Itinerari sul mare

Itinerari sul mare Si scioglie l'ormeggio, si leva l'ancora, le vele al vento Itinerari sul mare Non occorrono grandi battelli, basta un'imbarcazione anche piccola ma curata e preparata a puntino, con un modesto motore ausiliario - Il cabotaggio lungo le coste, da un porticciolo ad una rada ad un'isola - Le cose da imparare: timone, bussola, «portolano» Dormire a bordo, con coperte e bevande calde - Avventure che durano un « week-end » (Nostro servizio particolare) Roma, giugno. Quante sono le imbarcazioni da diporto oggi in Italia? Non abbiamo ancora gli ultimi dati del '65, ma è certo che essi saranno di circa lai metà inferiori a quelli relativi alla Francia e all'Inghilterra; e, questo, malgrado il nostro paese abbia uno sviluppo costiero tanto esteso, ritenga d'avere una tradizione marinara, e sia punteggiato di baie, insenature, isole, porti. Sappiamo, d'altra parte quali sono i problemi dei costi, delle tasse e della manutenzione: tre voci che, all'estero, incidono su questo sport in misura molto inferiore che non in Italia; ma sappiamo anche che non sono solo questi i motivi dello scarso sviluppo della nautica In Italia; un altro, ad esempio, ha il suo peso considerevole: l'interrogativo degli itinerari. «E se avessi la barca, dove andrei? >, si chiedono molti, dubbiosi. La domanda sembra trovare conferma nello spettacolo dei porticciuoll riservati alle nostre imbarcazioni da diporto: una quantità di battelli (la maggior parte, direi) sono II, alla fonda, quasi in < pianta stabile >; i loro proprietari o non si vedono mai a bordo o si limitano a far della barca un punto d'arrivo della loro gita domenicale, una, specie di piccolo salottino galleggiante ove ricevere gli amici stando ben saldi all'ancora e ben ormeggiati alla banchina. E le poche barche che partono per una gita In alto mare (o rientrano in porto) sono, da questi marinai c sedentari », guardate con stupore, e i loro equipaggi sono considerati audaci, spericolati, capaci di mettere in repentaglio la vita. E' vero, invece, il contrario: agendo con giudizio e preparando coscienziosamen te se stessi e il proprio battello, non c'è alcun pericolo ad affrontare 11 mare aperto Pur avendo già navigato da. tanto tempo e da tanti anni in molti mari del mondo — e sovente con golette o schooners assai piccoli, a vela, o con motore solo ausiliario — mai avevo avuto la responsabilità diretta di una imbarcazione affidata esclusivamente a me; solo dall'anno scorso mi son trovato in queste circostanze; e ora penso che alcune mìe dirette esperienze in proposito possano servire a chiarire e concludere questo discorso con qualche riflessione suggerita dalla pratica. La protagonista dei miei racconti di vacanze sulle acque marine, è una imbarcazione di una decina di metri, in legno,, con una vela di 50 metri quadrati e un mo tore da 30 cavalli; un po' vecchiotta, fu messa a punto con molta cura e amore. Entrati in possesso di una barca, grande o piccola, non significa però poter subito presumere di affrontare il mare aperto; oltre all'imbarcazione, dobbiamo anche noi, personalmente, esser pronti a lasciare la costa e i tranquilli moli dei porti. Io stesso non mi sono azzardato a lasciare le acque antistanti il cantiere ove la mia barca era stata messa a punto se non dopo aver appreso come sì legge una carta nautica e un < portolano» (libro ove sono raccolte tutte le indicazioni relative a porti, coste, ancoraggi ecc.), e solo dopo aver imparato a bene interpretare le Indicazioni della bussola, strumento che — non dimenticatelo! — va sempre fatto controllare, dopo il montaggio sulla barca, da un tecnico specializzato di una qualsiasi «Capitaneria ». Dopo una prima estate di esperienze, ricordando le diverse gite compiute in mare, mi sembra che esse si possano dividere in tre categorie la prima riguarda le navigazioni di una domenica o in un giorno di festa isolato; la seconda riguarda brevi periodi di vacanza possibili nell'arco di due o tre giorni quando — ad esempio — a un sabato e a una domenica si aggiunge un'altra festività; infine la terza categoria riguarda le vere e proprie vacanze estive di due o tre settimane, la < crociera >. La « vacanza della domenica > è quella che ci salva... dal gitanti e dalle folle < della domenica >. E' la fuga dal le spiagge sovrapopolate: se il mare è buono, ci basterà un'ora o poco più di navigazione, quel tanto di vedere (sempre più da lontano) ba gnantl, ombrelloni, pattini e cabine sovrapporsi sull'esile riga della spiaggia. Raggiunta l'acqua blu profonda, si mette la vela in bando, si spegne il motore e si resta fra onde e cielo nel silenzio più assoluto godendosi un vero relax; basterà portare con noi una semplice colazione, una scaletta in legno per scendere e salire senza fatica dalla barca facendo il bagno e — se possibile — un canotto di gomma col quale potranno divertirsi i figli, remando e tuffandosi a poca distanza da noi. Potendo invece contare su due o tre giorni di vacanza, ecco già profilarsi la possibilità di una gita più complessa; si potrà raggiungere un porticciuolo vicino — come può fare chi vive sulla costa ligure, o veneta — o navigare sino a un'isola prossima — l'arcipelago toscano per chi parte da Livorno, o Ponza per chi ha la barca nella zona di Roma — oppure si potrà incrociare alla foce di un gran fiume — ad esempio il Po — per chi ha la barca a Venezia o a Ravenna In questi casi si faranno veri e propri turni al timone, suddividendo le ore di navigazlo ne per il numero delle persone a bordo capaci di tenere una rotta alla bussola; si porteranno scorte di viveri e di acqua; si dormirà a bordo e quindi ci si provvederà di coperte e bevande calde, in previsione di una notte mari na umida e fredda. Anche se la gita si concluderà nel tempo breve del week-end o poco più, essa avrà un sapore particolare, un sapore di avventura e novità, di scoperta — soprattutto — di soddisfazione per una piccola «Im presa » felicemente conclusa Folco Quilici Rientro al porto, le vele ammainate dopo una giornata d'alto mare (foto Quilici)

Persone citate: Folco Quilici, Quilici

Luoghi citati: Francia, Inghilterra, Italia, Livorno, Ravenna, Roma, Venezia