La sterlina, il dollaro e l'oro all'esame del mondo occidentale

La sterlina, il dollaro e l'oro all'esame del mondo occidentale I colloqui si sono Iniziati ieri all'Ala La sterlina, il dollaro e l'oro all'esame del mondo occidentale Riuniti i ministri finanziari e i governatori delle Banche centrali del «Club dei dieci» L'Italia è rappresentata da Colombo e da Carli - In discussione varie proposte per assicurare i mezzi di pagamento necessari allo sviluppo degli scambi internazionali (Nostro servizio particolare) L'Aia, 25 luglio. I ministri delle Finanze del cosiddetto « Club dei dieci » .— di cui fanno parte Italia, Germania, Francia, Olanda, Belgio, Stati Uniti, Gran Bretagna, Svezia, Canada e Giappone — sono riuniti da oggi all'Aia per una delle periodiche sessioni dedicate allo studio dei problemi monetari. Il nostro Paese è rappresentato dal ministro del Tesoro Emilio Colombo nonché dal governatore della Banca d'Italia Guido Carli. La riunione si è iniziata con l'esame dello stato di salute della sterlina inglese. Il cancelliere allo Scacchiere, Callagan, ha illustrato la posizione attuale della moneta britannica e le misure prese dal governo di Londra. Il ministro Colombo ha dichiarato che l'equilibrio della bilancia dei pagamenti del Regno Unito e il riassetto della sua economia, sono importanti per tutti gli altri Paesi. Le misure adottate da Londra, ha detto, rappresentano un atto organico e coraggioso. Abbiamo fiducia che l'opera intrapresa dia buoni risultati ■». I ministri hanno quindi affrontato il tema principale della riunione, quella riforma del « gold exchange standard », cioè del sistema che regola i pagamenti internazionali, di cui si discute nel mondo occidentale da almeno due anni. L'attuale sistema affianca all'oro le valute convertibili, in pratica dollaro e sterlina, per assicurare al commercio ed all'economia mondiali i mezzi necessari ai loro scambi. Tutto si basa e si giustifica sulla possibilità che hanno le banche centrali di convertire in oro i loro dollari, rivolgendosi al Tesoro americano, che è impegnato a pagarli al prezzo ufficiale di 35 dollari l'oncia di fino, circa 705 lire al grammo. Ma la posizione del dollaro non è più quella di una volta; le riserve americane d'oro sono scese in pochi anni da 20 a poco più di 13 miliardi di dollari, di cui solo una parte è disponibile per la conversione di dollari, il resto essendo per legge congelato a co¬ pertura della circolazione monetaria interna. Se tutte le Banche centrali estere si mettessero a fare come la Francia, che dall'inizio del 1965 converte regolarmente in oro i dollari che mensilmente affluiscono nelle sue casse, gli Stati Uniti non potrebbero far fronte ai loro impegni, e il dollaro dovrebbe dichiarare bancarotta. Le proposte che riflettono la posizione, più o meno ufficiale e soggetta a modifiche, dei vari paesi sono in sostanza tre. La Francia (quasi isolata in questo caso), è favorevole al ritorno al « gold standard », cioè all'oro come unico mezzo per regolare i pagamenti tra le banche centrali dei paesi occidentali, aumentandone adeguatamente il prezzo, fermo da trent'anni a 35 dollari l'oncia. In ogni caso, Parigi è contraria ad aumentare la liquidità inter¬ nazionale, a suo dire già « inflazionata » dal disavanzo americano della bilancia dei pagamenti. Gli altri Paesi europei propongono la creazione di una nuova unità di conto, sia pure ancorata all'oro e controllata con tutte le cautele possibili, per facilitare gli scambi internazionali, in continuo sviluppo e togliere al dollaro e alla sterlina quella posizione di privilegio che non sembra più giustificata. Gli Stati Uniti, infine, non sono contrari in linea di principio ad una nuova moneta, da affiancare agli altri mezzi di pagamento, ma vorrebbero esaminare innanzitutto le misure più opportune per risanare la loro bilancia dei pagamenti. In realtà Washington spera di riportare il dollaro alla solidità di un tempo (e conta per questo sulla stragrande potenza della sua economia) e di lasciare tutto allo statu quo, o quanto meno di discutere il problema della riforma monetaria da una posizione di maggior forza. In questa posizione di attesa, è probabile che agli Stati Uniti si affianchi la Gran Bretagna alle prese con. il dilemma: « svaluta zione o non svalutazione della sterlina ». Il governo laburista non perde occasione per smentire ogni proposito di svalutazione, ma ogni governo farebbe altrettanto, fino all'ultimo momento, anche se una svalutazione fosse già decisa per evitare speculazioni sulla moneta. A questo proposito, tutti gli esperti con cordano nel ritenere che, se la svalutazione avvenisse, nella misura massima prevedibile del 10 per cento, la sterlina continuerebbe ad avere la stessa posizione del passato. m. d.

Persone citate: Carli, Emilio Colombo, Guido Carli