Amare realtà di Caporetto nelle «lettere» di Rino Alessi

Amare realtà di Caporetto nelle «lettere» di Rino Alessi Amare realtà di Caporetto nelle «lettere» di Rino Alessi Le gravi debolezze degli alti comandi nelle vicende della sfortunata battaglia L'incontro alla trattoria Bagutta con un amico che da anni non vedeva, ha permesso al giornaliste. Rino Alessl di riavere le lettere che mezzo secolo prima, tra il 1916 ed 11 1918, egli aveva inviato dal fronte, quale corrispondente di guerra, al direttore del suo giornale, il Secolo di Milano. Lettere scritte sfuggendo alla censura militare, destinate non ad essere pubblicate ma ad Informare della « verità vera ». Il pregio di questo epistolario, ora comparso in volume con il titolo Dall'Isonzo al Piave, sta nella notizia di prima mano nei « si dice » del momento, nelle indiscrezioni, nei giudizi immediati. Per contro, dalla Immediatezza derivano i possibili difetti: informazioni e valutazioni possono essere parziali o deformate per la limitata conoscenza e per gli improvvisi sentimenti di simpatia o di antipatia. La raccolta è lacunosa (l'autore avverte che qualche lettera è andata perduta) e a volte disordinata. Quindi ad essa non dobbiamo chiedere un nuovo racconto di guerra, bensì una puntualizzazione, un commento ai fatti. Le pagine migliori, più vive, sono soprattutto quelle che si riferiscono a Caporetto. Strai ciamo qualche brano. Alle 16 del 25 ottobre 1917 Rino Alessi scriveva al suo direttore: «La truppa si è comportata male ieri, bene oggi. Il nemico ha approfittato della nebbia. Cadorna ha preso personalmente il comando del Corpo d'Armata attaccato, dove c'era una bestia, il Cavacioc- chi». Alle 23 dello stesso giorno:. «Le scrivo cose amare. Della II Armata almeno 600 mila uomini sono quelli che non si ritrovano, o meglio si ritroverebbero impegnati nei saccheggi dei paesi del Friuli. Nuclei di ubriachi scendono dal ragliamento senza armi. Le hanno buttate via in faccia al nemico ». All'una di notte del 26 ottobre: «Le scrivo con il cuore spezzato. Le cose vanno male (...) Capello (comandava la II Armata) si e dato ammalato ed è scappato a Verona. Cadorna è fuori della grazia di Dio ». La notizia che Cadorna è stato sostituito da Diaz viene riportata con queste parole in una lettera non datata: «Passiamo dall'oro ad una bassa lega». E il 9 novembre: <Del generale Diaz à meglio non parlare per ora. (...) Ma io mi ricordo di quel capitolo dei "Promessi sposi" che incomincia cosi; "Cameade, chi era costuit". Insomma, la vera forza del nuovo Comando è Giardino. Badoglio... non si sa ancora dove sia/ fi governo ha fatto la terna sema che l'uno sapesse dell'altro ». Rino Alessi critica con facilità i comandanti, sono pochi quelli che si salvano. Per questo non ci sembrano equilibrate le sue accuse contro la truppa che non combatteva con coraggio. La terza Armata — è lui stesso ad ammetterlo — bene guidata aveva tenuto saldamente, senza 11 minimo sbandamento L'autore di queste lettere è apertamente per Cadorna e riporta quanto gli confidò prima di lasciare il comando: «C'è una statistica della battaglia — gli disse Cadorna —, che paria con eloquenza: 250 mila prigionieri, 1,00 mila sbandati 20 mila tra morti e feriti. Si è perduto per viltà, per defe zione al nemico, per basso tradimento. Se gli uomini si fossero battuti, il numero di morti e dei feriti in proporzione degli sbandati e dei pri gionieri avrebbe dovuto essere non di 20 mila, ma di 200 mila ». Era convinzione di Cadorna che le basi dell'esercito fossero minate. Nel giugno precedente a Caporetto, Rino Alessi aveva fatto visita a Santa Maria la Longa, la famigerata località delle decimazioni. Al suo direttore esprimeva 11 profondo turbamento che gli provocava l'idea che un innocente, magari valoroso, dovesse andare alla fucilazione e pagare per un colpevole. Uria ingiustizia inaccettabile. Ma subito aggiungeva una giustificazione per Cadorna che voleva le decimazioni: *Egli ha davanti a sé le cifre die parlano di resa di uomini a decine di migliaia, con i loro ufficiali, senza avere sparato un colpo di fucile. Nel cuore della Sicilia i disertori, che sarebbero più di 20 mila, si sono trincerati». La storia della guerra 19151918 deve ancora essere scritta: le lettere dell'Alessl acuiscono '.a curiosità, soprattutto per quanto riguarda Capo retto. Giovanni Trovati RINO ALESSI: Dall'Isonzo al Piave - Ed. Mondadori, pagine 318, L. 350.

Luoghi citati: Caporetto, Friuli, Milano, Santa Maria La Longa, Sicilia, Verona