come si possa disapprovare un nuovo metodo semplicemente perché è nuovo. Con queste teorie si arresta il progresso. Arriva sempre un momento in cui bisogna tentare. Tutto ciò che facciamo oggi, nel campo della medicina, ha dovuto essere sperimentato una prima volta. Cosi la vaccinazione contro il vaiolo, l'antipolio, gli antibiotici. Un medico, ad un certo punto, ha dovuto prendere una decisione, e tentare la prova con una creatura umana ». «Se fosse stato nelle condizioni di De Rudder, si sarebbe fatto operare? ». « Sì, e da chiunque sia qualificato ad eseguire questi interventi, da uno specialista in malattie cardiovascolari, come ce ne sono anche in Europa, anche da voi. Io, al signor De Rudder, spiegai tutto, e fu lui che prese l'ultima decisione. Ne era entusiasta, e acconsenti di buon grado ». «Lei cosa fece, come si sentiva, prima dell'operazione? ». «Come al solito; ho lavorato nel mio ufficio ed ho sbrigato della corrispondenza. Il mio stato d'animo non cambia: sono sempre emozionato e preoccupato, come la prima volta che aprii un torace, anche se gli anni mi hanno dato una maggiore sicurezza: so che cosa mi posso aspettare, che cosa si può fare, prevedo le conseguenze. E' passato tanto tempo dalla prima volta che ho avuto in mano un cuore, e ricordo l'esaltazipne che mi prese quando tutto fu finito, avevo fatto il mio compito con scrupolo, e il malato stava bene ». Penso che, quando arriva a un convincimento profondo, non sia facile farlo deviare. Mi ha detto un suo collaboratore: «E' impaziente, esige la precisione. Ma è inflessibile anche con se stesso ». Ho chiesto: « Che cosa ha provato quando il signor De Rudder è morto?». «Un tremendo dispiacere, un senso di sconforto e di disappunto: eravamo convinti della riuscita, ma sono intervenuti fattori al di fuori del nostro controllo, e indipendenti dall'apparecchio, che ha mantenuto le promesse ». « Quando pensa che il trapianto del cuore diventerà un atto semplice, normale, e quali sono le difficoltà da vincere? ». « La coagulazione, la distruzione delle cellule per l'azione della pompa, e l'incompatibilità tra corpo umano e materie estranee. Ma si sono risolti problemi anche più difficili. Ci vorranno forse tre forse cinque anni, tutto dipende dalla celerità con cui procederanno le ricerche ». « Col suo cuore, dottor De Bakey, di quanto potrà essere prolungata la nostra vita? ». «Al momento non ne conosciamo il potenziale, non sappiamo tutte le circostanze e in quali condizioni potremo adoperarlo, l'abbiamo usato solo In casi disperati, su persone che non avevano possibilità di sopravvivere. Ci vorrà quindi del tempo per valutarne tutta l'importanza, ma ritengo che sia grande ». «Può dirmi come funziona questa macchina che rappresenta un antico sogno, e da quali premesse è partito per realizzarla? ». «Il mio cosiddetto cuore artificiale ha solo un impiego limitato, lavora come una qualsiasi pompa e spinge il sangue dal ventricolo sinistro all'aorta. La mia idea è che se si sostiene, se si aiuta il cuore malato per un certo periodo, guarisce automaticamente, e riprende poi il suo lavoro, e cosi quello ausiliario, che ha già sbrigato la sua funzione, può essere tolto. Ho fatto esperimenti prima sui porcellini e sui cani, poi siamo passati ai vitelli, considerato che si avvicinano di più alla conformazione dell'uomo, e la pompa agisce sempre nel senso da noi desiderato. Per arrivare a questi risultati si sono spesi due milioni di dollari ». « Dottor De Bakey, lei ritiene che il trapianto di organi possa cambiare la personalità umana? ». « Può avere una certa influenza: come la malattia, anche la guarigione determina mutamenti, ma positivi; un rene o un fegato in buone condizioni dovrebbero migliorare l'umore e la psicologia ». «Si potrà, con gli studi in corso, protrarre a limiti oggi non prevedibili il termine della nostra esistenza? ». «Non sappiamo come si verifica il processo dell'invecchiamento, che cosa sia. Varia da individuo a individuo ed è un elemento che limita la vita. Penso che, per quello che riguarda l'immediato futuro, dovremo ancora preoccuparci della senilità. Anche quando i problemi posti dal cuore e dal cancro saranno risolti, dovremo sventare altre minacce: non abbiamo ancora trovato un rimedio a quelle malattie comuni che sono gli incidenti d'auto». «Quali sono i fatti, o le abitudini, che incidono negativamente sul cuore? ». « Certamente il fumo. Non penso, invece, che la tensione, di per se stessa, sia un fattore importante, perché è parte essenziale della vita. Se non ci si fa sopraffare dalle sciocchezze, che vanno trascurate, la pressione diventa anzi uno stimolo ». Bussano alla porta, è il suo aiuto, un giovanotto di trentadue anni. Il terzo paziente della giornata è già sotto anestesia. Chiedo: «Cosa costa, dottore, farsi operare da lei? ». « Nulla, oppure quattrocentomila lire, oppure qualche migliaio di dollari ». Il dottor De Bakey vive col suo stipendio di professore alla Baylor University. Le sue percentuali vanno alla scuola di medicina. Esce per andare a sostituire una valvola mitralica: ha già eseguito questo intervento cinquecento volte. Ci sono nel mondo quasi ventimila persone che vivono da anni portandosi addosso un piccolo aggeggio di acciaio o di plastica, che mantiene accesi i battiti del cuore. Enzo Biagi Il professor Michael De Bakey, a sinistra, durante un difficile intervento all'ospedale di Houston (Telefoto) | iiiiMiinimimimmiiiiiimiiiiiimHimiiiniim^

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