Debutta in tv il romanzo «Oblomov» un classico dell'Ottocento russo

Debutta in tv il romanzo «Oblomov» un classico dell'Ottocento russo Debutta in tv il romanzo «Oblomov» un classico dell'Ottocento russo L'opera di Gonciarov è la storia di un proprietario terriero che non riesce a trovare alcun interesse per la vita - Stasera la prima puntata sul secondo canale: protagonista Alberto Lionello Siamo nella stagione dei romanzi sceneggiati: ha appena debuttato «Luisa Sanfelice » e già questa sera (secondo canale, ore 21,15) c'è l'esordio di un altro romanzo, « Oblomov », che Annamaria Fama e Chiara Serino hanno tratto dall'opera omonima di Gonciarov. Da tempo, nonostante discussioni e divergenze, la critica considera Ivan Gonciarov, attivo fra il 1840 e il 1880, uno dei più significativi rappresentanti della letteratura russa del secolo scorso. In genere i compilatori di manuali lo classificano come «realista»; qualcuno come «realista di temperamento romantico »: etichette che possono essere utili soltanto per una suddivisione scolastica e che però non aiutano a capire la complessità dell'arte di Gonciarov e soprattutto non tengono conto della pungente comicità, dell'amara ironia che costituiscono forse la sua attività migliore oltre che la sua forza sostanziale. Gonciarov scrisse tre romanzi, « Una storia comune ,», « Oblomov » e « Il burrone > ma la sua fama resta unicamente legata al secondo, che fu pubblicato nel 1859. E' una vicenda di una semplicità sconcertante; diciamo sconcertante pensando alla ricchezza d'intrigo e alla folla di personaggi che caratterizzano la narrativa dell'Ottocento. Il protagonista è Oolomov, un proprietario terriero che vive a Pietroburgo e che è dominato dalla pigrizia, addirittura da una forma quasi totale di inerzia: nella sua mente passano molti pensieri, nel suo animo molti sogni e desideri, ma egli finisce sempre col rinunciare all'azione e preferire uno stato di ozio contemplativo. L'amico Andrea Stolz, energico e intraprendente, cerca di scuoterlo; gli fa conoscere una dolce ragazza, Olga. Pare che Oblomov, con l'a- more, esca dal suo disinte- resse per la vita. Ma è vin- to ancora una volta dall'inerzia: rompe la relazione con Olga, si sposa con una vedova sua padrona di casa (mentre Olga diventa la moglie di Stolz) e muore senza aver concluso nulla. Ettore Lo Gatto nella sua «Storia della letteratura russa» ha osservato acutamente: «Gonciarov non volle intenzionalmente farsi interprete dei problemi del suo tempo... eppure, nonostante questo, egli ne divenne lo storico». E il Mazon, suo biografo: « E' chiaro che la atmosfera psicologica, quale si manifesta nelle opere dello scrittore, è identica a quella in cui lo scrittore stesso si sviluppò, visse e creò». In altre parole Oblomov rispecchia, trasferiti su un piano di fantasia artistica, la mentalità e l'atteggiamento di un certo largo strato della società russa attorno agli anni '60: tanto è vero che subito dopo l'uscita del romanzo fu coniato il termine di «oblomovismo ». Ci sembra superfluo aggiungere che la figura di Oblomov ha comunque una struttura universale che non può essere contenuta entro i limiti di un'epoca e di una condizione storico-politica. La sua abulia, il suo cosciente distacco dall'esistenza hanno accenti di sorprendente modernità. Il romanzo, oggi, è tutto leggibile? Rispondiamo francamente che le parti riguardanti l'amore della leggiadra Olga e gli interventi dell'amico Stolz sono guastate rispettivamente da un sentimentalismo rugiadoso di maniera e da una retorica insopportabile: l'una è una creatura artefatta, l'altro — oriundo tedesco — un perfetto esempio dell'eroe positivo, ossia un formidabile scocciatore; ma la pigrizia di Oblomov (col contorno del servo Zachar e della mn glie-padrona) è dipinta in modo stupendo sul filo di una comicità feroce ed amara. I rischi di una trascrizione in chiave di spettacolo sono svariati; d'altronde il video può essere adatto allo scavo in profondità, al ritratto a distanza ravvicinata. Il recente e ottimo esperimento de «La coscienza di Zeno» lo dimostra. De «La coscienza di Zeno » ritroveremo il protagonista, Alberto Lionello, che ci pare l'Oblomov ideale. Gli altri attori sono Bianca Toccafondi (la moglie), Giuliana Lojodice (Olga), Nando Gazzolo (l'amico), Checco Rissone (il servo), sotto la direzione del regista Claudio Fino che onestamente, con rara modestia ha parlato, in un articolo sul settimanale della Rai, del fascino ma anche delle gravi difficoltà della impresa. Ugo Ruzzolati

Luoghi citati: Pietroburgo