Incriminata la giudice per aver parlato del processo Bebawi

Incriminata la giudice per aver parlato del processo BebawiSi servizio tv "29 ore in camera ài consiglio,, Incriminata la giudice per aver parlato del processo Bebawi L'intervista concessa a «Cordialmente» dalla signora Altera D'Angelo costituisce, a parere del magistrato inquirente, violazione aggravata del segreto d'ufficio Nostro servizio particolare Roma, lunedi matt. L'intervista concessa alla televisione è costata alla signora Altera D'Angelo, di 37 anni, che fece parte, come giudice popolare, della Corte d'Assise che processò ed assolse i coniugi Bebawi, un'incriminazione per rivelazione di segreto d'ufficio. La decisione è stata presa personalmente dal procuratore capo della Repubblica presso il tribunale di Roma prof. Giuseppe Velotti, il quale ha incaricato uno dei suoi sostituiti, il dottor Mario Schiavotti, di condurre sul caso una istruttoria sommaria, nel corso della quale la signora D'Angelo sarà interrogata con ordine di comparizione. Dunque assolti i Bebawi è sotto processo uno dei loro giudici. E' questa la conclusione ultima, inaspettata, dello scon-certante caso giudiziario. Lasignora D'Angelo è stata ac-cusata di aver violato il segreto d'ufficio, uno dei principali doveri ai quali magistrati e giudici popolari sono vincolati. Le è stato, in particolare attribuito di essere incorsa nel reato previsto dall'articolo 326 del Codice penale che dispone: « Il pubblico ufficiale o la persona incaricata di un pubblico servizio che violando i doveri inerenti alle funzioni o al servizio o comunque abusando della sua qualità, rivela notizie d'uflicio, le quali debbano rimanere segrete, o ne agevola in qualsiasi modo la conoscenza, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni >. La Procura della Repubblica ha contestato alla signora anche un'aggravante (non è stato reso noto quale) come si può desumere dal fatto che del procedimento non è stato investito il pretore, magistrato competente a procedere per quei reati che prevedono ap punto una pena massima di tre anni. Questa è superata, almeno in ipotesi, se si applica un'aggravante e perciò il giudizio spetterà al tribunale. Le prime indagini sul caso del giudice popolare si sono esaurite nel giro di due giorni. Dopo aver concesso l'intervista, agli inviati della rubrica televisiva « Cordialmente », la signora D'Angelo, che vive ed insegna a Montalto di Castro, un paese a cento chilometri da Roma, sulla via Aurelia, aveva avvertito della cosa il dott. Nicolò La Bua, presidente della Corte d'Assise che aveva giudicato i Bebawi. Il magistrato evidentemente preoccupato per il fatto che uno dei suoi giudici avesse potuto violare il segreto della camera di consiglio, si rivolse al procuratore della Repubblica, il quale, a sua volta, affidò immediatamente l'indagine ai sostituto procuratore dott. Pasquale Pedote. Questi in primo luogo diffidò la televisione dall'in3erire nella trasmissione di «Cordialmente» in programma per venerdì 27, alle 21,15, l'intervista della D'Angelo e poi chiese alla direzione della Rait-tv tutto- il materiale riguardante l'intervista stessa, inclusa nel servizio «Ventinove ore in camera di consiglio » cioè il testo stenografico delle dichiarazioni del giudice popolare ed il relativo filmato. Le conclusioni alle quali giunse il dott. Pedote furono evidentemente sfavorevoli per la signora D'Angelo: secondo il magistrato essa aveva violato il segreto al quale è tenuto il giudice popolare. Non appena gli fu riferito sull'esito dell'inchiesta preliminare, il prof. Velotti decise per l'incriminazione ed affidò 11 caso al dott. Schiavotti. In settimana 11 magistrato emetterà un mandato di comparizione nei confronti della maestra di Montaldo di Castro. Negli ambienti giudiziari ro mani si dà per certo il rinvio a giudizio della signora D'Angelo, anche se è prematuro fare in proposito qualsiasi previsione. Toccherà infatti al sostituto procuratore Schiavotti esaminare le dichiarazioni rese dalla D'Angelo ai giornalisti della televisione e stabilire se in essa possa configurarsi il delitto di rivelazione di segreto d'ufficio. S- 8T- La signora Altera D'Angelo, la giudice incriminata, •mentre rientra nella sua casa di Montaldo di Castro

Luoghi citati: Montalto Di Castro, Roma