Abbiamo la Cassazione più affollata Ma è sempre in ritardo nel lavoro di Gigi Ghirotti

Abbiamo la Cassazione più affollata Ma è sempre in ritardo nel lavoro Imi media riceve circa. 30.000 ssem%tom%xe l'anno Abbiamo la Cassazione più affollata Ma è sempre in ritardo nel lavoro La compongono 32 presidenti di sezione, 248 consiglieri, 50 applicati, una quarantina di P.M. - Tuttavia deve sbrigare una mole immensa di cause, perché in Italia tutti vogliono ricorrere, anche per una semplice contravvenzione, nella certezza che nel frattempo arriverà una provvida amnistia - Viene accusata di vedere il mondo un po' all'antica: forse perché i magistrati vi arrivano dopo una annosa esperienza di giudici (Dal nostro inviato speciale) Roma, 19 luglio. Due avvocati m attesa di entrare in aula davanti alla Corte di Cassazione mi dicono d'essere avversari nella causa che incomincerà fra pochi minuti. Mi dice quello dei due che sarà il difensore: « Mi sto convincendo che il mio avversario - di parte civile ha ragione lui. Perciò, vede? Vado in aula abbastanza tranquillo. E' facile che la Corte dia ragione a me! ». Sarà una battuta di spirito, ma ha il sapore amaro d'una verità. La Suprema Corte è un corpo di tipo senatoriale in cui si concentrano sapienza giuridica, collaudata esperienza, virtù morali ineccepibili. Le sue sentenze fanno testo. Per norma e regola di magistrati e di avvocati, la Corte dispone di un ufficio speciale, il Massimario, che estrae da ogni decisione dei giudici supremi i principi (« massime >) che vi vengono affermati. Ogni sentenza prima d'essere stesa in forma definitiva passa al Massimario per un controllo preventivo, affinché non s'abbia a dare qualche contrasto fra quel che la Cassazione decise ieri e quel che sta per decidere oggi. Si tratta d'un lavoro di manutenzione della giurisprudenza e tuttavia non mancano le sorprese, soprattutto generate dalla fretta. La Corte lavora senza requie: nel 1963 fu investita da 30 mila ricorsi, nel 1964 la marea calò alla cifra di 24 mila, ma risali a 28 mila l'anno dopo e quest'anno sembra che i ricorrenti abbiano ripreso l'avanzata verso la Corte di Cassazione con il brio dei tempi migliori. Non esiste cittadino, colpito da multa o da ergastolo, o, in qualche modo, da decisione sfavorevole da parte del giudice di merito, che non volga lo sguardo implorante verso la Corte eccellentissima, per averne l'ultima parola. E se pure gliene mancasse la voglia, meccanismo della legge lo incoraggia a ricorrere, poiché ti ricorso ha 11 potere di bloccare l'esecuzione delle condanne penali, salvo 11 caso in cui il condannato non sia già nelle cure del carceriere. « Centinaia di miei clienti — mi dice un avvocato — si sono risparmiati la prigione in virtù d'un ricorso». « Complimenti, si vede che i ricorsi sono stati accolti! ». « Neanche per sogno! Erano, per lo più, senza fondamento, lo riconosco io per primo. Ma nel nostro paese, dove condoni e amnistie si succedono a ritmo cosi frequente, c'è sempre la possibilità, con il ricorso in Cassazione, d'aspettare il prossimo provvedimento di clemenza ». Abbiamo così una Corte Suprema, naufraga di ricorsi molte volte sfacciatamente capziosi o infondati. Cambiare la legge sembra utopia, con un Parlamento composto in gran parte di avvocati. E, d'altro canto, neppure la Cassazione sopporterebbe di veder limitata la propria sfera d'influenza, interessata com'è a distendere sull'universo delle toghe l'autorità del proprio insegnamento. Dal basso si odono voci di impazienza. Nell'ultimo congresso dell'Associazione dei magistrati (formata in gran parte di giudici « di merito ») fu votata una mozione che protestava contro « l'imposizione a tutti i giudici da parte di una oligarchia giudiziaria di orientamenti particolaristici ». Per tutta risposta, l'Unione dei magistrati (formata in gran parte di alti gradi) definì « aberranti » le conclusioni di quel congresso. Ma di che « imposizioni », di che « orientamenti » si parla? Possiamo citarne qualcuno: da qualche tempo, la Corte di Cassazione sentenzia in modo difforme dal pubblico ministero. Quando il pubblico accusatore sostiene che le norme sull'istruttoria sommarla non sono valide perché incostituzionali, la Cassazione, invece, dice che van benissimo. La Corte Costituzionale Insiste, dice che le norme che non prevedono le garanzie per l'imputato fin dall'istruttoria sono illegittime; il pubblico ministero è d'accordo e sostiene che tutti i processi in questione siano da rifarsi, dall'epoca in cui s'infilò la strada sbagliata. La Cassazione? Sentenzia il contrario: la norma ha valore solo da questo momento, e non da allora (« ex tunc»). Anche nel caso della «Zanzara» la Corte di Cassazione s'è trovata a destra rispetto all'organo istituzional mente e per vocazione stabi lizzatosi sulla destra del sistema penale italiano, il pubblico ministero. Il procuratore gene rale, Enrico Poggi, chiedeva che l'appello per il famoso «caso» fosse fatto a Milano; la Corte ha deliberato: si fac eia a Genova. Va detto, inoltre, che l'ege monia della Corte Suprema non si limita ai dettati Inter pretativi della norma; ma, an zi, if distende con autorità su tutto l'ordinamento giudiziario, perché giudici di Cassazione siedono nelle commissioni per le nomine, i trasferimenti, i provvedimenti disciplinari che riguardano i giudici; siedono, con voto schiacciantemente maggioritario', nel Consiglio Superiore della Magistratura, che detiene le leve del potere sul mondo giudiziario italiano. Affannosamente i supremi giudici confermano, rigettano, cassano (con o senza rinvio): otto, dieci, dodici e anche più decisioni per seduta. Però, a fine d'anno, il bilancio del lavoro svolto è sempre inferiore a quello che rimane da svolgere. E non perché gli organici siano poveri: abbiamo la Cassazione più affollata del mondo: trentadue presidenti di sezione, 248 consiglieri, una cinquantina di «applicati»; e, nell'ala requirente, una quarantina di sostituti, più altri venti magistrati di rincalzo. Nei prossimi mesi, centocinquanta nuovi magistrati saliranno i gradini della Cassazione, ma quasi altrettanti ne discenderanno per aver maturato i «limiti d'età» (70 anni). Una delle caratteristiche di questo corpo giudiziario è la sua lunga e laboriosa stagionatura culturale e biologica: si sale in Corte Suprema dopo almeno ventidue o ventitré anni trascorsi nelle Preture, nei Tribunali, nelle Corti d'appello. Questo in teoria. In realtà, poiché la chiamata all'alto scranno avviene per una sorta di cooptazione che tiene conto dell'anzianità e del merito, la età media dei consiglieri è superiore ai sessant'anni. Un alto magistrato, Luigi Giannantonio, che due anni fa attinse a celebrità per le sue Iniziative contro Felice Ippolito e che oggi siede ài vertice dell'ordinamento giudiziario, come « presidente aggiunto », confessò in un'intervista il suo rimpianto per la vecchia, cara Italia dell'età giolittiana, ligia alle tradizioni dei padri, schiva di scandali e con una scuola che di certo parlava latino e greco, ma non si sarebbe sognata mai di affrontile i temi dell'educazione sessuale. Quest'Italia è sicuramente il sogno e il patrimonio morale della centuria di galantuomini assisi in Corte di Cassazione. Perciò le sentenze della Cassazione hanno spesso l'aria di volere riportare indietro le lancette dell'orologio, ad un tempo felice, ad un'Italia che non conosceva il male della vita. Un'Italia, ci rincresce, che non c'è mai stata. Gigi Ghirotti

Persone citate: Enrico Poggi, Felice Ippolito, Luigi Giannantonio

Luoghi citati: Genova, Italia, Milano, Roma