L'avv. Caveri processato per vilipendio sussiste il reato ma l'amnistia lo salva di Giovanni Trovati

L'avv. Caveri processato per vilipendio sussiste il reato ma l'amnistia lo salva La causa è stata discussa aita Corte d'Assise di Milano L'avv. Caveri processato per vilipendio sussiste il reato ma l'amnistia lo salva L'ex presidente della Regione Valdostana non si è presentato in aula ed è stato giudicato in contumacia - Era accusato di vilipendio alla nazione per un articolo scritto sul giornale del suo «movimento» in cui l'immigrazione dei connazionali in Valle veniva definita «alluvione di negroidi e di levantini» e partiti italiani venivano chiamati «stranieri» • La difesa ha chiesto per il Caveri e per il direttore del giornale l'assolutoria perché il reato non sussiste - La Corte ha, invece, ritenuto l'esistenza del reato ma ha concesso l'amnistia (Dal nostro inviato speciale) Milano, 27 giugno. Alla Corte di Assise, seconda sessione, si è discusso il processo contro l'avvocato Severino Caveri, nato ad Ivrea nel 1908, ex presidente della Giunta regionale della Valle d'Aosta. L'imputazione era di vilipendio alla nazione per aver egli scritto il 31 novembre 1965 sul quindicinale Le Peuple Valdòtain un articolo dal titolo « Nos propos pour l'avenir » nel quale definiva come « alluvione di levantini e di negroidi » l'immigrazione di connazionali nella Valle, e come « stranieri » i partiti nazionali, « affermando — così dice il capo d'accusa — una pretesa differenza di civiltà e di razza fra gli originari della Valle e gli altri italiani,, indicati in tutto il contesto come razza inferiore; qualificando come genocidio la progressiva fusione tra valdostani e provenienti da altre regioni, infine minacciando la costituzione di un reggimento di " socques " con riferimento a formazioni locali armate che in passato si opposero all'invasore è tali qualificando i connazionali». Insieme con l'avv. Caveri era imputato il direttore del quindicinale, Emilio Promenet, di 52 anni. Il processo si è discusso dinanzi ai giudici milanesi per legittima suspicione. I due imputati non erano presenti. I loro difensori — gli avv. Canino di Aosta, Salza di Torino, De Caro di Milano — hanno spiegato alla Corte che non li avevano fatti venire convinti che nulla avrebbero potuto aggiungere di utile per la causa. Il presidente dott. Lantieri si è dichiarato di parere diverso : « Sicuramente qualche utile chiarimento avrebbero potuto darlo. In ogni caso hanno preferito non costituirsi? Li consideriamo contumaci ». H reato previsto dall'art. 291 del codice penale — vilipendio alla nazione — fissa una pena da uno a tre anni di reclusione ed è di quelli compresi nel recente provvedimento di amnistia. Il fatto addebitato fu commesso il novembre scorso, quindi rientra anche nei termini di tempo. Il dibattimento avrebbe potuto risolversi in pochi minuti se gli imputati avessero subito accettato la amnistia o invece l'avessero respinta. Invece è stata scelta una via di mezzo. Dice l'art. 152 del codice di procedura penale che « quando esiste una causa di estinzione del reato (in questo caso l'amnistia) ma già esistono le prove le quali rendono evidente che il fatto non sussiste o che l'imputato non lo ha commesso (...) il giudice pronuncia in merito prosciogliendo ». Il P.M. ha chiesto di discutere la causa per vedere se non c'era reato o se c'era. Nel primo caso assolutoria con formula piena, nel secondo caso amnistia. Egli si è detto convinto del reato ed ha chiesto l'amnistia. La difesa ha insistito per l'assolutoria completa. La Corte di Assise ha concesso l'amnistia; nella sentenza (come fa obbligo la norma citata) spiegherà perché non ha accolto la tesi della difesa, ma ha ritenuto che sussista il reato imputato all'avv. Caveri. L'articolo incriminato è stato scritto in francese. In esso si esalta l'originalità etnica della Val d'Aosta e si afferma che la politica dell'Union Valdótaine si svolge sub specie aeternitatis. E' un articolo che incomincia con questa frase: « Se un uomo si tuffa in un fiume, è immerso nell'acqua che lo circonda e che scorre lontano ». Da questa premessa si passa alla defi nizione del tempo: « Il passato è una catena lunghissima, una durata r'i miliardi di anni dalla creazione della luce », il futuro « è sospeso tra l'esistenza del tempo e la sua negazione ». I valdostani sono chiamati a vivere il momento attuale « che rappresenta l'ultima maglia di una lunga serie di avvenimenti » a cominciare « dal primo neolitico che è entrato in questo grande solco, inqopilatcanmncfl'tlc rdhLdgQssPlpbngafrncmg in questa grande trincea, in questa fortezza delle Alpi occidentali », ma debbono preoccuparsi di assicurare il futuro ai loro figli « fino a quando un celto-ligtire-latino - burgundo - savoiardo, cioè un valdostano, vivrà ancora in questo paese e non sarà stato completamente fagocitato o sterminato con la vaselina democratica o con la maniera forte di marca fascista dall'ultima alluvione di levantini e di negroidi ». I valdostani, continua l'articolo, debbono essere consapevoli della loro comu- L'avv. Severino Caveri nità. E l'avv. Caveri si lamenta di certo marionette arrivate di. fuori : « i burattinai di Roma, scesi all'ultima decadenza della confusione bizantina - della corruzione levantina, le fanno agire tirando i fili a ottocento chilometri di distanza». Ma chi sono queste marionette? Sono i gauleiters dei « partiti stranieri » i quali non hanno miai capito nulla della psicologia valdostana, che è «seria, fiera, gallicana, giansenista, indipendente, popolare nella sostanza aristocratica, nella fierezza del gusto e dell'arte ». Non possono capire nulla perché sono teste di legno, obbediscono come soldatini di piombo « agli oligarchi dei partiti stranieri »; d'altronde, anche se capissero, farebbero finta di non capire « perché vogliono continuare a mangiare la loro pietanza di onagri, cioè di asini selvatici, semi-africani o sottoalimentati ». Sono pirati vergognosi, che sognano di mangiare ranci sempre più abbondanti « a base di circonvallazioni, di autostrade ». I valdostani, continua Caveri, « non ancora completamente romanizzati » sono « di un'altra pasta, di un'altra razza ». Pertanto faranno piazza pulita di tutti gli avventurieri che « hanno appeso il cappello al primo water closet valdostano », di tutti i corvi, gli avvoltoi, i becchini. Se necessario si riuniranno in un reggimento di socques e « salderanno il conto per tutti gli sporchi ricatti di ieri e di oggi ». Conclude: « Un giorno o l'altro i valdostani spareranno sul mucchio. Il dio Penn sceglierà i suoi ». La difesa si è battuta per dimostrare che nell'articolo non c'è vilipendio alla nazione in quanto le parole offensive sarebbero rivolte solo ai partiti o agli abitanti di certe regioni, ma non a tutti gli italiani. « Certamente — ha detto l'avv. Canino — un torinese o un milanese non potrà mai essere considerato un levantino ». « E perché no? — ha ribattuto il Presidente. — Rispetto alla Valle d'Aosta sono a levante ». Caveri, ha proseguito la difesa, voleva soltanto esprimere la preoccupazione dei popoli occidentali di essere fagocitati dai popoli asiatici. Pres. : « E ì negroidi?». Avv. Canino: « Beh, i negroidi sono una limitazione, una parte di italiani. Ma offendere una parte non significa offendere l'intera nazione, quindi il reato non sussiste ». L'avv. Salza ha voluto chiarire il termine « partis étrangers ». L'aggettivo francese, ha detto, ha una apertura molto più larga che in italiano e lo si può tradurre «forestiero». Quindi non partiti stranieri, ma partiti forestieri, non aostani, insomma diversi dall'Union Valdótaine. Pres. : « Mi vuole spiegare lei chi sono i negroidi? ». Avv. Salza : « Io non lo so, glielo dirà De Caro. Ma se non lo sappiamo io e lei chi sono i negroidi di Caveri, come possiamo iden tificare in essi gli italiani?». L'avv. De Caro non ha avuto incertezze: evidentemente sono chiamati negroidi quegli italiani che per la vicinanza all'Africa sono bruni di carnagione, scuri. Sono gli equivalenti dei terroni per i piemontesi e i lombardi. Ma guai se un meridionale si sentisse offeso per quella parola. « Guardi, signor Presidente, io sono immigrato da Ifl anni a Milano, il collega Canino è un napoletano, Salza è di Caserta. Tutti terroni, per i milanesi». Secondo De Caro l'articolo di Caveri dal punto di vista etnico è campanilistico, dal punto di vista giuridico è regionalistico, mai però suona vilipendio alla nazione: «è mb articolo dì accesa polemica e in esso dobbiamo cercare un fondo di umorismo, come là dove scrive che i valdostani faranno piazza pulita con la scopa ». Il P. M. lo ha interrotto: « Io leggo " sparando nel mucchio ". Confesso che l'umorismo non lo vedo ». E su questa divergenza di vedute si è conclusa la discussione. Come già detto la difesa ha proposto l'assolutoria piena per insussistenza del reato, la Corte invece ha dichiarato estinto il reato per amnistia. Il P. M. si è riservato di ritornare alla Procura di Aosta alcuni numeri del quindicinale con articoli dell'avvocato Caveri perché il magistrato veda se debba rispondere di altre accuse. Giovanni Trovati ttcsgtdniiiimiiimiiiimimmmmimiiim i u