McLaren-Amon la "24 ore" di Le Mans media primato di quasi 202 chilometri

McLaren-Amon la "24 ore" di Le Mans media primato di quasi 202 chilometri Tré Ford ai primi posti nella famosa corsa automobilistica di durata McLaren-Amon la "24 ore" di Le Mans media primato di quasi 202 chilometri I neozelandesi hanno percorso in un giorno e una notte 4843 km • Al secondo posto Miles-Hulme - Le Ferrari hanno resistito bene all'offensiva americana nella prima parte della gara, poi sono state eliminate da noie meccaniche - Affermazione della Porsche nella classe 2000 e nella classifica «di prestazione» - Gurney su Ford ha migliorato il record sul giro: 230,103 km/ora Nastro servizio particolare Le Mans, lunedì mattina. La < Ford » è riuscita finalmente a vincere la durissima «24 ore di Le Mans»: per arrivarci ha impiegato tre anni ed ha speso una somma sconosciunta, ma certamente enorme. Con perfetto tempismo lo stesso Henry Ford II era presente per assaporare, assieme alla moglie italiana, la gioia della vittoria. La corsa, che è stata duramente combattuta nelle prime otto ore, ha cominciato a perdere d'interesse durante la notte con i successivi ritiri delle Ferrari. Per un terzo della gara era sembrato, infatti, che la strapotenza dello squadrone «Ford», forte di ben otto nuovissime vetture MK II prototipo e di altre sette macchine del tipo G.T. 40, potesse essere controllata dalle vetture di Maranello: Fedro Rodriguez e Richie Ginther avevano lungamente lottato nelle prime posizioni al volante della « 330 P 3 » della Scuderia di Luigi Chinetti, seguite dalle uguali vetture della squadra ufficiale, quelle di Scarflotti-Parkes e di Bandini-Guichet; poi in poco tempo la macchina di Rodriguez si fermava per un gtiasto al cambio, quella di Scarflotti lamentava un incidente, per fortuna senza conseguenze per il pilota; infine la vettura di Bandin-Guichet, sempre del tipo « 330 P3», accusava una serie di noie meccaniche ai freni e al motore che ne determinavano il ritiro. Anche le altre Ferrari del tipo « P 2 » avevano guai, soprattutto alle trasmissioni e abbandonavano. Ma forse la più profonda delusione nel campo Ferrari e italiano in generale è pur sempre quella avuta dalle « Dino »: le tre vetture in gara non sono state in grado di reggere che per poche ore, senza poter veramente mettere in luce le loro ben note qualità velocistiche e di tenuta di strada. Non è possibile pensare a un peggioramento improvviso delle vetture, piuttosto a una preparazione affrettata a causa della mancanza di mezzi e di personale: Ferrari, infatti, aveva detto al principio d'anno di non voler presentare ad ogni gara più di una vettura per tipo; ma qui a Le Mans c'erano tre «Dino» e tre « P 3 », ciò che costituiva uno sforzo non indifferente. Le « Ford » hanno gareggiato con ben tre squadre e complessivamente otto macchine di 7 litri; la squadra meglio piazzata è stata quella di Carrol Shelby, che ha portato alla fine due vetture ai primi due posti, compensando così il texano delle molte delusioni degli anni scorsi. Per le macchine americane, tuttavia, si è avuto un finale a sorpresa: le tre vetture si presentavano sul traguardo d'arrivo tutte assieme, con quella di Miles- Hulme » davanti di qualche metro. Tutti convinti, quindi, che la vittoria fosse loro; ma il verdetto successivo dei cronometristi assegnava il primo posto a McLarenAmon, a causa del tipo di partenza adottato a Le Mans: le vetture vengono allineate a spina di pesce, e quindi alcune sono più avanti delle altre; questa differenza viene conteggiata nel calcolo finale della distanza percorsa, e così l'artifìcio matematico ha favorito la vettura arri¬ vata tre o quattro metri dopo la prima, che all'arrivo della corsa aveva il vantaggio di una ventina di metri. Sono arrivate soltanto 15 vetture delle 55 partite, una delle più basse percentuali di arrivi per la «24 ore di Le Mans ». Sparite fin da sabato sera le « Dino », le « C.D. » francesi, le «Matra-B.R.M.», la « Chaparral », le « Bizzarrini », la « Serenissima », le « Austin-Healey », la corsa si riduceva poco dopo l'alba di ieri alle sole « Ford », ri¬ maste senza rivali nella massima classe dei prototipi, alle « Porsche » nei prototipi e sport fino a due litri, alle francesi « Alpine » e alla regolarissima « Marcos » nelle piccole cilindrate. Due sole « Ferrari », del tipo 275 GTB, sono arrivate alla fine guidate rispettivamente da Pike-Courage e da Dubois-Noblet. Delle otto « Ford » 7 litri cinque sono rimaste per strada per guasti alle sospensioni (due) e al motore (tre): vetture assai più pe¬ santi delle Ferrari, contavano soprattutto sul numero e sull'enorme potenza del loro motore; il giro-record di Dan Gurney a 230,103 di media supera largamente quello di Phil Hill del 1965 222,803), anche se è costato una macchina. Ma, come abbiamo detto, l'obiettivo della «Ford» era quello di vincere e di migliorare i records della corsa: c'è riuscita perfettamente. La media di McLaren-Amon (201,796 orari), migliora di oltre 6 chi¬ lometri quello precedente (Guichet-Vaccarella su «Ferrari», nel 1964). Bella la prova delle «Porsche» e delle «Alpine»; le prime hanno classificato cinque vetture su sette partite, la marca francese quattro su sei. E' da tener presente che la «Por3che», quarta assoluta e prima della classe 2000, ha tenuto una media generale di 190,080, con il giro-record a 207,358 km. orari; l'«Alpine» con motore Renault di soli 1292 cmc. ha piazzato la sua prima vettura al nono posto assoluto con la media di 174.383 e il giro più veloce a 185,243. Al volante della meglio classificata delle «Alpine», assieme al francese Delageneste c'era il nostro Leo Cella. L'interessante vettura americana Chaparal, con cambio automatico, affidata a Phil Hill e Bonnier, non ha molto brillato, e la sua gara è stata interrotta da un guasto alla batteria che le ha impedito l'avviamento dopo un rifornimento. Il tempo freddo e instabile ha naturalmente influito sui risultati: poche gocce di pioggia di tanto in tanto hanno reso viscida la pista e contribuito a provocare alcuni incidenti, per fortuna non gravi, ma che hanno eliminato varie macchine. Se la temperatura fosse stata più calda, avrebbe probabilmente influito sulla tenuta dei motori americani. La « 24 ore » può essere così riassunta a grandi linee: nelle grandi cilindrate, dominio delle Ford per le prime tre ore, con progressivo avvicinamento delle Ferrari di Rodriguez-Ginther e Scarflotti-Parkes; dalla terza alla sesta ora prevolenza delle Ferrari; fra la settima e la nona ora ripreda delle Ford: poi, dopo l'abbandono delle Ferrari di Scarflotti e di Rodriguez, le Ford (che nel frattempo avevano a loro volta perduto parecchi effettivi), avevano via libera verso la massiccia affermazione. Nella classe fino a 2000, predominio costante delle Porsche, senza alcuna minaccia da parte degli avversari; le vetture preparate per la « 24 ore » di Le Mans dalla casa di Stoccarda erano dotate di una carrozzeria molto affusolata, che ha permesso di incrementare la velocità massima e diminuire il consumo, con il risultato che la Porsche si è aggiudicata anche la vittoria all'indice di prestazione. Gianni Rogliattì L'arrivo quasi contemporaneo delle tre Ford nella «24 Ore» di Le Mans. Per un curioso equivoco la macchina di Miles-Hulme, pur essendo in testa, verrà classificata al secondo posto. Vincitori risultano McLaren-Amon (a destra nella foto), dato che il regolamento della gara, - nel calcolare la distanza effettiva coperta da ciascuna auto, tiene conto delle posizioni di partenza: la Ford dei due piloti neozelandesi si era appunto avvista con una trentina di metri di svantaggio rispetto a quella dei compagni di scuderia (Telef.)

Luoghi citati: Maranello, Stoccarda