A Bari il centro-sinistra potrà mantenere una larga maggioranza

A Bari il centro-sinistra potrà mantenere una larga maggioranza Domenica si rinnova il Consiglio comunale A Bari il centro-sinistra potrà mantenere una larga maggioranza I partiti di governo hanno ora 39 seggi su 60 - Con il buon lavoro fatto negli ultimi 4 anni e con piani concreti per lo sviluppo della città potrebbero consolidare la loro posizione - Gli altri gruppi non offrono alternative né idee valide - I missini puntano sui vecchi temi delle licenze edilizie; i monarchici, che erano una forza, stanno scomparendo; i comunisti si battono con slogan sterili e astratti - Oggi Moro conclude nella sua città la campagna elettorale (Dal nostro inviato speciale) Bari, 8 giugno. Nel 1962 c'erano a Bari, per ognuno dei 350 mila abitanti, novanta centimetri quadrati di verde, il rapporto più basso in Italia. L'amministrazione di centrosinistra ha aperto al pubblico un parco (la pineta di San Francesco all'Arena) e il rapporto è passato ad un metro e 77 centimetri. E' pochissimo, un fatto irrisorio in assoluto, ma rispetto ad una città senza alberi né prati ha un valore almeno simbolico. Pure, in nessun comizio gli uomini del centro-sinistra ne hanno parlato. In quattro anni il centrosinistra ha municipalizzato il gas, la nettezza urbana e i trasporti pubblici, portando sostanziali miglioramenti in questi tre settori, ma soprattutto creandosi alcuni strumenti d'intervento organico per la futura espansione della città. Ma nella campagna elettorale non se ne parla. . L'amministrazione ha affidato il nuovo piano regolatore ad un urbanista famoso come Ludovico Quaroni, e sulla carta c'è già uno schema in cui si può vedere come sarà finalmente risolto il problema del fascio di binari ferroviari che oggi spacca Bari in due città (210 mila abitanti da una parte, 140 mila dall'altra). Ma i messaggi agli elettori non citano né Quaroni né le nuove prospettive urbanistiche. Ci sono le idee nuove sul destino di Bari come cittàregione, che superi le gelosie antagonistiche delle altre Provincie in una organizzazione economica meglio integrata (non più roggia soltanto agricola, Bari soltanto commerciale, Taranto e Brindisi industriali) e aperta ai positivi influssi esterni (gli insediamenti industriali del nord Italia e quelli previsti per la direttrice BariTaranto dal progetto di fabbriche meccaniche elaborato dalla Cee-Italconsult). Ma nemmeno di queste idee si discute veramente. La città sembra riluttante a staccarsi dalle vecchie dispute, tutte incentrate intorno a quella specie di sport senza regole che ha costituito per molti anni la attività economica più sen tita, cioè l'investimento del la rendita fondiaria e di parte del profittto commer ciale nell'edilizia urbana Tutti sanno che nella piazza della stazione, per le capric ciose decisioni delle varie amministrazioni, c'è un palazzo di otto piani, un altro di dieci, un altro ancora di tredici. E tutti sanno come e perché un assessore ha vietato la licenza per una autorimessa o per un chiosco o per una sopraelevazione. C'è passione per tutto questo, perché si tratta di uno sport di vecchia data, cominciato in regime fascista con esempi di grandiosa insipienza urbanistica. Così il lungomare aperto davan ti all'azzurrissimo Adriatico, e che poteva essere una via bella e suggestiva come la passeggiata di via Caracciolo a Napoli, diventa de serto e malinconico non appena le trombe suonano il silenzio nelle caserme che occupano la strada per metà della sua lunghezza. Così nel dopoguerra, lo scempio del quartiere murattiano durante le amministrazioni di destra o di centro-destra Dove l'urbanista napoleoni co aveva creato strade ( ara pie per quei tempi) in rap porto a case di due piani, c'è oggi Una selva di palaz zi di otto, dieci piani che nonostante le ambizioni architettoniche e le lussuose decorazioni, non possono ripagare la città della furiosa congestione che ne è deri vata nel traffico automobilistico, con gli insopportabili rumori e l'inquinamento dell'aria. E' un'eredità che il centro-sinistra non ha ancora affrontato radicalmente, anche perché un vero nuovo nucleo dirigente, convinto e appassionato banditore del le riforme, stenta ad orga nizzarsi intorno alla formula politica dell'incontro tra democristiani e socialisti, gruppi più modernamente preparati, come « i meridio nalisti di Puglia e Lucania», godono di stima e. prestigio, ma sono ancora in posizione marginale rispetto agli organismi che hanno il potere nella città. Tra le idee nuove e la capacità di diffonderle nei cittadini c'è come una barriera psicologica. Quello che ci vuole per il centro-sinistra a Bari, sostiene un giovane sociologo, è un buon ufficio di pubbliche relazioni. Ma soprattutto, bisogna aggiungere, è necessario che l'amministrazione si svincoli dal complesso d'inferiorità che sembra attanagliarla nonostante la sua forza (39 seggi sui 60 del Consiglio comunale). Le opposizioni non costituiscono un'alternativa né offrono idee valide per il governo della città. I monarchici, che una volta erano una forza, oggi si avviano a scomparire. Un loro grande cartellone grida pateticamente « Baresi ritroviamoci », ma l'appuntamento sembra già perduto. I missini sono tenuti insieme dal vetusto Di Crollalanza e concentrano la loro battaglia elettorale sui vecchi temi delle licenze edilizie e dei veri o presunti scandali che ne sarebbero derivati. I comunisti, pur avendo rinnovato con una pattuglia di « ingraiani » il loro gruppo dirigente, sono impantanati nelle parole d'ordine nazionali («unità non scissione », « socialismo non socialdemocrazia») che suonano sterili ed astratte in mezzo alle polemiche cittadine. Tuttavia, comunisti e missini sono dinamici e aggressivi nella loro campagna. Il pei conta di confermare il 12 giugno la tendenza all'ascesa delineatasi tra il 1962 e il 1964: dal 16,8 al 23,6 per cento. I missini tentano di arrestare la frana che ha colpito la destra nel 1956. Dopo la disgregazione dei monarchici essi non sognano più di avere un sindaco come quello del 1952 (il monarchico Chieco, pittoresco quasi come Lauro a Napoli e per di più spalleggiato dalla mo glie « Donna Maria » che sapeva scatenare le folle ba ciando la pietra del monumento ai Caduti). Sperano soltanto di impedire un ul teriore travaso di voti ai li berali che pure in due anni hanno fatto una grossa avanzata: dal 2,7 al 9 per tento. Il centro-sinistra, col ba gaglio del lavoro fatto e con le nuove prospettive aperte allo sviluppo della città, potrebbe bloccare la crescita dei comunisti e dei liberali, consolidando la sua posizione. In ogni caso manterrà la Giunta con larga maggioranza. Saranno confermati anche gran parte degli attuali amministratori (che sono in carica da due anni, avendo dato il cambio ad una prima non brillante coalizione dello stesso tipo), a cominciare dal sindaco Gennaro Trisorio-Liuzzi (de) e dal Vicesindaco socialista Antonio Di Napoli. I socialisti devono verificare in queste elezioni la forza del psiup, che alle provinciali del 1964 non riuscì, per ragioni procedurali, a presentare una sua lista. I socialdemocratici contano di ottenere 5 seggi al posto dei 3 attuali. La de è rimasta tra il 1962 e il 1964 sostanzialmente stazionaria su poco più del 39 % dei voti. E' una posizione forte che essa raggiunse, come per una ventata, insieme all'affermazio¬ ne del centro-sinistra suscala nazionale e all'ascesapolitica dell'on. Moro Il Presidente del Consiglio è in questi giorni in Puglia e domani conclude nella sua città la campagna elettorale. I democristiani, ma anche gli alleati di centro-sinistra, attendono da lui quella più vasta apertura di orizzonti che gli amministratori locali hanno delineato in questi anni, iiiiiimiiiiiiiiiNNiiiiiiiiiimiiiiiiNiiiiiiNiiiiii ui senza però riuscire a farne a (un'emozione popolare e a e a o trarne slancio per la loro azione. Già De Martino per il psi e Rumor per la de hanno qui pronunciato discorsi di grande suggestione. Ma soltanto con Moro, che è barese, l'orgoglio e la passione stracittadina potranno dare anima ed entusiasmo all'impegno di centro-sinistra. Fausto De Luca LE ELEZIONI A BARI COMUNALI 1962 POLITICHE 1963 ' PROVINCIALI 1964 P A R T 1 T 1 fsol° cm& votl 1 % seggi ij voti j % ; votj % Dc 59.722 39,4 25 66.390 39,2 I 59.704 39,1 Psi .... 25.300 16,7 10 1 25.320 14,9 20.666 13,5 Psdi .... 7.196 j 4,8 3 7.473 4,4 8.067 5,2 Pri .... 4.140 2,7 ' 1 2.429 1,4 — — Pci .... 25.499 16,8 10 ' 32.220 19,0 36.134 i 23,6 PH . . . • . 4.145 2,7 ! 1 8.434 4,9 ; 13.830 1 9,0 Msi . . . . — — ; — 20.472 12,1 1 — \ — Pdium ... — — 1 — || 4.351 2,5 1 14.197 9,3 Msi-Pdium . 25.529 16,9 , 10 — — _ _ Nota - Nelle elezioni provinciali del 1964 Prl. per ragioni procedurali. Psiup e Msi non riuscirono a presentare le loro liste

Persone citate: Antonio Di Napoli, Chieco, De Martino, Donna Maria, Fausto De Luca, Gennaro Trisorio-liuzzi, Ludovico Quaroni, Moro, Quaroni, Rumor