Tredici anni al pensionato che uccise la mondana "Le avevo dato i miei soldi ma lei mi scacciò!"

Tredici anni al pensionato che uccise la mondana "Le avevo dato i miei soldi ma lei mi scacciò!"Rievocato il delitto di vicolo S. Maria a Torino Tredici anni al pensionato che uccise la mondana "Le avevo dato i miei soldi ma lei mi scacciò!" Dovrà scontare anche 7 mesi per atti immorali • L'Assise gli ha concesso l'attenuante della provocazione - Il P.M. aveva chiesto 19 anni L'imputato è un astigiano sessantenne, vedovo e separato dalla seconda moglie - Dice: «Ero innamorato. Dovevamo vivere assieme. Affittai un alloggio » - Soggiunge : « Appena riscossa la liquidazione le affidai un milione. Lei andò a spenderselo e poi mi mandò via di casa » La Corte d'Assise di Torino ha condannato ieri pomeriggio a 13 anni e 3 mesi di reclusione oltre 1) mesi e 10 giorni di arresto il pensionato Francesco Sesia, 61 anno, di Tigliole d'Asti, che il 26 aprite 1965 uccise con cinque colpi di pistola, in vicolo Santa Maria 2, la mondana Vittoria Padula, 31 anni, da Saraceno di Cosenza. Fu un delitto maturato in un clima tormentoso ed'esasperato: da una parte l'uomo anziano, vedovo, con due figli grandi che fanno la loro vita, separato dalla seconda moglie; dall'altra una donna che sfrutta fino all'estremo un infelice innamorato di lei e poi lo scaccia e lo avvilisce. Lo stesso rappresentante della pubblica accusa, escludendo la premeditazione, ha chiesto complessivamente per il Sesia (imputato anche di detenzione e porto abusivi di arma e di atti immorali in luogo pubblicoj 18 anni e 10 mesi. Ma i difensori del pensionato, gli avv. Geo Dal Fiume e Majanì, hanno convinto i giudici popolari a concedere anche l'attenuante della provocazione, oltre le generiche. Per questo la pena appare relativamente mite. Al mattino l'udienza si è aperta con l'interrogatorio dell'imputato, un uomo dall'aspetto mite, ma con scatti di improvvisa vivacità. E' ancora vigoroso e porta bene i suoi anni. Sesia — Ho conosciuto la Padula nel gennaio 1962 in corso Massimo d'Azeglio. Allora lavoravo ancora alla Fiat e guadagnavo circa 90 mila lire al mese. Cominciai a frequentarla. Mi disse che era stanca di quella vita e mi confidò di avere una bambina, affidata ad una balìa. Si fece consegnare regali e quattrini. Presidente — Quando decideste di vivere insieme? Sesia — Nel giugno 1962. Affittai un alloggio in corso Traiano 25, a 35 mila lire al mese. Con la mia paga, in due, avremmo potuto fare una vita comoda e tranquilla. Era appunto il mio sogno. Ma dopo appena tre giorni mi vidi arrivare in casa un giovane meridionale, che Vittoria mi presentò come suo cugino. Si chiamava Paolo Feno ed aveva 27 anni. Era stato per molto tempo l'amico della Padula. Presidente — Perché ha accettato quella convivenza a tre? Sesia — Volevo bene a Vittoria e speravo che cambiasse. Nel maggio 1963, comunque, lasciai l'alloggio di corso Traiano e mi trasferii, da solo, in una stanzetta di via Stampatori 5. Seppi in seguito che Vittoria, dopo un periodo trascorso a Leumann, era venuta a Torino e abitava poco lontano da casa mia, in vicolo Santa Maria 2. Ci rivedemmo qualche volta e andai a trovarla. Ma lei aveva un altro amico. Presidente — E" stata la Padula a chiederle di riprendere la relazione? Sesia — Sì, più di una volta. Il 5 marzo venne da me: «Ho lasciato tutti, — mi disse — sono sola e piena di debiti. Torniamo insieme e io abbandonerò anche il marciapiede ». Sembrava sincera ed accettai. Lei sapeva che stavo per andare in pensione e che avrei avuto i quattrini della liquidazione. Il 1° aprile lasciai il lavoro e il 21 ebbi le mie competenze: un milione e 369 mila lire. Un milione lo consegnai in contanti, quella stessa sera, z a Vittoria; con il resto acquistai un'auto usata. Appena avuti i soldi, la Padula cambiò atteggiamento. Il 23 aprile, mi disse che andava dalla balia, a trovare la bambina. La sera non tornò. Telefonai alla balia, preoccupato, e seppi che la Padula non s'era nemmeno fatta vedere. Rientrò il mattino successivo, verso le 11, e alle mie rimostranze rispose: "Sono stata a divertirmi con qualcuno più giovane di te". « Il 24 aprile mi recai a casa sua e le chiesi dei soldi. Mi disse che non ne aveva. "Non è possibile: ti ho dato un milione pochi giorni fa. Dammi almeno diecimila lire: non posso mica morire di fame". Mi rispose: "Cosa mi importa se muori di fame? I tuoi soldi non li vedrai più". E mi sventolò sotto il naso un libretto dì risparmio. « Ormai sapevo di essere stato giocato e volevo i miei soldi. Il 26 mi recai due volte in casa della Padula. La trovai, finalmente, verso le 14,30. La scongiurai di restituirmi il mio denaro, ma lei mi schernì e mi scacciò. Allora persi la testa, trassi di tasca la pistola e sparai » Cinque colpi, che raggiunsero la donna alla schiena, mentre tentava di fuggire. Subito dopo il Sesia andò a costituirsi Sesia — Non volevo ucciderla. Ho sparato in un momento d'ira e di sconforto. Volevo andare In questura a denunciarla per i quattrini. Presidente — Se lo avesse fatto, oggi non sarebbe qui. Il racconto dell'imputato ha avuto conferma, dalle deposizioni della portinaia Anna Grosso e di Grazia Bonarrigo, che faceva i lavori in casa della Padula. « Due volte — ha detto la Grosso — ho visto la Padula che Implorava il Sesia di riprenderla con sé, prometten¬ dogli dì comportarsi onestamente. Ma nel quartiere tutti sapevano che la donna rigirava il pensionato a suo piacimento ». La Bonarrigo ha precisato: « Ho visto il Sesia mentre dava i soldi della liquidazione alla Padula. Lei diceva di avere dei debiti, ma non li pagava. Io stessa avanzo tre mesi dì salario >. Francesco Sesia, scontata la pena, sarà sottoposto a libertà vigilata per tre anni. E' stato condannato al risarcimento dei danni da {{guidare in altra sede, a favore della bambina della Padula, Grazia, di 4 anni, il cui tutore si è costituito parte civile con il patrocinio dell'avo. Giorgio Gianoglio. - -, 8. »• II pensionato Francesco Sesia ieri in Corte d'Assise a Torino (foto Moisio;

Luoghi citati: Cosenza, Tigliole D'asti, Torino