L'uomo morto con il nome d'un altro truffava gli aspiranti alla pensione

L'uomo morto con il nome d'un altro truffava gli aspiranti alla pensione Indagini tla Torino a Milano, da Ventimiglia a Genova L'uomo morto con il nome d'un altro truffava gli aspiranti alla pensione Da due anni viveva a Torino, si spacciava per colonnello, presentava la carta d'identità sottratta a una delle vittime: vi aveva sostituito soltanto la fotografìa - A Genova era conosciuto per Giancarlo Bonomi, milanese - Trovati nell'alloggio altri documenti intestati a Carlo Bellomi di Erba: è il nome esatto da mettere sulla tomba? - Oggi arriva il vero Cattaruzza, la cui morte fu annunciata alla famiglia Chi è sepolto nella tomba numero 4931, settima ampliazione campo E, del cimitero di Torino? La lapide provvisoria portava il nome di Giovanni Cattaruzza, ma domenica si è accertato che costui è vivo. Il morto, prima che si spacciasse per Cattaruzza, era conosciuto per Giancarlo Bonomi. Ma si chiama veramente Bonomi. Pare die anche questo nome sia falso. Quello esatto sarebbe Carlo Bellomi, di Luigi e di Rosa Bonora, nato a Milano il 16 maggio 1897, e trasferitosi ancor giovane a Erba di Como. La polizia e i carabinieri di Torino, di Genova e di Milano cercano di chiarire tutta la vicenda. Una cosa è certa: il defunto era un truffatole. E' bene riassumere i fatti. L'8 giugno scorso alle 15 si presenta alle Molinette un uomo sui 60 anni: « Sto male, sono molto malato, temo di morire », dice al pronto soccorso. Effettivamente ha un viso segnato dalla sofferenza. Lo ricoverano, lo visitano, incominciano le cure. Ma è gravissimo, questione di ore. Alle 20 muore. Entrando aveva lasciato all'*, accettazione » la carta d'identità con la foto: Giovanni Cattaruzza. 59 anni, via Caprera 50. Due giorni dopo viene sepolto. I carabinieri cercano i parenti, perché in via Caprera il « Cattaruzza » viveva solo. Li trovano a Santa Margherita: la moglie Erminia Cabrini, 65 anni, la figlia Annamaria, 25 anni, sposata con Agostino Mattei. Da dieci anni i coniugi Cattaruzza sono separati: moglie, figlia e genero sanno che lui abita a Vallecrosia (Imperia) dove convive con Anna Marcuzza ved. Rebaudo. Sabato pomeriggio i congiunti ricevono la notizia della morte. Il genero è incredulo: sa di avere incontrato pochi giorni prima il suocero a Genova e di averlo visto in otti ma salute. La figlia telefona a Vallecrosia, parla direttamen te con lui: «So?io vivo e.sto benissimo » risponde Giovanni Cattaruzza. Ma la comunicazione venuta dalle Molinette di Torino è chiara, dice che nella nostra città è stato sepolto un uomo sotto quel nome. Domenica 1 parenti giungono nella nostra città, non riescono a vedere la fotografia del defunto perché è chiusa in archivio, dato il giorno festivo, tuttavia attraverso le descrizioni hanno la conferma che si tratta di un altro Cattaruzza. D'altra parte non si possono avere dubbi: l'autentico Cattaruzza è a Vallecrosia e risponde al telefono. Non solo al telefono. Il nostro corrispondente da Ventimiglia, Merlo, va a trovarlo domenica e ci ritorna anche ieri. Cattaruzza è allegro, divertito per questa vicenda che accetta come buon augurio di lunga vita. Racconta: «Fino a un anno fa gestivo un bar a Genova, in via Lagaccio 1,2. Un giorno il mio amico Mario Bordoni, infermiere, padre del mio barista Valerio, mi presentò Giancarlo Bonomi, come persona qualificata, che si occupava di pratiche con la pubblica amministrazione. Gli affidai la mia pratica per ottenere la pensione di invalidità e a questo scopo gli consegnai i documenti, compresa la mia carta d'identità. Di lui non seppi più nulla e nemmeno della mia pensione. Evidentemente si è servito della mia carta d'identità alla quale aveva applicato la sua fotografia». A Torino il sedicente Cattaruzza e presunto Bonomi viveva In un alloggetto di camera, cucinino, bagno in via Caprera 50 La casa è nuova ma l'appartamento è squallido, poche masserizie e molto disordine. Il cucinino pare non sia mai stato usato e d'altra parte nei negozi della zona il Bonomi non faceva acquisti. Frequentava, quasi ogni sera, il bar di via Caprera 25. La prima consumazione era un cappuccino, poi nel corso della serata beveva una mezza bottiglia. A volte offriva da bere a tutti. Il gestore Renzo Comune dice: «Era un uomo stimato e aveva una certa signorilità. Diceva d'essere colonnello del genio in pensione e di essere molto addentro negli ambienti burocratici della capitale. Si offriva di aiutare coloro che dovevano sbrigare pratiche per la pensione ». Infatti aveva conosciuto Vincenzo Cerchio, 46 anni, via Ricaldone 12, che gli aveva consegnato, oltre ai documenti, 250 mila lire. Dice il Cerchio: « Ogni volta clie lo. vedevo, mi assicurava che mi sarebbe arrivato il libretto regolare. Ora so che non lo riceverò mai ». Vincenzo Cerchio ha denunciato la truffa al dott. Angottì della P.S. San Secondo che si occupa della vicenda. Ieri sera il funzionario ha invitato per telegrafo il vero Cattaruzza a Torino per spiegare come conobbe il Bonomi. La padrona dell'alloggio di via Caprera 50, Giannina Freda ved. Bonaretti, abitante in via Pescatore 11, ha informato la polizia che il suo inquilino non pagava l'affitto da tempo, tanto è vero che lei doveva riscuotere circa 250 mila lire. Alla questura di Genova il nome di Giancarlo Bonomi non risulta, né al casellario giudiziale né in anagrafe. Il nostro corrispondente si è recato nel bar di via Lagaccio 42, dove il Bonomi era stato presentato a Giovanni Cattaruzza. Il bar è gestito da Palmiro Piazzi, nipote del Cattaruzza. Dice il barista: «75' almeno un anno che il Bonomi non si vedeva da queste parti. Aveva accento lombardo e pare che un tempo facesse il pasticciere. Noìi eravamo mai riusciti a sapere dove abitasse ». La spiegazione all'enigma è venuta ieri sera da un nuovo sopralluogo nell'alloggio di via Caprera. Qui gli agenti di S. Secondo hanno forzato un cassetto dove erano contenuti altri documenti, carte di identità di truffati, lettere e cambiali. Alcune erano intestate a Giancarlo Bonomi, altre a Carlo Bellomi. Una carta d'identità ha messo la polizia sulla buona traccia: si vedeva distintamente che in un primo tempo era stata rilasciata a Carlo Bellomi, poi una mano incerta l'aveva truccata. Carlo Bellomi è forse il nome esatto. A Erba, fino a tre anni fa, abitava effettivamente Carlo Bellomi, era un uomo distinto, dai modi signorili; aveva anche collaborato a un giornale: «Tecnica dolciaria». Poi si era ammalato. Lasciò la vecchia residenza per sfuggire ai creditori e si trasferì a Genova cambiando nome. Incominciò la nuova vita: le truffe a chi attendeva la pensione. Nel '64 venne a Torino: Giancarlo Bonomi disponeva di un'altra carta di identità, quella di Giovanni Cattaruzza. Sotto questo nome è vissuto in via Caprera: era ammalato, ma continuava a tirare avanti d'espedienti. L'8 giugno, colpito da una crisi più grave, si trascinò alle Molinette. «Mi chiamo Cattaruzza — disse al pronto soccorso — aiutatemi ». Poche ore dopo moriva senza svelare il suo mistero. Carlo Bellomi morto alle Molinette; Giovanni Cattaruzza con la figlia Annamaria