Così la Juventus ha «condannato» la Samp: 2-1
Così la Juventus ha «condannato» la Samp: 2-1 L'Inter era già sicura elei titolo - Oltre ai liguri cadono tra i cadetti Varese e Catania Così la Juventus ha «condannato» la Samp: 2-1 H campionato deUa nostra Serie maggiore, quello in base al quale si giudica del livello tecnico raggiunto nella stagione, è terminato. E' toccato, in massima parte a Torino di decidere dell'unica questione che era ancora controversa: quella dell'ultima squadra alla quale toccava di retrocedere. La decisione è stata presa di stretta misura. Essa, mentre suona in un tono lieto ma privo di vibranti' conseguenze per l'una squadra, fa sentire dolenti note ed ha conseguenze temporaneamente gravi per l'altra. Questa, povera Sampdoria che ha Anito per cadere in serie B, a seguito di un pallone che, per non essere stato respinto di pugno, nell'azione iniziale di un terzino, è rimbalzato in reto respinto dal rovescio di una mano del portiere, aveva fatto, questa squadra, uno sforzo disperato negU ultimi due mesi, per sfuggire a quella che, a metà campionato, pareva proprio essere la sua sorte dichiarata. Si era gettata nella lotta con un coraggio ed una volontà che nessuno aveva osato disconoscere. Aveva accumulato una serie di punti di classifica, che la avevano portata sull'orlo deUa salvezza, era giunta ad abbarbicarsi coUe punta delle dita allo spuntone di roccia che doveva permetterle di restare «in A», come si dice ' in linguaggio calcistico. Giunta al passo estremo, affinché non mancasse ai suoi giocatori II sostegno della propria folla, aveva trasferito da Genova a Torino un piccolo esercito di seguaci: qualche migliaio di persone che non hanno cessato un istante — nel corso dell'intero incontro — di agitare stendardi e di far rimbombare trombe e tamburi. Alla compagine tutta, il sostegno e l'incoraggiamento non sono mancati in modo alcuno. C'è stata, piuttosto, per la Sampdoria, la... disgrazia che la Juventus ha giuocato in modo molto più soddisfacente del solito. Erano in vena i bianconeri — ed avevano a cito fare con un'opposizione anche meno rigida e meno tenace che non altre occasioni. L'undici torinese aveva indovinata la formazione, con uno Stacchini molto intraprendente e con due terzini che, pur correndo del rischi, venivano ad intrufolarsi fra i propri! attaccanti molto a proposito. Doveva essere proprio il tentativo di uno di questi terzini, di trovarsi all'origine della reto che ha dato il successo ai bianconeri. E' stato il destino della Juventus di venire a trovarsi colla responsabilità sulle spalle per tutte le decisioni di vera e positiva Importanza al ter¬ mine del campionato, sia in cima come in fondo alla classifica. Ed essa non ha infierito su nessuno: ha semplicemente e linearmente fatto U suo dovere, spiacente forse in cuor suo, di dover infliggere una condanna cosi severa a chi lottava con tanto coraggio e con tanta buona volontà. Ad infliggerla, questa condanna, è stata d'altronde, in primissimo luogo, la differenza di classe esistente fra i due contendenti. La si è vista, di cima in fondo all'incontro, questa differenza, sia che i liguri attaccassero come se essi si difendessero. Risultava palese in ogni aspetto del giuoco; nel controllo della palla, nella rapidità degli interventi, nella praticità degli scambi, nel giuoco di testa come nel giuoco raso a terra. L'una unità guardava all'altra dall'alto in basso, e l'altra dal basso in alto. La disparità dei compiti, per l'uno e per l'altro undici, era evidente. Altrimenti l'uno non si sarebbe trovato in alto, e l'altro tanto in basso nella classifica. E questa è stata una delle ragioni per cui il settore veramente neutrale del pubblico torinese ha preso a parteggiare — ad un dato punto della partita — per i liguri. Teneva per i più deboli. Una vera inquadratura di compagine tecnica, una vera e pratica essenza di squadra, la Sampdoria non la aveva, almeno non la ha messa in mostra in questo incontro. Essa si è mostrata più e più volte, nel primo come nel secondo tempo, scossa In difesa come confusionaria all'attacco. La marcatura si è mostrata più e più volte deficiente. A metà campo, nel periodo del suo arrembaggio finale, una vera struttura di giuoco di metà campo più non la si vedeva. Gli uomini suoi hanno retto fino al termine, in fatto di flato e di resistenza fisica invece. Se bastassero la volontà, l'abnegazione ed in genere le doti morali a reggere in certe Imprese, chissà quanti incontri che terminano in un modo, terminerebbero in un altro. Coll'altra squadra genovese che sta soffrendo e penando nel difficile tentativo di lasciare U girone del campionato nel quale è caduta ora la Sampdoria, la sorte calcistica della città capoluogo della Liguria, è triste anzichenò. Esisto ora la possibilità che entrambe le unità debbano militare l'anno prossimo nella B. E Genova, se avesse almeno una squadra di levatura elevata, sarebbe in grado di competere con qualunque altra città del paese nostro, in fatto di entusiasmo, di passione, di incassi. Non deve scoraggiarsi, la Sampdoria, per la disavventura in cui è incorsa. Il sodalizio deve rimanere moralmente unito, stringere 1 denti, e concentrarsi tutto sulla necessità di risalire. Quando un ambiente è sano, le sventure sono molto spesso, per esso, come una iniezione di coraggio, un incitamento a riprendere il cammino ascensionale. Questo l'augurio schietto che noi rivolgiamo come prima cosa alla squadra che abbiamo con tristezza visto Ieri cadere. Vittorio Pozzo H goal che ha mandato la Samp in B: Menichelli (in maglia bianconera a destra) osserva la palla che sta filando verso la porta (Moisio)
Persone citate: Menichelli, Moisio, Stacchini, Vittorio Pozzo
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