Moderate le conclusioni dell' Internazionale socialista di Alberto Ronchey

Moderate le conclusioni dell' Internazionale socialista Conclusi i lavori del convegno a STOCCOLMA Moderate le conclusioni dell' Internazionale socialista Nei vari documenti si è adottata una cauta linea politica - Auspicate l'ammissione di Pechino all'Onu e una pacifica soluzione per il Vietnam - Una proposta per gli aiuti ai Paesi sottosviluppati - Opposizione ai fermenti del «nazionalismo atomico» tedesco DAL NOSTRO INVIATO Stoccolma, lunedi mattina. Il primo ministro svedese, Tage Erlander, ha salutato a uno a uno i rappresentanti dei cinquanta partiti socialisti: e così, con lo stile più semplice, s'è concluso il decimo congresso dell'Internazionale. I documenti approvati per fissare la politica del socialismo democratico dovevano soddisfare delegati di paesi membri della Nato e di paesi neutrali, di partiti al governo e di partiti all'opposizione (o persino usciti appena dalla clandestinità, come in Africa e in Asia), della sinistra europea e insieme del sottoproletariato ex coloniale. Da necessità così varie non potevano nascere che formule molto caute. Tuttavia l'Internazionale s'è pronunciata in parte su una serie di problemi : rapporti con l'Est sovietico e cinese; condizioni del « terzo mondo » e dell'Europa; corsa agli armamenti. L'assemblea dei partiti socialisti dichiara fra l'altro che la rappresentanza della Cina all'Onu (compreso il seggio permanente al Consiglio di sicurezza) va riconosciuta al governo di Pechino. Viene taciuto invece ogni giudizio sullo status di Formosa, nell'ambito dell'Onu o fuori. L'Internazionale chiede inoltre la convocazione di una conferenza sul Vietnam che sia rappresentativa di tutte le forze in conflitto, imponga la cessazione delle ostilità e conduca alla neutralità dell'intero paese. Nei riguardi dell'Urss e dell'Est europeo i partiti socialisti affermano la volontà di superare una « eredità di reciproci timori », ma dichiarano che, nonostante « alcune tendenze verso la liberalizzazione », la sostanza di quei regimi non è ancora mutata. II congresso denuncia con una speciale mozione le restrizioni imposte tuttora ai tre milioni di ebrei dell'Urss: dal divieto di raggiungere Israele, alla privazione dei diritti accordati alle altre nazionalità sovietiche. Una svolta della politica del mondo industriale verso le aree depresse viene proposta in un documento sullo sviluppo del « terzo mondo » : aiuti pari almeno all'uno per cento del reddito nazionale delle società sviluppate, migliori termini di scambio fra materie prime e beni strumenta-li, concorso internazionale per il controllo del boom demografico. L'Internazionale condanna poi la segregazione razziale del Sud Africa, il regime di Smith in Rhodesia, il dominio portoghese in Angola e nel Mozambico. Tuttavia i rappresentanti del partito socialista della Rhodesia (o Zimbabwe, com'essi dicono) hanno diffuso una lettera di protesta contro la reticenza degli inglesi e il modo generico in cui la questione è stata discussa. I partiti socialisti giudicano con particolare apprensione, per l'avve¬ nire, le condizioni del Medio Oriente. Essi denunciano le minacce incombenti sulla repubblica di Israele, a causa del « pesante flusso di armi che giunge ai paesi arabi, provocando uno squilibrio dì potenza dal quale derivano reali pericoli ». Sulla crisi della Nato, l'Internazionale non si pronuncia: essa raccoglie troppi neutrali. I socialisti raccomandano invece che venga colmata la scissione della economia europea in due gruppi di paesi: il Mec e l'Efta. Una lunga risoluzione sul rischio di « proliferazione » delle potenze nucleari precisa che l'Inter¬ nazionale socialista avversa la tendenza a disseminare le armi atomiche sotto ogni forma, « sia diretta sia indiretta ». Alla lettera, dunque, tutti i partiti socialdemocratici si oppongono anche ai fermenti del nazionalismo atomico tedesco. Alberto Ronchey