I difensori della «Zanzara» ricorreranno in Cassazione

I difensori della «Zanzara» ricorreranno in Cassazione Un caso che diventa sempre più clamoroso I difensori della «Zanzara» ricorreranno in Cassazione Attendono di conoscere come è stata motivata l'ordinanza che assegna il processo d'appello alla Corte di Genova - Poi chiederanno che il provvedimento venga annullato e che I tre liceali siano giudicati a Milano - Vivissime polemiche per il gesto di protesta dei due consiglieri d'appello che sabato si sono rifiutati di tenere udienza Clfostro servizio particolare) ' Milano, 4 luglio. Quello avvenuto sabato mattma alla prima sezione della Corte d'appello di Milano è un fatto senza precedenti nella storia della magistratura. Il processo non era di quelli che attirano l'attenzione del grande pubblico, nell'aula c'era poca gente, gli avvocati confabulavano pacatamente fra loro. Di interessante — per chi era estraneo alla causa — c'era soltanto un particolare: fatta eccezione per il presidente, la Corte che di lì a poco si sarebbe presentata in aula era la stessa che dopodomani 6 luglio avrebbe dovuto giudicare in sede di appello il caso della « Zanzara ». E che invece non lo giudicherà perché la Corte di Cassazione, su richiesta della Procura generale di Milano, ha deciso, come è noto, di trasferire il provvedimento a Genova per « legittima suspicione » e per motivi « d'ordine pubblico ». Certo la decisione della Cassazione, implicando una più o meno aperta sfiducia nella magistratura milanese, non doveva essere stata molto apprezzata dai giudici della prima sezione. Sabato mattina comunque dai loro volti non trapelava alcun sentimento particolare. Tutti pertanto ritenevano che del caso « Zanzara », in quella sede, non si sarebbe parlato affatto. Invece, come le cronache hanno riferito, appena aperta l'udienza, il consigliere d'appello Giorgio Villani, chiesta la parola a titolo personale, si è dichiarato gravemente colpito « dall'infondato so spetto » elevato dalla Pro cura generale di Milano sul la serenità della Corte. « fi mio stato d'animo ne è ri masto talmente scosso.. — ha concluso — che ritengo — sia per U mio decoro sia per quello dell'intera Corte e di tutta la magistratura, sospettata in questo momento di poca indipendenza di giudizio — di astenermi dall'udienza di oggi in segno di profondo rincrescimento ». Alle sue parole si è immediatamente associato un altro consigliere d'appello, il dott. Giovanni Acquaviva, che, per gli stessi motivi, ha dichiarato di astenersi dall'udienza. Le due dichiarazioni, e quella dell'avv. Valerio Mazzola che, a nome dei legali presenti in aula, ha voluto esprimere ai consiglieri la sua piena solidarietà, hanno indòtto il presidente a sospendere e quindi a rinviare l'udienza. Da quel momento la polemica sullo « spostamento a Genova », già vivacissima fin dall'inizio, è addirittura divampata. E naturai mente, com'è ormai regola costante quando si tratta della « Zanzara », il campo si è diviso in due schiere nettamente avverse. Gli strati più tradizionalisti della magistratura e del Foro criticano la condotta dei due consiglieri di ap pello che costituisce, a loro avviso, una aperta violazione del caratteristico riser bo cui si è sempre attenuta la nostra magistratura. Par lano di protesta inammissibile, di incrinatura, di inevitabili provvedimenti di sciplinari. Per contro i « progressisti » — che a Milano costituiscono la maggioranza sia fra gli avvocati sia fra la magistratura giudicante — manifestano apertamente la loro solidarietà con i due consiglieri e le loro riserve nei riguardi della Procura generale e della Cassazione. I componenti del Consiglio dell'ordine degli avvocati e dei procuratori, per rendere più evidente questa loro posizione, si sono recati dal primo presidente della Corte d'appello, dott. Giovanni Ghirardi — il magistrato che, se non fosse intervenuta la decisione della Cassazione, avrebbe diretto il secondo dibattimento —, e gli hanno espresso pubblicamente la loro stima. Alle critiche d'ordine for utzeiiqapodqctflndcptrcmallzMprlgcfdldmcudarnvmale dei « tradizionalisti »,stamento da una sede adi «progressisti» contrappongono una lunga serie di argomenti. Essi sottolineano fra l'altro: a) che l'istituto d>lla « rimessione » Ciò spo- un'altra) è previsto soltanto per casi di gravità eccezionale; b) che prima d'ora era stato adottato soltanto in procedimenti di prima istanza, quando cioè le acque si presentano molto agitate; mai in sede di appello quando il processo è ormai « decantato » ; e) che di solito viene adottato quando a giudicare sono chiamate giurìe popolari, ritenute più facilmente influenzabili da fattori esterni; mai quando il giudizio deve essere emesso da giudici togati, ben altrimenti preparati a superare le inevitabili difficoltà di ambiente. Fin qui le ragioni dei giuristi. Ma i milanesi che non conoscono il codice si domandano quale filo logico abbiano mai potuto seguire la Procura generale di Milano e la Corte di Cassazione nel sostenere che a Milano il processo d'appello per «La Zanzara» non si sarebbe potuto svolgere regolarmente. Anche con la migliore buona volontà, anche con il più fervido sforzo di fantasia riesce difficile credere che i commendatori milanesi, gli operai delle grandi industrie, le migliaia e migliaia di ragionieri, di commercianti, di artisti, in una parola un'intera città di un milione e 600 mila abitanti, se non addirittura la « grande Milano » che ne conta tre milioni e mezzo, possa sospendere il lavoro, scioperare, scendere in piazza, o comunque esaltarsi ed esasperarsi per un caso interessante, sintomatico, appassionante, ma che si riduce pur sempre a un giornale d'istituto. Le reazioni — è già stato detto e ripetuto — si sarebbero limitate a qualche articolo e, forse, a qualche manifestazione studentesca. «Bufere» che non avrebbero «certo impensierito i.giudici milanesi. E che con tutta probabilità sarebbero state molto più evanescenti il 6 luglio a Milano, in un periodo in cui la maggioranza degli studenti è al mare o in montagna, di quanto non potranno essere a Genova nel prossimo ottobre. Domani i difensori degli imputati della « Zanzara » avranno una nuova consultazione sulla linea di condotta da tenere. Prima di prendere alcuna decisione aspettano di conoscere la motivazione dell'ordinanza con la quale la Cassazione ha deciso che il processo sia celebrato a Genova. Comunque l'orientamento degli av vocati, secondo quanto è stato possibile apprendere, è quello di chiedere la revoca dell'ordinanza, sostenendo la opportunità che gli imputati non siano sottratti al loro giudice naturale. Tale passo — secondo i legali degli imputati — è previsto dall'art. 59 del codice di procedura penale: « Quando è stata ordinata la rimessione, un nuovo provvedimento per la revo ca di quello precedente o per la designazione di un altro giudice può essere proposto dal Pubblico Ministero e dall'imputato ». Un'altra possibilità per gli avvocati sarebbe quella di sollevare eccezione di anticostituzionalità dell'art. 55 c.p.p., quello appunto che ha consentito alla Procura generale di Milano di proporre per il processo sul caso della « Zanzara » la « legittima suspicione ». Ma la eccezione dovrebbe essere presentata alla Corte di appello di Genova, in apertura di udienza. Gaetano Tumiati

Persone citate: Gaetano Tumiati, Giorgio Villani, Giovanni Acquaviva, Giovanni Ghirardi, Valerio Mazzola