Gustavo VI approva che il Parlamento esamini l'abolizione della monarchia di Paolo Monelli

Gustavo VI approva che il Parlamento esamini l'abolizione della monarchia IL SOVRANO CHEJVIARTEDF ACCOGLIERÀ' SARAGAT A STOCCOLMA Gustavo VI approva che il Parlamento esamini l'abolizione della monarchia Ma è praticamente certo che, come negli altri Stati scandinavi, la Corona non corre nessun pericolo - Umanista colto ed amabile, archeologo, gode di grande prestigio : lo chiamano « Signor Dovere » - Riesce a conciliare la tradizione con la semplicità ed una naturale modestia; ha lo stesso stile del primo ministro socialista, degli uomini di governo - Ed anche in questo è un'immagine del suo paese - La Svezia è una democrazia modello, che conserva con amoroso rispetto i fasti e le memorie del passato (Dal nostro inviato speciale) Stoccolma, giugno. Ogni mattina gli abitanti di Stoccolma, al risveglio, trovando già altissimo nel cielo un sole netto e diligente, si domandano Quanti giorni ancora durerà questa benedizione. Ed essendo ospitalissimi (« nulla è più piacevole dell'essere ospitato da uno svedese ». scrive Hermann Ke.gserling nel suo Das Spektrum Europas, aggiungendo tuttavia «a patto che il corpo sia in grado di sopportare gli strapazzi di una vita comoda e ricca») essendo cordiali e festevoli stanno sospesi, se un temjio così dolce e luminoso durerà, fino all'arrivo del presidente della Repubblica italiana, e magari — se non sia troppo chiedere a que¬ sto clima lunatico — pr r tutto il tempo del suo sogiorno in Isvezia. L'inverno scorso è stato così rigido e feroce come non sì ricordava da decenni, glaciale e caliginoso: rabbrividiscono rievocandolo, li ho visti a metà maggio abbandonati sulle seggiole dei caffè, sulle gradinate degli edifici, sulle panchine dei viali, col viso levato al nuovo tepore del sole come convalescenti. Questo fatto di alzare il viso al sole, naturalmente con gli occhi chiusi chi non se li protegga con gli occhiali neri, è parso fenomeno notevolissimo a Desmond Fennel, un irlandese che ha scritto molto della Svezia, e degli svedesi, ed ha scorto in tale atteggiamento un profondo significato filosofico e psi- j cologico; deduccudone che. j gli svedesi trovano nella na1 tura conforto ad una loro j fatale infelicità; e quell'ofj feria del viso al sole è il gesto rituale di una nuova ! religione, una specie di mistica, trinità in cui entra la natura, il sole e un'ebbrezza sensuale. Che agli svedesi piaccia di crogiolarsi al sole, quando ce l'hanno per il semplice motivo che escono da un inverno lungo e nero ed hanno una labilissima estate non gli passa nemmeno per il capo, a questi teorici del culto del sole, della «adorazione pagana della na t n ra ». Snragat giungerà verso il mezzogiorno del martedì l'i giugno al Castello Reale, ove sarà ospite di re Gustavo VI. Un signore colto ed amabile che i suoi sudditi cliinma.no affettuosamente Herr Plikten, il «Signor Dovere», perché uno dei suoi motti preferiti, quando presiede il Consiglio dei ministri o va a visitare una fabbrica, è «il dovere innanzitutto»; umanista, archeologo, collezionista di preziose porcellane cinesi, lo si vede capitare ogni tanto ad una mostra d'arte o entrare a sfogliare libri in una librerìa così allo buona, con una sola persona che l'accompagna. Mi dicono che dà del tu a tutti, e gli piacerebbe che il suo interlocutore gli rispondesse nello stesso tono; come gli avviene quando si reca nella Dalarna, o Dalecarlìa, che è forse l'ultima regione della Svezia centrale ove ancora si coltiva la terra, un altopiano fertile in una corona di boschi che salgono fino alla frontiera con la Norvegia; e durante il lungo inverno quei contadini con tronchetti d'albero e un coltellino da tasca fanno certi cavallucci tozzi e ben piantati che poi le donne dipingono con vivacissimi colori, e. i turisti comperano a caro prezzo nei grandi empori di Stoccolma. Sono lealissimi, furono i primi a levarsi contro la dominazione danese sotto Gustavo Vaso (sec. XV): l'anno 191.',, quando re Gustavo V, il padre del re attuale, si trovò in urto con il suo primo ministro, dei trentamila contadini che vennero al Palazzo Reale a dire al re che erano con lui, la maggior parte erano della Dalarna. (Né creda il lettore che siano andati alla reggia in rustici panni; in una fotografìa del tempo si vedono sfilare poderosi e contegnosissimi, il cappotto con il bavero di velluto bene abbottonato e la bombetta e grossi baffi, come borghesi quali sono da un- pezzo anche se non han,.no ancora abbandonata la terra. Il primo ministro se ne dolse, disse al re che si era mancato di rispetto al Parlamento; ma Gustavo V gli rispose che era suo diritto di re comunicare liberamente e direttamente con il suo popolo). Gustavo VI, dal canto suo, non ha sollevato alcuna obiezione che si discuta in Parlamento un progetto di legge per nominare una commissione che esamini l'opportunità di abolire la monarchia Il progetto è d'iniziativa di una deputata socialdemocratica, Nancy Eriksson; ed ha tutta l'aria di essere un espediente di propaganda per le prossime elezioni. Un problema monarchico non esiste, né in Isvezia né negli altri paesi scandinavi; i comunisti svedesi non se lo sono mai posto, loro ce l'hanno tutt'al più con le quindici grandi famiglie che hanno in mano le maggiori industrie della nazione; le quali del resto, riconoscono i comunisti, non sono sfruttatrici del popolp come avviene in altre nazioni di Europa, i guadagni li investono nelle aziende, il loro tenore di vita non è offensivo (il guadagno medio delle classi più umili, il 1,0 per cento della popolazione, non è inferiore alla metà di quello della classe più elevata, che rappresenta il due per cento). E il capo del partito comunista, il signor Hermansson, e re Gustavo sono grandi amici fra loro. Re Gustavo è saggio, sa che accettando come cosa naturale che il Parlamento discuta se sia giunta l'ora di abolire la monarchia (« Fate pure, poi mi verrete a dire che cosa avete stabilito ») non fa che riconoscere lealmente un antichissimo diritto dei suoi sudditi; e ne avrà in cambio un aumento di af- simpatia. Si legge ...... , . , ge. degli svedesi del sec. XIII, « Corpus juris sueogotorum, che « gli svedesi hanno il di- ' ritto di scegliere e di depor re un re » La semplicità e la naturale modestia, le virtù più evidenti di re Gustavo, si ritrovano nel suo primo ministro Tage Erlander, di cui Saragat sarà ospite nella seconda parte della sua visita, nella sua residenza ufficiale al castello di Haga; lui vive in un appartamento d'affitto con la moglie che è insegnante, e spesso lo accompagna all'ufficio con l'auto¬ mlaclaDdtrptqtizqptmctdlelaspatgnsutedtelecrasomsastpccnilvsos«pv mobile proseguendo poi per la. sua. scuola; e fino a qualche anno fa andava al Parlamento con la sotterranea. Da venti anni è presidente del Consiglio (e il suo partito è da trent'anni al potere). E' alto, grosso, ben piantato; una faccia ostinata, raddolcita da un frequente sorriso. Ci ha ricevuto l'altra settimana, noialtri giornalisti italiani. Superata la convenzionalità degli incontri di questo genere, si accalorò a poco a poco alle nostre caute domande, come ci fossimo ritrovati vecchi amici; ci disse che in quel momento si discuteva alla Camera d'un importante progetto di legge di natura, sociale, che la lotta, fra i partiti è spesso violenta; ci comunicò perplessità e delusioni nella sua ardua politica di Stato neutrale, allargando le braccia, giungendo ogni tanto le mani come per eccesso di passione, mettendo nel nero di un quadro molte pennellate di bianco. « La. posizione del governo è molto più forte di quanto non appaia dalle cifre ». Glielo auguro; le cifre dicono che la maggioranza di cui dispone è d'un solo voto; deputati socialdemocratici alla Camera, bassa (che corrisponde alla nostra dei deputati) 111,, opposizione (liberali, centro, conservatori) 113. E' vero che i cinque deputati comunisti potrebbero rovesciare il governo portando i loro voti all'opposizione; ma si sa, ed Erlander meglio di ogni altro, che i comunisti svedesi non vorranno mai, « per principio », favorire i partiti «capitalisti» per rovesciare un governo sociali¬ sta, anche se ne condannano la politicaMercoledì prossimo nel pomeriggio Saragat sarà accompagnato dal re alla reggia, estiva di Drottningholm, in un'isola del lago Màlar. Sarà per il presidente n* balzo indietro al tempo, una visione del settecento con tutta la grazia e il fascino di quel tempo che la Svezia era una delle più potenti nazioni d'Europa, ricca di cultura e di raffinatezze francesi e italiane. Sorge il palazzo barocco in un vasto eremo parco, con viali di vecchi tigli, e statue candide, e fontane, e collinette erte e sentieri ombrosi, un piacevole accordo di artifizio francese e di intatta natura. C'è ancora a specchiodell'acqua il padiglione da bagno di Carlo XIII, e il palazzetto cinese della regina Luisa Ulrico. E un gioiello intatto è il teatro di corte, unico rimasto in Europa di quel tempo; quando nel 1.920 il professore Agne Beijer ne aprì la porta chiusa da più di cento anni trovò che non c'era nnll'altro da fare per rimetterlo in pristino che fare un po' ordine e togliere la polvere. Vi si son dati spettacoli raffinati, lo stesso repertorio del tempo di Gustavo III « il re incantevole », opere di Scarlatti, dì Pergolesi, di Haydn, di Paisiello, di Cimarosa; commedie di Goldoni, recitate in italiano da attori svedesi; ancora con le quinte e le scene originali di Carlo Bibbiena, ancora con le macchine teatrali di allora, fra cui una per riprodurre il fragore dei flutti in tempesta di Donato Stoppani. Paolo Monelli