Saliti a due i morti nella sciagura della funivia precipitata sul ghiacciaio

Saliti a due i morti nella sciagura della funivia precipitata sul ghiacciaio Si aggraffa il bilancio dei dramma sul Monta Bianco Saliti a due i morti nella sciagura della funivia precipitata sul ghiacciaio Ieri pomerìggio è spirata a Chamonix anche la sessantenne Olga Ambrositch, una slava naturalizzata tedesca Abitava a Darmstadt, città d'orìgine dell'altra vittima deceduta domenica - Sempre grave il farmacista romano colpito alla testa da una fune - Accertato che l'incidente è stato provocato dalla rottura di un perno (costruito a Torino) del pilone aereo - Esami in laboratòrio per stabilire la consistenza del materiale impiegato (Val nostro inviato speciale) Chamonix, 11 luglio. All'ospedale di Chamonix è morta nel pomeriggio una altra vittima della sciagura della funivia dei ghiacciai. Si chiamava Olga Ambrositch, aveva sessant'anni; di origine slava, era naturalizzata tedesca ed abitava a Darmstadt, in Germania, la stessa città in cui era nato Richard Kleinschnitz, morto ieri a ventiquattr'ore dalla sciagura. . Era in una delle tre cabine precipitate sul ghiacciaio per trenta metri. Faceva parte d'un gruppo di otto tedeschi che si erano incontrati all'Aiguille du Midi e che avevano deciso di unirsi per compiere la traversata dei ghiacciai divisi in due gruppi di quattro. Olga Ambrositch. aveva scelto quella cabina dove avevano preso posto i coniugi Kleinschnitz, anche perché erano di già amatati. La cabina, che porta il n. 24, è quella che ha avuto i maggiori danni precipitando sul ghiacciaio. Salgono così a due i morti della sciagura di sabato sul Monte Bianco. All'ospedale di Chamonix le condizioni degli altri dodici ricoverati vengono definite dai medfci stazionarie. U primario dell'ospedale civile, dott. Christen, tiene sotto controllo i più gravi. Tra questi vi è il dott. Vitaliano Caiello, il farmacista trentottenne romano colpito alla testa da un cavo della funivia mentre con la moglie si dirigeva a piedi ai campi di sci della scuola del Monte Bianco, Egli ha riportato una profonda frattura alla testa e viene tenuto costantemente sotto la tenda a ossigeno, mentre gli vengono praticate continue fleboclisi. Net tamente migliorate invece le condizioni dei tre fratellini Kieny, i figli del chirurgo di Strasburgo, che hanno avuto la sorpresa di essere visitati dalla « maglia gialla » Aimar prima che il « Tour de France » lasciasse Chamonix. In ospedale, in una altra camera, sono anche il papà e la mamma, che invece ne avranno ancora per un mese. Per gli altri degenti, tutti tedeschi, tra cui la moglie di Richard Kleinschnitz, deceduto ieri, i medici mantengono la prognosi. Non si è potuto tenere a lungo nascosta alla signora Kleinschnitz la morte del marito, e nella tarda mattinata ha provveduto a comunicarle la triste notizia il cappellano dell'ospedale, avvalendosi d'un interprete. La signora Kate è scoppiata in pianto. Nettamente migliorate le condizioni dei tre fratelli Bordone, ricoverati all'ospedale di Aosta. Entro qualche giorno dovrebbero essere dimessi Pietro e Giuseppe; per Ugo la degenza sarà un po' più lunga, soffrendo anche dell'incrinatura della settima vertebra. Come si sa, i tre fratelli Bordone, che sono originari di Mezzanico di Blevio, in provincia di Como, e ch'erano in villeggiatura in un accantonamento di Courmayeur, occupavano una cabina che stava entrando nella stazione funiviaria della Punta Helbronner quando avvenne l'inciderte. Sul versante francese prosegue l'inchiesta sulla sciagura. La commissione, che comprende tra gli altri un giudice del tribunale e l'ingegnere capo dei Ponts et Chausaées dell'Alta Savoia, (ente di cui fa parte anche la corrispondente francese della nostra Motorizzazione civile), ha recuperato già ieri interamente nei suoi due pezzi il perno della « scarpa » che si è tranciato di netto e che ha provocato la caduta delle funi e lo schianto delle tre cabine sul ghiacciaio del Dente del Gigante. E' questo un perno della lunghezza di quindici centi metri e del diametro di do dici fatto in acciaio speda le di qualità T.P.R. dalla S.p;A. Agudio di Torino, che ha anche realizzato tutto l'apparato delle « scarpe » e del pilone centrale su progetto dell'ing. Zignoli, del Politecnico di Torino. Quel perno che reggeva una delle due « scarpe », :r.' ~ks™°°Sstato costruito per sopportare una trazione da 700 a 800 tonnellate. Dal 1959, data dell'entrata in funzione dell'impianto, al massimo era stato sottoposto allo sforzo d'un centinaio di tonnellate. Due fatti hanno attirato l'attenzione dei tecnici: primo, l'aspetto della rottura. « Risulta così netta, tale da somigliare a quella d'un salame tagliato a macchina da un salumiere», ha detto qualcuno facendo un paragone comprensibilissimo. La seconda constatazione è che l'involucro di bachelite nel quale era contenuto il perno per difenderlo dagli sbalzi di temperatura è perfettamente sano; vogliamo dire che non presenta nessun rigonfio, nessuna scalfittura, é che tanto meno è squamoso. Secondo i tecnici quindi' non vi sarebbe stato alcun attrito. Non si esclude, quindi, che possa trattarsi d'un difetto del metallo, ed è per questa ragione che è stato messo a disposizione dell'autorità giudiziaria affinché sia inviato a un laboratorio dove sarà sottoposto a un attentissimo esame. Il mistero è come questo perno abbia potuto resistere, se veramente difettoso, fino ad ora, e come abbia potuto sfuggire agli innumerevoli controlli cui è sottoposto ogni anno l'impianto della funivia dei ghiacciai. Ogni anno infatti una ditta specializzata procede ad un esame magnetoscopico e sistematico di tutti gli organi più delicati, dai cavi ai supporti. Una vera radioscopia alla quale nulla può sfuggire. Per tutto il giorno sul Monte Bianco si sono alternate schiarite a scrosci di pioggia di carattere temporalesco accompagnati da nevicate. Tuttavia gli operai della « Compagnie Téléphérique Vallèe Bianche », saliti di buon mattino sul ghiacciaio del Dente del Gigante, hanno lavorato per ultimare il recupero dei cavi abbattutisi sulla neve. Per il momento vengono issati su dei cavalietti affinché non siano ricoperti da improvvise precipitazioni a carattere nevoso, possibili in quella zona, ad oltre 3200 metri di altitudine, anche in pieno luglio. Quando le condizioni lo permetteranno, i cavi verranno, nuovamente tirati e si prowederà ad installarli al loro posto. « Se il tempo lo permetterà — ci ha detto ancora oggi l'ing. De Francisco — ci vorranno una ventina di giorni per rimettere tutto a posto. Ma, come è giù sto, è in corso un'inchiesta, e questa inchiesta sarà molto lunga. Non possiamo dunque dire quando la funivia dei ghiacciai riprenderà a funzionare ». Italo Vaglienti Recuperate a Punta Helbronner le cabine che erano rimaste bloccate. Sullo sfondo il luogo della sciagura La freccia indica il punto, in territorio francese, dove è avvenuta la sciagura

Luoghi citati: Blevio, Como, Courmayeur, Germania, Strasburgo, Torino