Il giornale «beat» per i giovani d'oggi di Arrigo Benedetti

Il giornale «beat» per i giovani d'oggi CONTRO I GUSTI DEI PADRI, NUOVI MITI Il giornale «beat» per i giovani d'oggi « Chiunque in Italia può per una questione di opinioni calpestare impunemente Codice e Costituzione. D'altra parte protestate, protestate con noi, ma attenzione! Non passate dalla parte del torto e quindi agite come sempre avete fatto, nell'ambito della legge » trovo in un settimanale. « La Cina costituisce in campo politico mondiale, un grosso problema. Risolverlo positivamente o negativamente equivale a dare un corso nuovo alla storia. E' sperabile che per venire a capo dell'ingarbugliata matassa non si debba fare ricorso alle armi, come da più parti si teme x-, leggo in un altro settimanale. Né l'uno, né l'altro però sono organi sindacali o politici, come lascerebbe supporre il tono e il richiamo alla responsabilità. Le due citazioni hanno una fonte insolita: i giornali beat che cominciano ad avere successo in Italia. I temi variano. Si criticano le autorità, le si accusano d'essere parziali appéna si trovano . davanti un cittadino coi capell: lunghi. Felici d'essere incompresi, i giovani oltre ai loro locali, ai loro negozi, dispongono perfino d'organi di stampa, la cui diffusione impressiona gli editori tradizionali. Non vi si discute solo il trasferimento a Genova, per legittima suspicione, dell'Appello per il caso della Zanzara, ma si recensiscono libri, dischi, si forniscono elementi utili sul mercato giovanile delle chitarre, delle casacche. « Per 2900 lire (2700 per le socie) un mini-mini-vestito » leggo. Vengo a sapere che i modenesi dell'Equipe si riposeranno soltanto nel prossimo febbraio, che gli Animals sciolgono il loro sodalizio durato tre anni, per discordie musicali. Leggendo i settimanali beat, s'intravedono i lineamenti d'una gioventù che ha bruciato i pregiudizi dei padri, capace di ragionare e di dare prova d spirito pratico, e nello stesso tempo facile a un'estasi che la porta di là dal reale. In questo momento nell'ambiente editoriale italiano, incuriosito dal successo di questo nuovo tipo di giornalismo, ci si domanda se i compilatori del settimanale beat non s'ispirino alle pubblicazioni femminili. La stessa specializzazione e una uguale insistenza su un unico tema. Canzoni invece di vestiti. Finita la fase dei settimanali generici, i quali crearono nel vuoto spirituale del dopoguerra, i nuovi miti popolari — non più conquiste militari, ma favolosi personaggi: re principi, divi, amanti — si sa rebbe aperta l'epoca d'un giornalismo periodico specializzato. Accanto al settimanale politico, quello letterario o femmi nile. e ora, il- settimanale beat La specializzazione, nelle pubblicazioni giovanili, è inne gabile. Ci danno la cronaca d'un immenso paese dei baloc chi, dov e sempre domenica. A differenza dei settimanali fatti per le donne, però, non si precorrono i gusti e le manie, non s'impongono nuove mode. Il settimanale beat registra una misteriosa società mobile, e, in un certo senso, rivaluta quel l'attualità, così com'è intesa dai quotidiani, o come la intendevano i settimanali dell'imme diato dopoguerra. All'infuori dei dischi, non esiste, d'altronde, un'industria che lusinga i giovani coi suoi prodotti come avviene nelle pubblicazioni femminili; ma al contrario, un'industria che tenta, a suo rischio e con difficoltà, di capirne le più recenti inclinazioni. Il guadagno ha un largo margine data la vastità geografica del mercato, Un cinturone che smette des sere di moda nell'Italia setten trionale o a Roma, può per un lasso di tempo ristretto, trovare acquirenti altrove. Il giova nilismo ha certo aspetti incom prensibili, magari odiosi, specie quando lo praticano, da un lato, i dodicenni, dall'altro, trentenni; ma è pur sempre una manifestazione schietta, piena di imprevedibili sviluppi Nella società giovanile, tutto è provvisorio. Essa è un magma di esseri umani che non distinguono fra il pubblico e il privato, inclini come sono a smussare i caratteri individua- isspspmuPcstGvdczdgdpbnncammdcc i. Si tende a una uguaglianza sociale e sessuale, e nello stesso tempo ci s'abbandona al capriccio personale. Ci si conosce solo per nome, si è insieme protagonisti d'una vasta commedia e spettatori raccolti in una non meno estesa platea. Per i lettori del vecchio rotocalco, i re, le regine esistono ffettivamente ma stanno a sé su un palcoscenico ideale; mentre Caterina Caselli, Mina, Gianni Morandi, per la gioventù che frequenta i pipers e e altre balere sparse in tutta 'Italia, sono dei compagni. Il divismo e il cameratismo si confondono. Unica differenziazione, è quella economica: il divo guadagna e il pubblico giovanile, chissà con quali sarifici umilianti, nonostante il diffuso benessere, paga. Infine, non abbiamo più capitali privilegiate e sperduti borghi provinciali. Alcuni giorni fa, percorrevo in auto una trada appenninica quando ho notato sul muro d'una tabaccheria un cartello «tinto che annunziava l'arrivo d'una famosa cantante. « E' stata qui » m'hanno risposto i proprietari della tabaccheria appena, non credendo ai miei occhi, ho chiesto delucidazioni, e m'han¬ no mostrato il loro piccolo — fino a un certo punto — piper, aggiungendo che non funziona solo d'estate per i villeggianti, sostenuto anzi dalla clientela beat montanara delle valli vicine, in un giro di trenta chilometri. « E presto verrà anche il famoso X » hanno concluso. Una Parigi che col suo « Chez Maxim's», con la sua Pigalle ecciti l'immaginazione dei provinciali è ormai impensabile. La radio, la tv, i dischi portano l'universo nelle case di tutti, dando luogo a quel vasto mercato — l'unico di cui sia davvero tributaria la gioventù — al centro del quale stanno le case discografiche. Il divo, la diva non possono starsene negli ideali « grands hótels » in cui vissero isolati gli eroi del melodramma, del teatro e del cinema. Cedendo ai managers debbono sfruttare l'Italia, percorrendola tutta. Non c'è valle che non meriti d'essere visitata. E' la legge imposta da una specie di redditizio sport popolare, l'unico a cui (sia detto con una sia pur lieve ma linconia) gli italiani sanno darsi senza risparmio, con spon taneità. Arrigo Benedetti

Persone citate: Caterina Caselli, Gianni Morandi

Luoghi citati: Cina, Genova, Italia, Parigi, Roma