Una partita di poca utilità

Una partita di poca utilità La Nazionale messa in eampo ieri non ha soddisfatto Una partita di poca utilità Sf è cercato di collaudare in una prova sola troppi elementi, gran parte dei quali non verranno inclusi nella «lista» per Londra - Per vincere c'è voluta la prodezza di un difensore - Molta confusione nelle manovre - Fischi dalle gradinate - L'Austria è parsa più forte della Bulgaria che ha giocato a Bologna (Dal nostro inviato speciale) Milano, 18 giugno. Diciamo la verità asserendo che ci eravamo avvicinati a quest'incontro di San Siro con parecchia diffidenza. Ragione per cui possiamo senz'altro affermare ora con sicurezza che la gara non solo non ci ha appassionati, ma non ci ha minimamente soddisfatti. Già lì risultato, di per se stesso — un modestissimo « 1-0 », dopo il * 6-1 » di Bologna —, è stato una cosa molto striminzita.. Ma questo non vuol poi dire molto, perché la partita poteva benissimo anche concludersi con un «3-0» a nostro favore: una rete è stata annullata per un fuorigioco che più insulso non avrebbe potuto essere da parte dell'ala sinistra Barison e un calcio di rigore, per un plateale atterramento di Meroni in piena area di rigore, non ci è stato concesso da un arbitro che era effettivamente molto restio ad accordare delle punizioni a favore dell'una o dell'altra compagine. Sono stati il tipo di gioco e l'andamento generale delle cose, piuttosto, a determinare il malcontento nostro e quello di gran parte degli spettatori. I quali molti proprio non erano: non più di trentamila persone certamente. Noi ci sentiamo di asserire che ci vuole un bel coraggio per definire come una prova di preparazione per una manifestazione del calibro di un campionato del mondo un incontro come questo, che è stato null'altro che un tentativo di collaudo di tipo individuale per una intera quantità di elementi, gran parte dei quali paiono già condannati a rimanere fuori della rosa dei ventidue uomini che verranno prescelti per essere portati in Inghilterra. Di giocatori che non fossero stati presenti alla partita di Bologna ve ne sono stati oggi in prova ben otto. Ed a Bologna, non si dimentichi, ne erano stati schierati in campo quindici. Otto individui — senza parlare dei cambiamenti di posizione — ò un numero notevole. Tanto più se lo si paragona al fatto che i nostri avversari sono stati molto più parchi di noi in materia: essi hanno fatto entrare verso la metà del secondo tempo una riserva sola, non per prova, ma a seguito di una lesione riportata In un violento urto con un avversario. Questa Austria che è com- i o n o i i e o i i ù i a a a, e o parsa a San Siro era una unità eminentemente composta da giocatori giovani. Una unità che puntava e punta decisamente ed apertamente all'avvenire. Essa comprendeva un solo elemento che si possa in realtà definire un giocatore dotato di esperienza: quel Buzek che recava sulla schiena il numero 8. Ma la squadra, nel suo complesso, possiede una esperienza internazionale che è superiore a quella messa in mostra quattro giorni or sono dalla rappresentativa della Bulgaria. Questo « undici » austriaco ha una specie di senso naturale del gioco. Non sarà sempre in grado di concludere le azioni, ma evidentemente sa come impostarle. Il suo è una specie di senso ereditario del -1 passato, ereditario perché è la conseguenza di quanto l'Austria faceva anni or sono. Sa come uscire con franchezza, con disinvoltura ed anche con semplicità dalle situazioni difensive più astruse trovando immediatamente l'uomo libero al quale affidare un contrattacco. Ed il controllo della palla può essere definito come ottimo in tutti quanti gli elementi. La compagine ospite si è difesa abbastanza bene per tutto il primo tempo, poi ha superato il piccolo uragano dell'inizio della ripresa, quando gli azzurri sono partiti in tromba all'attacco. Infine hanno sferrato a loro volta, improvvisamente, un gran tiro a mezzo del loro n. 5. A! termine dell'incontro, dopo che finalmente era comparso un po' di slancio e un po' di brio fra i nostri attaccanti, dopo che non uno degli attaccanti stessi, ma Burgnich, intervenuto provvidenzialmente in avanti su un calcio d'angolo, aveva segnato il punto della bandiera per la nostra cosiddetta squadra nazionale, un tiro è stato scoccato da un elemento della prima ,linea austriaca, un tiro che ha costretto Pizzaballa ad una gran parata. Così è successo che una partita che logicamente poteva e forse anche doveva essere vinta con relativa facilità, poco è mancato che non terminasse con un esito di parità per uno a uno. Diffìcile fare un commento sull'operato della compagine che ha rappresentato i nostri colori in questa occasione. Perché a questa squadra, cioè alla sua struttura, pochi o nessuno ha Unito per credere. Già il pubblico, col suo mezzo as senteismo. ha dimostrato di non crederci molto. Poi il gio co ha portato la folla stessa, particolarmente nel secondo tempo, a quella espressione aperta e anche violenta della propria opinione che è la fischiata generale. Si veniva da un « sei a uno », e questa volta si è stentato a realizzare anche una sola rete: e forse se non era proprio per l'opportunistico intervento d'uno dei terzini si sarebbe magari giunti a chiudere con un bello 0 a 0, ripetiamo. E* stato buono il primo tempo di Corso, che in quel periodo ha fatto le sole cose veramente lodevoli di colore azzurro. Poi, grande confusione, quando non è sorto grande orgasmo. Tanto che confrontando il lavoro eseguito martedì scorso a Bologna con quello svolto in questa occasione a San Siro, verrebbe quasi fatto di parlare d'un nostro regresso in fatto di preparazione e di elllcienza. Vittorio Pozzo Il goal realizzato di tesia dal terzino azzurro Burgnich, al centro, al 2S° minuto della ripresa (Telef.)

Persone citate: Barison, Burgnich, Buzek, Meroni, Pizzaballa, Vittorio Pozzo