Nessun progresso per Londra nel Mec di Mario Ciriello
Nessun progresso per Londra nel Mec I colloqui Wilson-Pompidou Nessun progresso per Londra nel Mec I due statisti si sono scambiati i loro punti di vista ma rimangono molto lontani (Dal nostro corrispondente) Londra, 7 luglio. Per un'ora e mezzo, questa mattina, 1 primi ministri d'Inghilterra e di Francia hanno discusso i rapporti Gran Bretagna-Mec ma — a quanto sembra — senza conseguire risultati concreti. Il colloquio Wilson-Pompidou — informano 1 portavoce — ha però « contribuito a una migliore conoscenza dei molti problemi collegati a un'eventuale adesione di Londra alla Comunità europea*: e s'è concordato di proseguire 1 sondaggi anglo-francesi a livello tecnico. Nessuno, per lo meno In Inghilterra, s'aspettava grandi progressi, e nessuno quindi è rimasto deluso. Molte di queste consultazioni saranno necessarie prima che Londra e i Sei affrontino negoziati conclusivi. I competenti prevedono un'attesa di due, tre anni se non oltre. Harold Wilson e Georges Pompidou si sono ritrovati al n. 10 di Downing Street, circondati dai loro collaboratori. Era questa la seconda riunione «al vertice>: la prima s'era svolta Ieri pomeriggio, quando 1 due statisti esaminavano l rapporti Est-Ovest e la riforma della Nato. Al convegno odierno erano presenti pure il ministro degli Esteri Michael Stewart, il Cancelliere dello Scacchiere James Callaghan, il ministro degli Affari economici George Brown e il Cancelliere del Ducato di Lancaster, George Thomson, ministro incaricato degli Affari europei. Pompidou era accompagnato dal ministro degli Esteri Couve de Murviile. Le conversazioni continueranno, e finiranno, domani. Pompidou ha parlato a lungo, più di ogni altro; e questo sembra essere il succo del suo discorso. La Francia sarà lietissima d'accogliere la Gran Bretagna nella < Comunità economica europea > se, e quando, il governo inglese si dichiarerà disposto ad assumere tutte le « responsabilità » di simile adesione. Quali sono queste « responsabilità »? Anzitutto, Londra deve accettare il «trattato di Roma» — ovvero, Io statuto del Mec — più o meno nella sua forma attuale, anche se qualche concessione potrà, e dovrà, essere fatta. Ma ancora più importante è che l'Inghilterra « guarisca» la propria economia, arrestando le pressioni inflazionistiche, accrescendo la produttività, pareggiando la bilancia dei pagamenti. E' questo il tema su cui Pompidou ha insistito con particolare energia. Sia pure con linguaggio assai diplomatico, il premier francese ha fatto capire che Parigi considera insufficiente la politica economica laburista: e che la terapia dovrebbe cominciare con la svalutazione della sterlina. Non è la prima volta che De Gaulle esorta l'Inghilterra a svalutare, ma il «suggerimento» è divenuto più incalzante dopo il voluminoso credito francese a Londra del 13 giugno. I travagli economici sono contagiosi: un'Inghilterra malata nel Mec potrebbe trasmettere alcune delle sue tribolazioni, come quelle inflazionistiche, ad altri Paesi. Bisogna insomma che gli inglesi facciano maggiori sacrifici e, a questo proposito, Pompidou avrebbe ricordato le molte misure, « severe e impopolari », prese da Parigi nel '59 e nei '63 per eliminare debolezze strutturali e congiunturali. Pompidou avrebbe concluso con queste parole: « Si tratta ora di sapere se la Gran Bretagna vuol seguire la stessa strada della Francia e assumersi tutti gli obblighi che comporta l'appartenenza alla " Comunità economica europea". Se la risposta di Londra a tale domanda sarà posifiua, la Francia mostrerà in ogni fase la sua buona vo lontà ». Wilson ringraziava Pompidou per la franchezza: ripeteva che il suo governo «de sidera entrare» nel Mec, e al più presto, ma non può trascurare la difesa di «interessi essenziali», quali l'agricoltura nazionale e le importazioni australiane e neozelandesi: respingeva infine le critiche alla sua strategia economica Ricordava i progressi, anche se lenti, compiuti nel risana mento della bilancia dei pagamenti (il deficit, di 769 milioni di sterline nel '64, fu ridotto nel '65 a 354, e sarà annullato, se non quest'anno, nel '67) e sottolineava la «fermez za» con cui si sta cercando d'attuare una «politica dei redditi, dei prezzi e della produttività ». Mario Ciriello
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