Il progresso economico europeo esige anche l'unità politica

Il progresso economico europeo esige anche l'unità politica Un discorso del ministro del Tesoro sull'avvenire del Mee Il progresso economico europeo esige anche l'unità politica Colombo ha ricordato che il fallimento della Ced stimolò la firma del trattato di Roma - Ora la crisi della Nato ripropone la necessità di un'integrazione politica Nessun paese d'Europa può illudersi di esercitare, da solo, un'influenza nel mondo Un anno dopo la crisi Comunità europea, che piò nel giugno 1965 e si risolse solo nel maggio scorso, abbiamo ora la crisi della Nato, l'organizzazione di difesa dell'Atlantico del Noni (North Atlantic Treaty Organisation), che raggruppa quindici Paesi: i sei del Mec più Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna, Danimarca, Norvegia, Islanda, Portogallo, Grecia, Turchia. Allora come oggi, protagonista è la Francia, che non vuole più le proprie truppe sottoposte, in tempo di pace, al comando alleato, «integrate» nella Nato. A causa di questa decisione francese, i rappresentanti degli altri 14 Paesi hanno deciso di trasferire il quartier generale della Nato da Parigi a Bruxelles che, già di fatto capitale del Mec, si avvia ora a diventare anche capitale della Nato Potrebbe essere una buona occasione per rilanciare l'integrazione politica della Piccola Europa, traendo da un avvenimento negativo, come lo è una crisi, lo stimolo per rimettere sul tappeto gli scopi politici della Comunità europea, finora messi in secondo piano dalla necessità di sviluppare le finalità economiche.. Non a caso il ministro Colombo, parlando l'altro giorno a Milano, ha ricordato che proprio sulle ceneri della Comunità europea di difesa (Ced) riprese nuovo vigore il cammino verso l'unità europea; all'indomani del crollo della Ced si arrivò alla conferenza di Messina ed alla successiva firma dei trattati di Roma, istitutivi della Comunità europea. Fu allora, ha detto Colombo, che prese piede il convincimento che non vi fosse nel mondo uno spazio disponibile per l'affermazione delle singole economie europee, ma che vi fosse invece spazio per la affermazione dell'economia europea considerata nel suo insieme. All'inizio della Comunità europea, ha ricordato il ministro del Tesoro, si era convinti che la politica di integrazione economica avrebbe provocato poi inevitabilmente il passaggio a più incisive forme di collaborazione anche sul piano politico. I progressi economici ci sono stati, e al di là di ogni previsione. Basti dire che dal 1958 al 1964 la produzione industriale è aumentata del 51 per cento nell'area del Mec, contro il 43 per cento negl Stati Uniti e il 28 per cento in Gran Bretagna; che sono state anticipate le scadenze per l'unione doganale e che con il 1° luglio 1968, si avrà la libera circolazione dei prodotti agricoli e industriali e della mano d'opera nell'interno della Comunità. Ora bisogna tendere all'unità politica. Se non si riesce a far progressi in questo campo, ha detto Colombo, si rischia di ritardare anche l'integrazione economica. E' fuori della realtà la presunzione che questo o quei Paese europeo, preso a sé, possa esercitare un'influenza e un'attrazione sul resto del mondo. Invece, la forza di attrazione della Comunità è dimostrata dalle richieste di associazione da parte della Grecia, della Turchia, della stessa Gran Bretagna e dall'iniziativa del «Kennedy round », che deve regolare ì dellascop- io, aa h ), i: ti ira a e n lo. aI rapporti doganali del Mec con p-lgli Stati Unti e il resto del mondo. La crisi della Nato ci ricorda che il futuro dell'Europa è legato non solo ai progressi dell'unità economica, ma a tutto il più vasto problema dell'organizzazione dell'Occidente. «JVoti abbiamo mai condiviso — ha detto Colombo — l'idea di un'Europa confinata in una posizione secondaria nell'ambito dell'alleanza, atlantica, così come abbiamo respinto e respingiamo l'idea di un'Europa in po¬ i : 1111 ' i m 1111111111111111111 ) 111111111 ; 11111111111 i i n l , o a e ¬ sizione di distacco e f?i " terza forza" tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Perseguiamo invece la realizzazione di una Europa che, nell'ambito dell'alleanza occidentale, abbia il suo ruolo, la sua voce e collabori a garantire la pace mondiale ed il progresso dei paesi sottosviluppati, legata agli Stati Uniti da un rapporto di interdipendenza tra eguali, capace di far esprimere al vecchio continente un contributo pari alla sua tradizione e alle sue effettive possibilità ». m. S. i : : p i ! 1111111 j i m i m 111 ì 11111111 imi immuni

Persone citate: Kennedy, North Atlantic