Un passo grave di Ferdinando Vegas
Un passo grave Un passo grave Il meccanismo dell'escalation è scattato ancora una volta nel Vietnam. Il passo innanzi compiuto dagli americani, col bombardamento dei depositi di petrolio alle porte di Hanoi e di Haiphong, è indubbiamente grave; ed il primo a rendersene conto è il presidente Johnson, che infatti ha esitato tre mesi fra i contrastanti pareri dei suoi consiglieri, finché si è deciso per la via dura. I motivi che sconsigliavano di salire il nuovo gradino erano diversi e tutti rilevanti: le perdite che sarebbero toccate ai civili, trattandosi di zone popolose ; la conseguente ondata di riprovazione da parte dell'opinione pubblica mondiale; il timore di alienarsi il sostegno di governi amici, come quello inglese; la possibilità di reazioni da parte cinese e sovietica. Eppure, su tutte queste considerazioni hanno prevalso quelle di segno opposto, favorevoli cioè al proseguimento dell'escalation. Decisivo è stato l'argomento tecnico-militare: che era necessario colpire i depositi di petrolio per arrestare, o almeno fortemente intralciare, il flusso di rifornimenti — uomini, armi e materiali — dal Vietnam settentrionale ai partigiani del Vietnam meridionale. Come ha dichiarato il segretario alla Difesa, McNamara, quasi diciassette mesi di bombardamenti sul Nord (sono cominciati il 7 febbraio '65) non hanno avuto sinora l'esito sperato: né di piegare, in generale, la resistenza di Hanoi e dei vietcong, né, in particolare, di tagliare i rifornimenti dal Nord al Sud. Col procedere dell' escalation, al contrario, i rifornimenti sono notevolmente aumentati. Messa su un piano strettamente tecnico, la decisione americana si presta certamente ad essere discussa, finché i fatti non forniranno l'unica riprova valida, ossia il raggiungimento o meno dello scopo che Washington si prefigge. I precedenti non depongono a favore, appunto perché, come si è appena visto, l'intervento sempre più massiccio degli americani, al Nord e al Sud, non ha fatto che irrigidire la resistenza dèi vietnamiti. L'esperienza dei francesi nella stessa Indocina e poi in Algeria parla in proposito un linguaggio sin troppo chiaro. Ma è tipico della mentalità militare il credere che, aumentando i mezzi e gli sforzi, si possa risolvere vittoriosamente un'impresa anche se si tratta d'una guerra che si sottrae alle regole classiche dell'arte militare. Lippmann, in un articolo apparso sulla New York Herald Tribune l'altro ieri, confuta con validi argomenti questo modo di ragionare, che per lui significa scambiare i propri desideri con le possibilità reali, illudersi, sia pure in buona fede. Il punto fondamentale della critica del famoso gior nalista è che i bombarda menti aerei non possono decidere la guerra del' Viet nam, così come risultarono inefficienti nella guerra di Corea. Del resto, possiamo aggiungere, neppure l'ulti mo conflitto mondiale fu ri sòlto dalla guerra aerea. i In conclusione, sempre restando sul terreno dell'efficienza militare, appare molto dubbia la convenienza deir{iltimò passo americano sylla via dell'escalation. I termini della guerra rimangono sostanzialmente quelli ben noti: gli americani non possono certamente perdere, ma non riescono a trovare il modo di vincere. Le vie dpdmsvnnelvsldcidtitrcW d'uscita dal vicolo cieco non possono quindi essere che due: o impegnarsi militarmente a fondo o cercare una soluzione pacifica. La prima via significherebbe l'invasione del Vietnam settentrionale: basta enunciarla per escluderla, perché è difficile credere che Washington voglia spingere l'escalation sino a correre il rischio della conflagrazione mondiale. Rimane così solo la via di una composizione politica del conflitto. E' la via indicata dal buon senso e da quelle ragioni di umanità e di moralità che sono il fondamento stesso della tradizione americana. Per raggiungere un accordo, sicuramente, bisogna essere in due, nel caso presente Washington e Pechino; e si sa che i cinesi non danno alcun segno di flessibilità. Forse il modo migliore di piegare i comunisti, cinesi e vietnamiti, è di convincerli con la forza? Questa potrebbe essere la spiegazione politica dei bombardamenti su Hanoi e Haiphong; ma sarebbe stato molto più confacente alla ricerca della pace il metodo opposto, un alleggerimento, cioè, e non, un inasprimento della pressione militare. H progredire dell'escaZation affievolisce dunque le prospettive pacifiche. La dichiarazione di Wilson, ohe ha detto di «dissociarsi» dall' iniziativa americana, pur riconfermando l'appoggio britannico alla politica di Washington nel Vietnam, ha espresso molto bene la preoccupazione diffusa nell'Inghilterra e nel mondo intero. Ferdinando Vegas
A causa delle condizioni e della qualità di conservazione delle pagine originali, il testo di questo articolo processato con OCR automatico può contenere degli errori.
© La Stampa - Tutti i diritti riservati
- Cuneo può cambiare la storia del volley
- Un team di medici al pronto soccorse
- La Juventus prova
- STAMPA SERA
- Di chi sono le fiabe del Perrault?
- Come sarà organizzato il pronto soccorso (con i fondi della Regione e dello Stato)
- Il Sovrano scomparso
- Stamane di scena la Juventus
- La Principessa Maria Adelaide che lo celebrata da Voltaire
- Le nozze di Maria Adelaide col Principe Massimo
- Il Governo inizia la propaganda per il prestito
- Bimbo avvolto dal fuoco è salvato dalla nonna
- Roma/A 24 ore dalla sparatoria in cui Ú morto il neofascista
- La propaganda pel Prestito Nazionale
- Ma Ciano non ascoltò il suo ambasciatore
- Due arresti a Roma scoperto l'arsenale Nar
- Signora accusata di truffa alla società d'assicurazioni
- Provino mundial (21,IVI ) a Wembley per l'Italia
- Mlnghellq, il primo serial killer
- Quei «portaborse» orfani di Bettino
- 4 TERRORISTI MORTI UNO FUGGE TUTTI GLI OSTAGGI SONO VIVI ?
- La tragedia della transessuale Richards
- Ci sono 130 mila siciliani, 100 mila calabresi, 80 mila campani e abruzzesi
- Forse altri quattro ufficiali coinvolti nella "trama nera,,
- I rigori sono fatali alla Juve decimata
- Polonghera, Sommariva, Montafia e Cuneo piangono quattro giovani coppie di sposi morti nell'incendio
- Iniziato il processo per i «balletti verdi»
- Due gocce di sangue possono fare piena luce sull'omicidio
- Carabiniere tenta di disarmare una guardia: entrambi feriti
- Alberto Talegalli e due amici uccisi nell'auto che si schianta contro la spalletta d'un ponte
In collaborazione con Accessibilità | Note legali e privacy | Cookie policy