Diritti dei cacciatori e difesa della natura

Diritti dei cacciatori e difesa della natura IMO IVI SEMPRE PREVALE IL BUON SENSO Diritti dei cacciatori e difesa della natura In Italia non si protegge abbastanza la selvaggina di passo, che in tutto il mondo (meno Egitto e Turchia) è considerata un «bene internazionale» - Ora una proposta di legge chiede che sul promontorio di Portofino sia permesso cacciare gli uccèlli migratori: i danni sarebbero incalcolabili Uno fra i più moderati e competenti fra coloro che dirigono la Federazione Italiana della Caccia ammoni■ sce che i cacciatori sono circa un milione e che perciò meritano rispetto e ritengono doveroso di accogliere i loro desideri. Se i cacciatori sono un milione, vuol dire che 49 milioni di italiani non sono cacciatori, dimezziamo questa cifra, anzi riduciamola ad un solo terzo, per eliminare i bambini, i ragazzi, ì vecchi, insomma tutte le persone che per una ragione o per l'altra non possono esercitare lo sport venatorio. Restano circa 16 milioni di italiani, i quali vorrebbero che i signori cacciatori tenessero conto dei loro desideri, che possono essere vari, ma tutti in senso protettivo nei confronti della selvaggina. Che cosa chiedono i non cacciatori? In primo luogo desiderano di poter leggere tranquillamente ùn giornale in un boschetto, ascoltando con piacere il canto di un merlo e desiderando di non sentire sulla propria testa la caduta dei pallini, lanciati contro il povero merlo cantore. Altri desiderano, in una passeggiata in campagna, godersi il volo dell'upupa o quello di un branco di cardellini dai variopinti colori. Vi sono poi tutti coloro che hanno un'idea precisa dell'equilibrio che deve essere conservato nella natura, anche nell'interesse degli stessi cacciatori, e che desiderano che la selvaggina riceva un certo rispetto. Quale selvaggina? La nostra legge sulla caccia, che si intitola « Legge per la protezione della selvaggina e l'esercizio della caccia», offre alcune curiose disposizioni, per le quali sembra che debba essere particolarmente protetta quella sei vaggina stanziale che ha, oltre al valore sportivo, un valore economico quale la lepre, il fagiano, la. starna, la pernice e, sui monti, qual siasi specie di Tetraonidi. La particolare protezione accordata dalla legge del 1923 a questa selvaggina derivava da un interesse puramente riservistico. La selvaggina stanziale e specialmente il fagiano si alleva allo stato libero nelle riserve ed i grandi riservisti della Toscana e del Lazio non gradivano che le uova dei loro fagiani e delle starne nidificanti in riserva venie aero raccolte dai contadini e fatte schiudere, per vendere poi ai riservisti stessi il prodotto di ciò che questi ultimi consideravano una appropriazione indebita. Di qui la particolare protezione accordata alla selvaggina cosiddetta « protetta », in una legge destinata a proteggere tutta la selvaggina. Ma chi non sa che oggi la selvaggina protetta non ha più bisogno di una qual' siasi protezione perché basta riprodurla artificialmente, anche fuori stagione, me< diante l'allungamento del la giornata, a mezzo di lampade elettriche? Chi non sa che oggi uova di fagiani e starne, ottenute in voliera, vengono incubate a macchina, che ì piccoli vengono allevati artificialmente con mangimi appositamente studiati e preparati da te cnici specialisti e che alla apertura della caccia tutta questa selvaggina, nata fuo ri stagione, viene venduta a chi la desidera e lanciata a poca distanza dai fucili dei cacciatori ? Tutta questa selvaggina ha oggi scarsissima importanza, dal punto di vista della protezione: è una selvaggina prodotta artificialmente, la cui càccia potrebbe < ssere regolata localmente dalle Provincie, dai Comuni o dalle Associazioni dei Cacciatori. La vera selvaggina oggi è quella migratoria, che è considerata in tutto il mondo, ad eccezione del Mezzogiorno d'Italia, dell'Egitto e della Turchia, come un bene internazionale, che deve essere regolato dallo Stato. Ed ecco che quando lo Stato, con provvida dispo sizione, vieta le cacce primaverili, quelle cacce che uccidono gli uccelli in amo re, mentre fanno il nido o depongono le uova, i cac ciatori insorgono e, trova to un gruppo di deputati ltszl che minaccia una crisetta, ottengono dal governo il ritiro di un provvedimento degno di encomio, che incontra l'approvazione di quei 16 milioni di italiani che si contrappongono al milione di cacciatori che vogliono le cacce primaverili. Ma che milione! La grande maggioranza dei cacciatori è ben pensante e non vuole e cacòe primaverili e vuoe un'equa protezione degli uccelli migratori. Dopo la rivolta dei meridionali contro ogni limitazione delle cacce primaverili nelle loro Provincie, sorge adesso, in dimostrazione armata, l'esercito dei iguri che vogliono prendere d'assalto il promontorio di Portofino, per cacciare la <i M111 ! 1 ! M M E i ) M111 [ 11 ! il 11M ! 11 li 1 ri M11111M ] 11M selvaggina migratoria. Questi estremisti hanno trovato naturalmente un appoggio in parecchi deputati liguri, i quali hanno'presentato proposte di legge per ottenere di cacciare da postazioni di affilo del monte « limitatamente alla selvaggina di passo ». (Ma dove sta la selvaggina stanziale a Portofino?). Le proposte hanno ottenuto firme di parlamentari, tratti evidentemente in errore, che si sono sempre dimostrati favorevoli ad ogni sorta di protezione. Il promontorio di Portofino, tutelato da una legge speciale, funziona praticamente come un parco nazionale. Non sarà mai abbastanza ripetuto che una delle prime caratteristiche di un parco nazionale è che la caccia deve esservi totalmente vietata. La Liguria è diventata un bastione di cemento armato, nel quale pochissime sono le località che possono offrire asilo ai migratori e fra queste Portofino è la principale. Portofino ha una funzione biologica di carattere internazionale. Aprire questo territorio alla caccia sarebbe un affronto alla intera Europa: ed abbiamo fiducia che il Parlamento non accoglierà la pretesa di poche migliaia di cacciatori liguri che si oppongono ai legittimi desideri di circa 16 milioni di italiani. Alessandro Ghigì

Persone citate: Alessandro Ghigì