La «Davis» femminile vinta dalle statunitensi
La «Davis» femminile vinta dalle statunitensi Battute (3-0) le tenniste della Germania nella finalissima La «Davis» femminile vinta dalle statunitensi Nel primo singolare l'americana Heldman ha superato clamorosamente la Niessen che sembrava già avviata verso il successo - La tedesca ha poi avuto un crollo fisico - La quinta edizione della gara l'anno prossimo a Berlino Gli Stati Uniti hanno vinto la quarta edizione della « Federation Cup », battendo in finale la Germania per 3 a 0. Alle statunitensi sono bastati i due singolari per assicurarsi il successo. Nel primo singolo la Heldman ha superato clamorosamente in tre partite la Niessen che sembrava felicemente avviata verso la conquista del punto in palio; nel secondo la King (ex signorina Mofflt), apparsa nettamente migliorata rispetto ai giorni precedenti, ha debellato la resistenza oppostale dalla Buding, affermandosi pure in tre frazioni. Sia la Niessen sia la Buding — ma la prima in modo particolare — sono letteralmente crollate alla distanza, accusando la fatica sostenuta nei quarti e nelle semifinali. La bionda Niessen era favorita contro la Heldman. La giovane statunitense possiede soltanto due colpi, e cioè il drive e il rovescio da fondo campo; ignora, invece, l'esistenza dei colpi al volo e soprattutto la smorzata. Contro una simile avversaria, la Niessen, molto più esperta e potente, ha avuto buon gioco nel sei d'apertura; dopo un inizio sconcertante (3 a 1 per l'americana), la tedesca si è ripresa e ha finito in bellezza imponendosi per 6 a 4. Nella seconda partita la Niessen, sfoggiando un gioco superiore, ha condotto dapprima per 3 a 0, poi per 4 a 2 e quindi per 5 a 3. A questo punto la tedesca si è disunita paurosamente e di ciò ha approfittato la Heldman per infilare quattro games consecutivi e per assicurarsi la frazione per 7 a 5. Dopo il riposo lunghissimo si è appurato che quello della Niessen era un crollo esclusivamente fisico; infatti la tedesca non è più esistita, aveva il respiro affannoso e le tremavano le gambe. Cose che capitano. Alla Niessen, purtroppo, è capitato nel momento cruciale della finale. Il 6 a 1 conclusivo della Heldman è di per sé quanto mai significativo. La King, sull'I a 0 in proprio favore, è scesa in campo decisa a tutto pur di vincere. A differenza di quanto aveva fatto sabato nelle se¬ mifinali contro la mancina inglese Jones, ieri la King ha attaccato subito con l'evidente intento di disorientare la Buding. In effetti la te- desca, sorpresa dall'offensiva della rivale, ha stentato prima di trovare la giusta carburazione e ha subito la continua iniziativa dell'occhialuta avversaria che ha sfoggiato una serie di attacchi conclusi con colpi al volo di rara precisione ed efficacia. Vinto il set d'apertura per 6 a 3, la King « ha rotto » nel secondo essendo ancora lontana dalla forma desiderata e quindi non essendo abituata ai lunghi e serrati palleggi. La Buding, rinfrancata nel morale, dopo essersi trovata in svantaggio per 2 a 3 si è assicurata quattro games, l'uno dopo l'altro, affermandosi per 6 a 3 e dando persino l'impressione di poter sperare nel successo finale. Ma dopo il riposo anche la Buding, alla pari di quanto era capitato in precedenza alla connazionale Niessen, è crollata lasciando via libera alla King che è tornata alla carica sempre più decisa e incisiva e che ha così conquistato il secondo punto indispensabile agli U.S.A. per vincere per la seconda volta la « Federation Cup ». Il doppio, disputato a risultato ormai acquisito, ha fatto registrare il successo della coppia statunitense KingGraebner in due sole partite sul duo Buding-Schultze. Poi la premiazione, gli evviva e gli arrivederci all'anno prossimo a Berlino dove avrà luogo la quinta edizione della Davis femminile. Giorgio Bellani Stati Uniti b. Germania 3 a 0. Singolari: Heldman (Usa) b. Niessen (G) 4-6, 7-5, 6-1; King (Usa) b. Buding (G) 6-3, 3-6, 6-1. Doppio: King-Graebner (Usa) b. Buding-Schultze (G) 6-4, 6-2. La Graebner, la Heldman e la King-Mofftt con il trofeo conquistato a Torino (Moisio)
Persone citate: Giorgio Bellani, Graebner, Jones, Moisio, Schultze
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