E' morto lo scultore Jean Arp uno dei fondatori del Dadaismo

E' morto lo scultore Jean Arp uno dei fondatori del Dadaismo La line dell'artista in Svinerà, a 79 anni E' morto lo scultore Jean Arp uno dei fondatori del Dadaismo Amico di Klee e di Kandinsky, aveva creato a Zurigo il movimento « Dada », nel 1916 Intendeva protestare contro la società che aveva permesso gli orrori della guerra Il passaggio al Surrealismo e a un nuovo Astrattismo naturalista negli ultimi anni Bermi, 7 giugno. Lo scultore Jean Hans Arp, uno dei maestri dell'arte contemporanea, è morto questa mattina all'alba nell'ospedale di Basilea, dove era stato ricoverato per un disturbo cardiaco. Aveva 79 anni. La fama di Jean Arp, Ria da gran tempo noto e spesso ammirato dai nostri cultori d'arte, si diffuse in Italia quando nel 1954 gli fu assegnato il gran premio riservato dalla Biennale di Venezia agli scultori stranieri per la sua mostra nella sezione francese che riuniva 24 bronzi, legni, marmi oltre un arazzo tessuto ad Auhusson; e più di un benpensante allibì apprendendo che si giudicavano capolavori di scultura rielle strane forme lisce, curvilinee, ovoidad che rispondevano a dei titoli altrettanto bizzarri come Martello in flore, Cravatte e ombelichi, Andando con gli artigli. Scultura di silenzio Corneille, e via dicendo. Ma quei benpensanti (che forse non avevano tutti i torti) dimenticavano che Arp, nato a Strasburgo il 16 settembre 1887, affascinato dalla pittura e « sconvolto dai primi contatti con l'arte moderna n Parigi » appena diciassettenne — come ha scritto 11 suo biografo e critico Michel Seuphor —, allievo dell'Accademia di Weimar e poi di quella parigina Jullian, amico rii Klee e di Kandinsky, coi quali aveva partecipato alla mostra nel 1912 del rivoluzionario « Blaue Reiter », era stato nel 1916 a Zurigo il fondatore — con Tristan Tzara, Janco, Ball e Hiilsenbeck — del famoso movimento « Dada » che teneva le sue nichilistiche riunioni al Cabaret Voltaire. Ognuno sa che cosa fu quel movimento essenzialmente di protesta contro tutte le manifestazioni, comprese quelle artistiche, di una società, anzi di una civiltà, che aveva permesso gli orrori e l'inutile massacro della guerra. Si trattava quindi di far tabula rasa d'ogni prodotto dell'intelletto e dell'arte maturato in secoli o In millenni del pensiero umano, e di esaltare, in conseguenza, il < nulla * con implacabile logica. La stessa parola « Dada d non significava nulla; si dice che fu trovata aprendo a caso il dizionario Larousse («Dada, cavalluccio a dondolo per bambini »), e appunto il caso diverrà la sistematica guida del Dadaismo artistico, poetico, letterario; pur tenendo conto che il movimento protestatario aveva avuto 'in precursore in Marcel Duchamp, il padre dei ready-made ricomparsi ai giorni nostri con la Pop-art, colui che espose la Gioconda coi baffi e agli Indipendenti di New York nel 1916 lo scolatoio di bottiglie, la fontana-orinatoio e altri oggetti del genere. E' chiaro che Dada non poteva prendere in considerazione l'aspetto dell'uomo e del mondo naturale, che perentoriamente negava. La sua poetica distruttiva poteva tutt'al più trovar contatti ora col Surrealismo ora con l'Astrattismo; ed infatti fin dal 1916 Arp, che frattanto componeva poemi in francese ed in tedesco, dà prova di simpatia astrattistica illustrando con silografie le Preghiere fantastiche di Hiilsenbeck, e l'anno dopo il Chiòma Calendrier du Coeur Abstrait di Tzara. Importante per lui è poi l'incontro, nel 1920 a Colonia, con Max Ernst (il maestro surrealista del quale sta per inaugurarsi a Venezia, in Palazzo Grassi, una grande esposizione a cura del Centro dell'arte e del costume), e nel 1923 ad Hannover con Schwìtters, della cui rivista Afera (altra parola Inventata) diviene collaboratore. Il dadaista è ormai un surrealista convinto, e nel 1929 tiene a Parigi la sua prima grande esposizione di rilievi policromi. Viene quindi il tempo dei quadri — ha detto Seuphor — «a spaghi cuciti, rielle carte strappate e delle prime sculture a tutto tondo nelle quali Arp preciserà sempre più 11 suo stile Insieme morbido e nitido, che gli ha dato fama universale >. Sono sculture nelle quali predomina, con un eccezionale sforzo di sintesi che In un certo senso si richiama alla più alta classicità, 11 valore dei volumi su cui la luce gioca con una finezza di sfumature talvolta ammirevole. Ne è esempio 11 grande Torso in marmo bianco (1931) della collezione Miiller-Widmann di Basilea, cui assomigliano certe sculture del nostro Viani, come quella ch'è alla Galleria d'arte moderna di Torino; oppure il bronzo tortile Croissance, del 1938, o il Cobra-Centauro, candido splendente marmo del 1952. Tutto ciò non è più né Dadaismo né Surrealismo, ma Astrattismo purissimo come il bronzo Ptolémce del 1953. della collezione Curt Valentin di New York, che appunto comparve alla Biennale del 1954, vicinissimo a certe sculture dell'inglese Barbara Hepworth, che di recente i torinesi hanno visto nella mo-j ^soantrrWldomsNsfNacnuszsprstvmdcstct ^S^^S&mSS-^spesso tiene d'occhio le forme organiche, e quei modelli che al ritrovano negli stati più nudi della natura; l'antico tronco atterrato dalla folgore, o il sasso levigato dal torrente. Ha scritto Carola GiedionWelckcr dello scultore al quale andava tutta l'ammirazione di Mondrian: « Con una rara originalità Arp ha creato un mondo ed un linguaggio artistico d'una attualità assoluta. Nello stesso tempo ha fatto sorgere nuove forze dalle profondità della memoria umana. Nate da una immaginazione audacissima, esse rivelano una concezione del mondo irrazionale; tuttavia obbediscono a una stretta disciplina e sono sempre determinate da esigenze plastiche ». Per conto nostro preferiamo le esigenze plastiche dalle quali scaturirono le forme di qualsiasi scultore fiorentino del Quattrocento, o, in età a noi più vicina, di un Rodin, di un Gemito, di un Medardo Rosso, di un Manzù. Ma è innegabileche Jean Arp, nell'ora della sua scomparsa, va riconosciuto come uno dei più significativi esponenti dell'arte contemporanea, mar. ber. IIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMMI MIIIIIIIIMIMII