Notte di terrore alla Spezia invasa dal cloro sfuggito da un condotto: 500 persone intossicate

Notte di terrore alla Spezia invasa dal cloro sfuggito da un condotto: 500 persone intossicate Come in una tremenda avventura di fantascienza Notte di terrore alla Spezia invasa dal cloro sfuggito da un condotto: 500 persone intossicate Centocinquanta tra uomini (due sono gravi), donne e bambini sono ancora ricoverati nei vari ospedali ■ Verso l'una e mezzo, per cause imprecisate, si è spezzato il tubo di raccordo fra un carro-cisterna pieno di gas liquido e l'impianto d'acqua della centrale Enel vicino al mare - La nube micidiale ha in breve invaso un'area di parecchi chilometri quadrati lungo la costa - Migliaia di abitanti, svegliati dalle sirene dei pompieri, dalle grida dei carabinieri e degli agenti di P. S., si sono riversati in pigiama nelle strade senza rendersi conto di quanto succedeva • Tossivano, avevano la pelle e gli occhi che bruciavano - A piedi o in auto sono affluiti verso gli ospedali - Alle 5 del mattino, finalmente, un vigile del fuoco ha chiuso il bocchettone del cloro e poco dopo il vento ha spinto la nuvola giallastra verso il mare aperto (Dal nostro inviato speciale) La Spezia, 14 giugno. Cinquecento persone sono rimaste intossicate questa notte alla Spezia da una nube di gas. Migliaia e migliaia di metri cubi di cloro sono usciti da un condotto di raccordo fra un carrocisterna e un impianto d'acqua installato vicino al mare, e che serve per la centrale termoelettrica « Valle Grande » dell'Enel. Il condotto si è spezzato per cause ancora imprecisate e il gas micidiale contenuto nel carrocisterna ha cominciato a defluire nell'aria, condensandosi in una nuvola giallastra, spessa un paio di metri, che si muoveva a poche spanne da terra spinta da un leggero vento, e ha in breve invaso un'area di diversi chilometri quadrati, lungo la costa e sul mare. Migliaia di persone abitanti nelle frazioni di Canaletto, Fossamastra, Pagliari e San Bartolomeo sono state svegliate nel sonno dall'urlo delle sirene delle autoambulanze e dei pompieri, dalle angosciose grida d'allarme che carabinieri, agenti di polizia, tecnici della centrale dell'Enel andavano gettando nelle strade che si affacciano sul molo, da cui si alzava la venefica nube di gas. Così come si trovavano, con il pigiama indosso, molti con i bambini piangenti fra le braccia, uomini e donne si sono cacciati in preda al terrore sulle auto, o sono corsi via con ogni mezzo verso il centro della città. Chi ha tardato un poco ha cominciato a tossire con violenza, i polmoni bruciati dall'acido, gli occhi pieni di lacrime, un intollerabile calore sulle braccia e su tutte le parti scoperte del corpo. In poco più di mezz'ora centinaia di persone si sono riversate negli ospedali civile e militare della Spezia e in quelli di Lerici e di Sarzana. Tutti denunciavano gli stessi sintomi. Ma nessuno nella confusione e nel panico del momento sapeva spiegare che cosa fosse successo. In breve i pronto soccorso degli ospedali sono stati invasi dal caratteristico odore del cloro. I medici sono stati mobilitati. All'ospedale della Spezia, dove era stata avviata la maggior parte degli intossicati, il primario dott. Guido Lami, con i suoi assistenti, ha cominciato a praticare le prime cure. E' andata avanti così fino a mezzogiorno, quando finalmente quasi tutti gli intos sicati sono stati giudicati fuori pericolo: una ottantina di persone è stata tuttavia trattenuta in osserva zione. Anche negli altri ospedali si è svolto per tutta la notte e la mattina il medesimo, febbrile lavoro. Stasera la situazione è questa: oltre gli ottanta ricoverati nell'ospedale civile della Spezia, altre 35 persone si trovano in quello di Sarzana, due delle quali con prognosi ri servata: Angelo Ricciu, di 48 anni, e Bonifacio Copello, di 23; una ventina — il numero non ci è stato possibile precisarlo — si trova all'ospedale militare della Spe zia, s'ignora se si tratti di abitanti della città o di ma rittimi che al momento della fuga di gas si trovavano sulle navi alla fonda nel golfo; infine altri dieci intossicati sono ricoverati alla clinica « Santa Giuliana » di Lerici. La nube di gas ha cominciata ad alzarsi dal pontile dell'Enel poco dopo l'una e mezzo: sul molo era fermo un carro-cisterna carico di cloro allo stato liquido che serve per depurare dalle incrostazioni di molluschi e di altra fauna e flora marina un grande condotto d'acqua che viene pompata dal mare e avviata alla centrale a un chilometro circa dalla riva, per il raffreddamento degli impianti; il cloro viene irrorato a intervalli di due tre ore e il contenuto di ogni carro (20 tonn. di gas liquido) viene normalmente smaltito in una dozzina di giorni. Stanotte, all'improvviso, il tubo che collega il carro con la condotta d'acqua si è spezzato. Perché? Finora non esiste una risposta ufficiale a questa domanda. Un'inchiesta è stata aperta dal procuratore della repubblica della Spezia, dott. Salutari, il quale ha fatto tagliare e sequestrare il tubo, composto di una resina sintetica, il teflon, giudicato dai tecnici il migliore per il trattamento del cloro. Uno dei dirigenti della centrale dell'Enel, l'ing. Palmarini, ci ha dichiarato : « La rottura del flessibile di collegamento deve essere ritenuta per ora accidentale. Questo tipo di raccordo è in uso in tutte le più grandi centrali elettriche del mon- do, dovunque sia necessario' impiegare il cloro per tenere liberi i condotti d'acqua dalle incrostazioni che inevitabilmente vi si formano ». li primo allarme è stato jdato nella sala quadri della centrale da una lampadina rossa che si è messa a lampeggiare come se fosse impazzita. Anche il guardiano della « stazione di clorazione» sul molo si è svegliato. Aveva la gola bruciante, gli occhi gli dolevano, il respiro si era fatto affannoso. L'uomo è uscito all'aperto gridando. Pochi minuti dopo si sono cominciate ad udire le sirene dei vigili del fuoco. I pompieri hanno cercato di avvicinarsi al getto del gas, ma l'azione del cloro li ha tenuti lontani. Gli uomini avevano gli autorespiratori, ma sulla pelle sudata delle braccia il gas diventava di colpo una soluzione acida che scottava. Il calore era infernale. Passavano i minuti. Dal mare un faro rompeva le tenebre girando vorticosamente, si udivano grida disperate di aiuto. Su una delle navi alla fonda, la « Lucia Venturi », una piccola imbarcazione che compie lavori di recupero e su cui erano imbarcati sette uomini, il primo ufficiale, Giovanni Pallottini, che si trovava in coperta con il nostromo, aveva avvertito odor di gas. Aperto il boccaporto, aveva chiamato gli altri uomini che dormivano. Temeva che ci fosse una perdita di gas a bordo. Il mozzo Alberto Provenzano, di Genova, e il marinaio Giuseppe Maratta, di Napoli, erano usciti di corsa sul ponte senza capire che cosa stesse succedendo e, vinti dal terrore, si eranogettati in acqua. Adesso si chiedeva aiuto per loro. Alcune unità mercantili e "della marina militare si sono messe in moto e dalla motocistema « Lentini » ormeggiata nei pressi, è sta¬ ta calata in mare una lan eia che in breve ha raccolto i due marittimi e poi ha tratto in salvo anche gli altri rimasti a bordo della « Lucia Venturi ». Contemporaneamente il rimorchiatore «Sansone», che accórreva verso la zona, è incappato nella nube di iiiiiimiiiiiinii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii cloro. I suoi uomini, storditi e accecati dal gas, hanno fatto rapidamente macchina indietro. Tutto questo avveniva mentre a terra l'allarme si era ormai diffuso in quasi tutta la città. Camion militari facevano la spola fra le frazioni colpite e gli ospedali, caricando tutti quelli che incontravano per le strade. Si studiava la tattica per mettere fine all'interminabile flusso di gas. Ad un certo punto è parso che soltanto indirizzando potenti getti d'acqua sulla nuvola micidiale si sarebbe potuto allontanarla e disperderla almeno in parte, così da consentire agli uomini di avvicinarsi alla mefitica sorgente. Così è stato fatto, quando già alcuni vi, gili del fuoco erano caduti a terra svenuti. La nuvola si è alzata un po', frantumata dai getti. Un pompie re, Mauro Della Gatta, si è spinto avanti, è arrivato fino al bocchettone che interrompe il passaggio del gas dal carro al raccordo e 10 ha chiuso. Erano quasi le cinque, per oltre tre ore l'incubo della nube aveva gravato sulla città. A quel punto è venuto un soffio di vento da terra, la massa gialla del gas, non più alimentata, si è spostata verso il mare, è finita al largo, disperdendosi. La gen te è tornata a casa — quel 11 che non erano stati trat tenuti negli ospedali a mat tino inoltrato: aveva negli occhi una notte di terrore; per ore ed ore non aveva capito perché era stata buttata giù dal letto e fatta fuggire, come se una tremenda sventura da fantascienza si stesse per abbattere sulla città. Giuseppe Del Colle La nube di cloro ancora incombente sulla zona della Centrale Enel della Spezia. A sinistra è visibile il vagone cisterna da un condotto del quale, per un'avaria, si è sprigionato il venefico gas (Telefoto Ansa) > ivi' nAosLgufcGrImtms Un bimbo intossicato è portato in ospedale (Tel. Arisa)

Luoghi citati: Genova, La Spezia, Lerici, Napoli, Sarzana