II nostalgico canto d'una gioventù ribelle di Arrigo Benedetti

II nostalgico canto d'una gioventù ribelle «« Ma che colpa abbiamo noi? II nostalgico canto d'una gioventù ribelle La notte scende su di loro, piove, la gente non sorride più, un vecchio mondo gli sta crollando addosso... Il cantante, forse il più bravo dei quattro, a questo punto domanda, con un a solo accorato: ... che colpa abbiamo noi... E presume di chiarire lo stato d'animo d'una gioventù ribelle e insieme desiderosa di . comprensione, aggiungendo: Sarà uva bella società Fondata sulla libertà - Vero spiegateci perché - Se non la pensiamo come voi - Ci disprezzate, come mai . Ma che colpa abbiamo noi... L'uomo non più giovane, anzi in su con gli anni, nato e cresciuto nell'età del jazz e quindi musicalmente scaltro, accoglie quasi senza accorgersene il fraseggiare melodico e ritmico di una delle canzoni più fortunate dell'anno. Se la ritrova negli orecchi, magari la canticchia, avvertendo non solo la grazia espressa dai quattro cantanti, i celeberrimi Rokes — inglesi trapiantati in un'Italia che gli ha concesso notorietà e magari ricchezza, e che in cambio ci hanno portato gli echi d'una indiscussa musicalità —, ma anche/) certi sottintesi, diciamo cosi, morali. I non più giovani, infatti, sebbene si considerino al riparo dalle effusioni sentimentali da cui, in questo momento, l'Europa occidentale è inondata, ormai sono costretti ad assorbire musica giovanile dalla mattina alla sera. La si riceve mentre si guida l'automobile con la radio accesa, non si smette d'accoglierla al ristorante, al caffè, in casa. Un'onda melodica penetra nell'intimità della camera da letto. Le stagioni balneari sono avvolte da una musicalità che sembra avere la consistenza di una nebbia, e non ci si salva neanche rifugiandosi in campagna. Le armonie accorate dei Rokes, dei Beatles, dei Normanni, degli Sparvieri e dei Gufi penetrano le valli, le risalgono fino ai pascoli montani dove il custode d'armenti si muove avendo agganciato alla cintura un transistor. I pensosi quesiti che la musica giovanile ama porre agli ascoltatori ci arrivano resi persuasivi da musiche che non hanno più il vigore ritmico del jazz della no stra giovinezza, e che melodicamente stimolano sentimenti sopiti. Per lo più, si tratta di modulazioni ottenute con gli strumenti a corda, le quali ricordano gli accenti di musiche nobili; per esempio, sempre più spesso, quelle della musica barocca. Non trascurabile è infatti l'ambizione culturalisrica di cantanti e musicisti di solito considerati rozzi La contaminazione fra musica jazz, afro-cubana, e cadenze seicentesche lasciano indovinare gusti sofisticati e abilità tecniche indubbie. Ne deriva tuttavia un sospetto di sentimentalismo e di disperazione compiaciuti, un insieme di violenza e di tenerezza. Cheryl's go'm', canzone che i Rokes, in questo momento, diffondono nell'Italia intiera attraverso la radio, la tv, i dischi ha un successo che si spiega forse proprio con l'insistenza su una specie di complesso di colpa. Che colpa abbiamo noi... Che colpa abbiamo noi... Non si tratta d'un occasionale lamento, e sbaglierebbe chi giudicasse la musica giovanile priva d'un sincero sentimento e d'una sua morale. No nostante ciò, dobbiamo difenderci dalla suggestione che da essa promana e spiegare ai giovani di quale inganno prospettico rischiano di essere vittime. E| vero, il vecchio mondo sussiste, coi suoi fastidiosi pregiudizi. Certe manifestazioni di intolleranza (per esempio, le vio lenze tentate contro i giovani coi capelli lunghi) lo provano, ma non sono, questi, tempi di crolli. La società che i giovani rifiutano offre lo spettacolo d'una relativa stabilità. Il benessere che ne deriva coinvolge tutti, comprese le generazioni più giova ni, le quali non inciampano negli ostacoli politici, economici o spirituali coi quali gli anziani di oggi dovettero in gioventù fare i conti. E' curioso: circa ventitré anni fa, quando il vecchio mondo crollò davvero, anche i giovani che andarono a raccogliersi nei boschi per organizzare la loro resistenza alla decrepita società, si lasciarono crescere i capelli, e, quasi, da quelle zazzere, veniva un senso di ribellione autentica e di forza, Allora si che il vecchio mondo cascava addosso a ragazzi biso gnosi di tutto, incuranti tuttavia dei propri bisogni, ed espo sti al rischio. Non erano gionù adatti al compatimento sentimentale di sé. La visione delle rovine, delle infamie suscitava l'ira. E non era proprio il caso di domandare la comprensione di quelli anziani che non capissero le ragioni d'una improvvisa rivolta. Forse, svaniva addirittura lo pseudo concetto di generazione; gli uomini erano selezionati solo dalle passio ni o dall'indifferenza. Certo, il vecchio mondo è ancora davanti agli occhi nostri e la visione che offre è giusto infastidisca i più giovani. Non si dimentichi però che il vecchio e il nuovo coesistono sempre nella storia, perfino quando si danno quei generali rinnovamenti che vent'anni fa stupirono e di cui oggi godiamo i frutti economici e spirituali. Differenze tra il passato e il presente tuttavia esisteranno sempre e sarà in eterno opportuno dargli risalto. D'altra parte, se lo sviluppo storico talvolta è rapido, quasi precipitoso, talaltra lento, neanche la lentezza rende plausibile che i giovani debbano rassegnarsi a essere uguali ai vecchi e non a tentare d'imporre quella porzione di originalità che essi portano in sé. Stiano attenti però i poe¬ ti dello yè-yè. Non è affatto disprezzabile la « bella società » fondata sulla « libertà », come dice con una punta di qualunquismo l'autore di « Che colpa abbiamo noi ». La libera società uscita dalla guerra favorisce l'affermazione di idee originali, garantisce che ognuno viva come gli pare e non ostacola affatto i mostruosi divertimenti collettivi di cui, che so, il Cantagiro è stata una delle ultime manifestazioni. I giovani hanno mille strade aperte: possono studiare, distrarsi, aspirare alla gloria dell'arte e della scienza o a quella del juke-box che, talvolta, dà perfino, insieme all'effimera notorietà, la sostanziale ricchezza. Arrigo Benedetti L'attrice Virna Lisi è accusata di « spettacolo immorale » per alcune scene audaci del film « Le bambole * in cui appare accanto all'attore Nino Manfredi (Telef.)

Persone citate: Nino Manfredi, Virna Lisi

Luoghi citati: Europa, Italia