Due proposte che non vanno d'accordo per la riforma dell'esame di maturità

Due proposte che non vanno d'accordo per la riforma dell'esame di maturità Como rimetterò in piedi la scuola italiana Due proposte che non vanno d'accordo per la riforma dell'esame di maturità Da una parte la tesi del ministro Gui, che vorrebbe limitare la prova di Stato alle materie «più caratterizzanti», dall'altra il suggerimento della Commissione d'indagine • Questa insiste sulla collegialità del giudizio e intenderebbe lasciare maggior libertà di scelta all'allievo E' abbastanza curioso che alcuni giornali abbiano presentato le proposte del ministro Gui in fatto di riforma degli esami di maturità e di abilitazione come-una attuazione dei suggerimenti della Commissione d'indagine sulla scuola italiana. Di comune alle due impostazioni c'è in realtà una cosa sola: la soppressione della sessione autunnale. Per il resto, a quanto si può giudicare da sommarie dichiarazioni alla televisione non integrate per ora da alcun documento ufficiale o ufficioso, non c'è dubbio che le intenzioni espresse dal ministro contrastano con quelle espresse a suo tempo dalla Commissione nel modo più totale. Il ministro propone infatti di limitare il vero e proprio esame di Stato, effettuato davanti a una commissione con membri estranei alla scuola, alle materie « più caratterizzanti, che hanno maggiore importanza per la conclusione del corso degli studi ». Un esame in tutte le materie verrebbe invece effettuato in precedenza a cura della scuola e ad opera degli insegnanti di classe. La Commissione d'indagine aveva invece proposto di « introdurre in tali esami il criterio della opzionalità di talune prove (fermo restando l'obbligo per tutti di sostenere le prove nel gruppo delle materie fondamentali) meglio rispondenti alla preparazione e alle attitudini di ciascuno ». Aveva poi insistito sul criterio della «collegialità dell'esame e del giudizio ». Di un pre-esame generale da effettuarsi a cura della scuola non aveva parlato affatto. Il contrasto fra le due posizioni non potrebbe essere più netto. La proposta della Commissione tendeva a ridurre la meccanica unifor^ mità dell'accertamento e a valorizzare l'elemento di scelta personale a integrazione della scelta già compiuta optando per una scuola piuttosto che per un'altra. Se s'insegna una materia in una scuola vuol dire che le si attribuiscono capacità formative di cui è giusto che l'allievo possa, volendolo, dimostrare di aver profittato. La proposta Gui divide invece le materie in importanti e non importanti (il termine « caratterizzante » non potrà in pratica essere interpretato altrimenti). E le non importanti saranno insegnate alla meno peggio, per dedicare maggior tempo e maggiori cure a quelle su cui verterà l'esame di Stato. Se c'è il rischio che ciò si verifichi in tutte le scuole, c'è la quasi certezza che si avveri in una maggioranza di scuole private. Con quale vantaggio per una formazione piena ed equilibrata del giovane, lo si può immaginare. Ma è poi possibile distinguere le materie importanti o « caratterizzanti » dalle non importanti? Forse sì, ma nella misura in cui si adotti un criterio di stretto e gretto professionalismo. Un ragioniere può scrivere male e ignorare la storia. Un maturato « classico » può ignorare la biologia e la fisica. A condizioH ne però che questi si dedichi in seguito solo alla più miope filologia, e che quello mai più esorbiti da circoscritte mansioni contabili. Altrimenti un giudizio di maturità non può prescindere da una molteplicità di elementi sicuramente accertati, e si noti che un certo giudizio di maturità è pre sente anche nelle abilitazioni, che infatti ammettono in misura crescente ai corsi universitari. Una tale molteplicità di elementi è d'altronde indispensabile a un giudizio seriamente « collegiale », tanto più trattan dosi di un giudizio senza appello, a causa della sop pressione della sessione au tunnale. La soppressione della seconda sessione di esami è prospettiva tutt'altro che pacifica, tant'è vero che un buon numero di seri uomini di scuola vi si oppongono strenuamente. Personalmen te penso che essi abbiano torto, soprattutto se si considerano lo snellimento or ganizzativo che ne verrebbe (del risparmio di spesa non voglio parlare in questa se de), e più ancora la possi-, bilità così offerta di « organizzare un calendario scolastico più organico, con inizio tempestivo e opportuni intervalli fra i tre trimestri costituenti l'anno scolastico », sempre secondo gli auspici della Commissione d'indagine. Ma una commissione d'esame di Stato chiamata a giudicare in una sola sessione deve avere opportunità maggiori, non minori, di saggiare direttamente per ogni verso la personalità culturale del candidato. Certo anche la scuola di provenienza deve poter fornire il suo serio apporto a tale giudizio, ma non già tramite un doppione anticipato e quantitativamente più esteso dello stesso tipo di accertamento che la commissione è chiamata ad effettuare, bensì con quegli elementi specifici che essa sola può fornire. Già ora le norme in vigore prescrivono la compilazione di relazioni sull'attività didattica svolta e dei profili analitici di ciascun candidato. Si potrebbe giungere, seguendo l'esempio delle innovazioni apportate da qualche anno al baccalauréat francese, a veri e propri dossiers, contenenti elaborati, documenti e giudizi relativi alla vita scolastica di ciascun candidato nei due o tre anni precedenti. L'importante è tener feuno il criterio che un esame di un certo tipo, cioè a carattere trasversale o sincronico, lo si integra utilmente con elementi a carattere longitudinale o diacronico, e non già con elementi dello stesso tipo e di poco anteriori. Anche considerando il problema nella più ampia prospettiva temporale, e prevedendo nel corso degli studi secondari efficaci e continuativi interventi di servizi di orientamento, largo impiego di strumenti oggettivi per l'accertamento del profitto, più ampi e articolati giudizi degli stessi consigli di classe al termine di ogni anno scolastico, sarà sempre l'accurato esame di una cartella personale in tal modo arricchita ciò che potrà dare le migliori garanzie di un giudizio più fondato e sicuro da parte della commissione esaminatrice. Gli errori di valutazione per shock da esame potranno allora scomparire, soprattutto se il numero delle prove scritte sarà ampliato anziché ridotto (giacché è noto che queste non provocano stati ansiogeni così acuti come quelle orali). Ripetere invece due volte a breve distanza una prova del tipo di quella di maturità rischia di produrre una vera psicosi d'esame, sia pure con connotazioni diverse nei diversi soggetti. Per alcuni si ripeterà, aggravandosi, un'analoga esperienza fragrante, per altri vi sarà forse un capovolgimento di situazioni: all'atmosfera familiare e stimolante del primo esame sottentrerà un gelido senso di estraneità nel secondo, con imprevedibili effetti paralizzanti. Il dichiarato intento della proposta del ministro Gui è di conciliare le tesi dei sostenitori dell'insegnante di classe come unico « giudice naturale » dei suoi allievi con le esigenze, sancite dal la Costituzione, dell'esame di Stato a conclusione o all'inizio di ì ciascun corso di studi. Ma la strada alternativa cui si è accennato dà agli insegnanti di classe possibilità ben più ampie e articolate di valorizzare il loro motivato giudizio, non come concorrenti,, ma come reali e insostituibili collaboratori delle commissioni di esame. Aldo Visalberghi

Persone citate: Aldo Visalberghi, Gui

Luoghi citati: Como