CLAIRE: "Scioglierò un voto a S. Rita,, YOUSSEF: "Andrò in Spagna a riposarmi,,

CLAIRE: "Scioglierò un voto a S. Rita,, YOUSSEF: "Andrò in Spagna a riposarmi,, Jkdì clamorosa, assoluzione dei coniugi Bebawi CLAIRE: "Scioglierò un voto a S. Rita,, YOUSSEF: "Andrò in Spagna a riposarmi,, La donna ha detto ai vivrò soltanto per i miei giornalisti: «Avevo promesso di andare da Roma a Cascia a piedi: lo farò appena mi sentirò in forze» - Poi aggiunge: «Sono finita, distrutta, figli » - Il marito si scusa: « Non conosco bene l'italiano come mia moglie; lei è brava in tutto... » - Entrambi hanno detto che erano sicuri di essere assolti Roma, lunedì mattina. Claire Ghobrial andrà a piedi al santuario di Cascia per adempiere ad un voto fatto a Santa Rita, protettrice delle cause impossibili. Youssef Bebawi si recherà in Spagna per un lungo periodo di riposo. Questi i programmi immediati dei due protagonisti del « giallo di via Veneto» che ieri sera a poche ore dalla sentenza assolutoria, tra le diciannove e le venti, hanno riconquistato la libertà nonostante le difficoltà burocratiche da superare nella giornata festiva. Claire e Youssef, lasciate le carceri, sono stati portati in Questura per sottostare alle formalità di rito: impronte digitali, fotografie per l'ufficio segnaletico, indicazione del domicilio. Marito e moglie non ai sono incontrati. Youssef era allegro quando è arrivato in Questura. Sorrideva a tutti, stringeva con vigore le mani dei funzionari di polizia, agitava il braccio di fronte ai lampi accecanti delle lampade della televisione. Aveva abbandonato il maglione grigio con il quale per tante udienze s'era presentato in Assise e aveva indossato, sotto un abito di flanella, una camicia bianca e una cravatta nera a righe gialle e rosse. Insieme ai suoi difensori Giuliano Vassalli e Lia è salito al secondo piano, all'ufficio arrestati. Ad un funzionario ha detto di volere restare ancora qualche giorno a Roma. « Ma non ho documenti — ha spiegato in francese —. Mi servirebbe un permesso di soggiorno». Poi, in ascensore, ha raggiunto il quarto piano, dov'è l'ufficio della «scientifica»: foto di profilo e di faccia; dita poggiate sul tampone inchiostrato per le impronte. Di nuovo giù al pianterreno. Nella sala giornalisti una breve conferenza stampa. Alle domande Youssef ha risposto in inglese e in francese. < JVon sotto bravo come mia moglie, che ha imparato la vostra lingua » ha detto scherzando; ed ha aggiunto diventando Berio: « Lei è brava in tutto... ». Ora che sono tornati in libertà tutti e due, c'è da chie¬ Bebawi giunge in Questura dopo la scarcerazione (Tel. dersi come si comporteranno Youssef e Claire. Sarà possibile una riappacificazione? Dopo quello che è accaduto, potranno tornare a vivere insieme? Bebawi l'ha negato. «Non voglio vedere più mia moglie — ha detto — spero di non incontrarla mai. Che cosa penso oggi di lei* Lascio giudicare a voi». E i figli? Quale sarà il destino di Moti rati, di Nevine, del piccolo Sherif? Ha detto ancora Bebawi: «Mi voglio fermare qualche giorno a Ro- I difensori iti Claire Bebawi, avvocati Sotgiu (al centro) e Petrella (a sin.) si abbracciano dopo la sentenza ma, insieme a mia sorella Narguis e ai miei nipoti Soubi e Annelise. Devo loro molta riconoscenza: mi hanno assistito in questi due terribili anni; mi sono stati sempre accanto. Poi me ne andrò con i figli in vacanza, forse in Spagna. Rivivrò i vecchi bei tempi quando con i ragazzi ci recavamo al mare e ai monti. Ma questa volta saremo più felici, più legati. Quando mi sarò riposato riprenderò il lavoro; sono un uomo dinamico, questi due anni di inattività mi hanno fatto molto patire. Voglio lavorare per i miei figli; dopo tante amarezze anche loro hanno diritto ad una vita tranquilla ». Youssef Bebawi era certo che lo avrebbero assolto. Ha trascorso le ultime trenta ore di detenzione nella sua cella, a Regina Coeli, pensando al futuro perché era sicuro di uscire. Soltanto all'ultimo, quando si è trovato di fronte ai giudici, nell'aula gremita di folla, si è dovuto afferrare alla balaustra del recinto degli im putati per non vacillare. Mo menti terribili li ha definiti l'egiziano, i più terribili della sua vita. < IÀ per li non ho capito bene quale sorte mi fosse toccata — ha ricordato Youssef Poi, quando ho visto i miei avvocati, alzare le braccia in segno di gioia, ho abbandonato la balaustra, sono crollato sulla panca. La magistratura italiana è stata giusta, anche se ha voluto lasciare su di me un'ombra di dubbio. E' stato un processo lungo; ma la lentezza era necessaria; più si scavava e più emergeva la mia innocenza. Per questo non ho dato in Usmanie, quando più di un incidente ha rallentato il corso del dibattimento ». Non c'era nient'altro da dire, almeno per il momento. Youssef è risalito sulla macchina dell'avvocato e si è andato a .nascondere in qualche rifugio sicuro. La macchina di Youssef aveva appena voltato l'angolo, quando dall'altra parte di via San Vitale è apparso un furgoncino azzurro. A gran velocità l'automezzo è entrato nel cortile della Questura. Il battaglione dei fotografi si è lanciato all'assalto del cellu- lare. La portiera posteriore siè aperta: Claire s'è affacciata impaurita, afferrandosi ai carabinieri della scorta, folgorata da decine di lampi. Anche per lei ci sono state le formalità. Poi le dichiara¬ zioni. «Oggi è la festa di San ta Rita — ha detto — ed io ho fatto un voto a questa Santa protettrice delle cause impossibili: se mi avesse permesso di riabbracciare i mie.i\figli, sarei andata a piedi da \9urì Roma a Cascia. Lei mi ha ascoltato e io manterrò fede alla promessa: quando avrò recuperato le forze m'incamminerò come una pellegrina verso l'Umbria decisa a raggiungere Cascia ». Qualcuno ha chiesto a Claire: «Allora lei considerava la sua una causa impossibile? ». L'egiziana ha compreso l'insidia della domanda; ha fulminato il giornalista con uno dei suoi sguardi; con prontezza ha risposto: «Santa Rita proteggi le cause impossibili ma giuste! ». Neanche Claire vuole rivedere il marito. «Sono contenta per la sua sorte — ha detto —: è sempre il padre dei miei figli. Comunque, spero di non imbattermi più in lui». Cosa farà adesso? «Sono una donna finita, distrutta. Mi dedicherò soltanto ai figli ». Resterà a Roma? «Amavo Roma e avrei voluto viverci per sempre — ha risposto — ma troppi dolorosi ricordi mi opprimerebbero, riportandomi ai momenti più neri della mia vita travagliata. Ho amato questa città ma, evidentemente, essa non ha contraccambiato il mio amore ». Anche Claire ha trascorso le ultime ore del processo senza troppa apprensione, almeno cosi ha dichiarato: «Senza l'aiuto dei tranquillanti, ho dormito tutta la notte e anche questo pomeriggio. Quelle che trepidavano erano le mie compagne di cella: facevano tutte il "tifo" per me. All'uscita dal carcere mi sono vista venire incontro una ex detenuta con la. quale feci amicizia e che poi venne liberata. Mi ha abbracciato e baciato. "Ho sentito la notizia alla radio — mi ha detto — e sono corsa per farti tanti au- r. r.