Moro a Berlino di Giovanni Giovannini

Moro a Berlino Moro a Berlino Il Presidente del Consiglio accolto ieri con grandi onori dalle autorità dell'ex capitale tedesca - In serata si è incontrato con i tremila italiani che vivono nella città - « Voi — ha detto — siete qui a Berlino viva espressione di quell'unità europea che noi cerchiamo» - Oggi la visita al «muro» Ieri mattina Moro aveva avuto un cordiale colloquio con il presidente Luebke (Dal nostro inviato speciale) Berlino, 29 giugno. H presidente del Consiglio on. Moro, terminati ieri sera i colloqui con il cancelliere Erhard, ha lasciato stamane Bonn (da dove era poco prima ripartito per l'Italia il ministro degli Esteri on. Fanfani), iniziando un viaggio di tre giorni attraverso la Repubblica Federale tedesca. Sul suo aereo speciale della Panamerican — una delle tre sole compagnie autorizzate ad assiourare i collegamenti tra l'Occidente e l'ex capitale tedesca — hanno preso posto, oltre alla figlia Maria Fida, il sottosegretario alla emigrazione on. Oliva, il piccolo seguito di diplomatici, un folto stuolo di una cinquantina di giornalisti. Come prima tappa, gli ospiti tedeschi avevano suggerito Kiel, anche per dare modo all'ospite italiano di trascorrere, dopo le fatiche dei giorni scorsi, qualche ora di riposo nella toniti caute aria marina della famosa rada militare sul Baltico. Il tempo però ha con tinuato a mostrarsi più av verso che mai; abbiamo volato costantemente sopra una grigia distesa ininterrotta di nubi; ci siamo mossi sempre sotto una fastidiosa pioggia gelata. All'avversità del clima ha fatto riscontro la grande cordialità dell'incontro fra Erich Luebke e Aldo Moro, motivo principale della tappa a Kiel, dove il Presidente della Repubblica Federale tedesca si trova in questi giorni per assistere alla famosa « Settimana ve lica internazionale ». C'è sta tò tra i due uomini politici uno scambio di doni (da parte italiana, la Divina Commedia in tre volumi e dita dal Poligrafico dello Stato) e, naturalmente, di brindisi al termine di una breve colazione. Luebke ha amabilmente paragonato Kiel alla città natale dell'ospite, a Bari: tutte e due con una università, e tutte e due in riva al mare, che ha sempre unito popoli e genti anche lontani. Ha parlato naturalmente di unità europea, di quanto si è fatto in campo economico, di quanto si deve ancora fare in quello spirituale, specie curando concretamente la possibilità di sempre maggiori contatti fra i giovani dei nostri due paesi (è un concetto sul quale i tedeschi, a cominciare da Erhard nell'intervista al nostro giornale, insistono molto incitando a passare dalle enunciazioni di principio all' realizzazioni concrete). Il brindisi di Moro è parso la continuazione dello stesso discorso. Citando a testimonianza di una comune civiltà Tacito e Goethe, Winckelmann e Mommsen e Gregorovius, « spetta ora a noi continuare -questo dialogo fecondo, assieme agli altri popoli che ne sono stati e ne sono oggi partecipi, per dargli nuovo vigore e contenuto avendo presenti le aspirazioni che oggi pervadono il nostro continente e tendano a dare unità all'Europa e un assetto libero, giusto, pacifico all'umanità intera ». Il Presidente del Consiglio non ha mancato di ripetere al Capo dello Stato tedesco la convinzione che « il vostro popolo ancora diviso si ricomporrà nella sua unità attraverso sistemi democratici e pacifici: sarà questo uno dei contributi fondamentali alla causa della pace fra le nazioni, alla quale è volta la più fervida aspirazione dell'umanità intera ». Sull'unificazione crediamo di sapere- che il Presidente della Repubblica Federale tedesca non si sia mostrato, conversando privatamente, troppo ottimista: grandi segni favorevoli non sarebbero a suo avviso in vista, proprio oggi è definitivamente fallita l'iniziativa per colloqui pubblici fra socialisti dell'Ovest e comunisti dell'Est. Dopo il commiato dal presidente Luebke, ci siamo trovati per un breve momento all'ombra della bandiera italiana. L'on. Moro ha infatti voluto recarsi a bordo del cacciatorpediniere Impavido, venuto a rappresentare la nostra Marina alla « Settimana velica internazionale » di Kiel. Accolto con gli onori militari dal comandante, capitano di vascello Bedeschi, il Presidente del Consiglio ha parlato brevemente ai trecentocinquanta uomini dell'equipaggio schierati in quadrato. Una corsa in auto fino all'aeroporto; meno di un'ora di volo lungo il « canale » settentrionale sopra il territorio tedesco comunista fino a Berlino; e giù nel più fulmineo, per il ristretto spazio, atterraggio del mondo, quello di Tempelhof. Qui, la cerimonia è solenne: un folto gruppo di autorità con il capo dell'amministrazione civica Heinrich Albertz; inni nazionali eseguiti da una banda della polizia; rivista a una compagnia d'onore. I convenevoli però sono brevi: a Berlino («muro» compreso), alle sue autorità, a cominciare da Brandt, al suo popolo, l'on. Moro dedicherà la giornata di domani. Stasera, nonostante l'ora tarda, quasi tutti i tremila italiani dell'ex capitale sono riuniti al consolato per vedere e ascoltare subito il Presidente del Consiglio (all sua prima visita nella capitale). Fra entusiastici applausi, l'on. Moro dice loro dell'affetto degli italiani per i quasi quattrocentomila connazionali in Germania: «Se grande e vivo è questo affetto, altrettanto sentito e cordiale è il compiacimento delle autorità tedesche per le qualità civiche, umane, di lavoro di cui voi tutti date costantemente prova... Voi non siete solo, come tante volte è stato detto, gli ambasciatori della patria lontana, ma volete e sapete essere anche qui in terra germanica, qui a Berlino, viva espressione di quell'organica unità europea che noi intendiamo perseguire ». Ecco il leit motiv di tutte queste giornate riaffermato ancora una voi-, ta, immediatamente dopo l'arrivo nell'ex capitale. Giovanni Giovannini

Persone citate: Aldo Moro, Bedeschi, Brandt, Erich Luebke, Fanfani, Goethe, Heinrich Albertz, Maria Fida, Mommsen