Gli italiani sanno mangiare? di Angelo Viziano
Gli italiani sanno mangiare? Il congresso medico di Bologna Gli italiani sanno mangiare? Una « coscienza alimentare » è necessaria a tutti, specie per i bimbi e i vecchi - Parecchie abitudini errate danneggiano la nostra nutrizione e, spesso, sono fonte di malanni - Occorre educare l'uomo alla dieta già dagli anni della scuola DAL NOSTRO INVIATO Bologna, lunedì matt. Nei lavori del IV Congresso nazionale di igiene alimentare, conclusi ieri, sono stati quest'anno particolarmente di scena gli alimenti dietetici; i quali vanno sempre più giustificatamente diffondendosi, specie per l'alimentazione nei primi e negli ultimi anni di vita. Parlandone bisogna non fraintendere sulla loro definizione e sui loro scopi. Il Montefredine nella sua relazione di ieri dedicata ai controlli chimici e biologici (indispensabili) di essi, ha opportunamente sottolineato che scopo essenziale del prodotto dietetico è innanzitutto quello di diminuire o inversamente di aumentare l'apporto di determinate sostanze nutritive, per esempio idrati di carbonio (sostanze zuccherine) o proteine, o di altre sostanze di particolare effetto fisiologico ai fini alimentari, come, ad esempio, le vitamine, il sodio e gli oligo-elementi. L'alimento dietetico ha pure lo scopo di offrire sostanze nutritive in un determinato rapporto di miscelazione, o in una determinata composizione, per esempio allorché si tratta di cibo destinato alla prima infanzia. Tocca adesso ai medici, ed ai pediatri specialmente, indicare volta per volta l'uso di tali prodotti, ora a scopo formativo, di accrescimento, cioè auxologico, ora a titolo preventivo o terapeutico in innumeri situazioni morbose. La relazione del prof. R. Bulgarelli, clinico pediatra di Genova, sulla moderna alimentazione dell'infanzia, e quella del prof. F. Mancini, cattedratico di scienza dell'alimentazione a Ferrara, sulla educazione alimen tare e problemi di dietetica pratica, sono state esaurien ti in proposito Educazione alimentare, coscienza alimentare, ecco ter mini che ricorrono frequen temente, con intenzioni più a largo raggio del puro ri ferimento ai prodotti diete tici di cui si è detto e sui quali il congresso ha veramente reclamata una idonea regolamentazione. Purtroppo in fatto di educazione alimentare, tuttavia, nel mondo profano c'è ancor molto da fare, senza voler strafare. Disse acutamente al con gresso il prof. Campanacci che il medico, pur non per dendo di vista il compito dietologico che strettamente gli compete ed anzi per as solverlo in modo efficace, non deve farsi tiranno, ma conciliare il meglio possibi le le necessità preventive (e per molti malanni la profi lassi alimentare è il mezzo indiscutibile) o terapeutiche con i gusti del suo paziente, Ciò che viene particolar mente asserito per l'uomo adulto già in possesso di un bagaglio inveterato di abi tudini, non contrasta certo con i saggi tentativi di edu care il gusto, specie nei ra gazzi, cercando di superare alcuni fattori psicologici del le preferenze alimentari in dividuali, ed osteggiando — come si è proposta la dotto ressa G. Giacomini in una sua interessante comunicazione — l'opinione un po diffusa che per istinto siamo guidati nella scelta della quantità e qualità degli alimenti. Che questa credenza favorisca lo stabilirsi di errate abitudini alimentari, fonte diretta di danni alla salute, la stessa dietologa lo ha constatato nel corso dello svolgimento del programma che l'A.A.I. (Amministrazione per le attività assistenziali italiane ed internazionali) sta realizzando attualmente in dieci nostre province in fatto alimentare. Si è rilevato che l'alimentazione del bambino, fin dalla tenera età, è in balìa del gusto e dell'istinto del bambino stesso. Soltanto nel primo anno di vita la dieta è oggetto di particolare attenzione da parte del medico e dei genitori. Superato questo periodo tale attenzione si attenua, per cui il barn [bino ed il ragazzo vengono 'automaticamente portati ad acquisire abitudini alimentari non razionali. Occorre, inoltre, modificare certe abitudini errate. Ad esempio oggi in molte nostre regioni la prima colazione ha un significato diverso da quello auspicabile per una razionale dieta giornaliera. La sana abitudine di iniziare la giornata con una colazione che assicuri alcuni princìpi nutritivi essenziali tende a modificarsi. La buona lazza di latte, che sarebbe tanto utile, viene trascurata nel bambino. Una colazione troppo scarsa può influire negativamente sull'attenzione, determina nel bambino una precoce stanchezza, scarso interesse per le attività didattiche; diminuisce pertanto il rendimento scolastico. Non vi porge compenso certo il piccolo pasto che di solito lo scolaro consuma a metà mattina con avidità, perché esso è sempre irrazionale Creare già nella scuola una certa educazione alimentare significa trasferirla anche nelle famiglie degli scolari. Pertanto questo compito si è assunto la citata A.A.I. Angelo Viziano
Persone citate: Bulgarelli, Campanacci, Giacomini, Mancini
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