Una telefonata dell'ingegnere alla madre «Sto bene, non dovete più preoccuparvi per me» di Giorgio Lunt

Una telefonata dell'ingegnere alla madre «Sto bene, non dovete più preoccuparvi per me» Una telefonata dell'ingegnere alla madre «Sto bene, non dovete più preoccuparvi per me» La donna, sessantacinquenne, e vedova da 9 mesi, non ha mai dubitato per la sorte del figlio - Rifiutava di credere che esistano uomini tanto malvagi da uccidere un loro simile (Dal nostro inviato speciale) Vigevano, 13 maggio. «Questa notte, saranno state le quattro, ho sentito squillare il telefono. Potete immaginare in quale stato d'animo sono corsa all'apparecchio. A quell'ora, la comunicazione non poteva venire che da Olbia, dove mio marito si trova da alcuni giorni. I casi erano due: o si trattava di una brutta notizia — ma nessuno di noi aveva mai preso in considerazione l'eventualità che l'ing. Palazzini venisse soppresso dai banditi —, oppure era l'annuncio che aspettavamo da tanti giorni: la fine dell'incubo, la liberazione di Francesco. Appena ho sentito, dall'altro capo del filo, la voce commossa di mia cognata Cristina, ho capito che le nostre speranze non erano state deluse. Sono subito andata a svegliare mia suocera, per comunicarle la notizia. Neppure lei, in tutti questi giorni tremendi, si era lasciata vincere dallo sconforto. Trepidava per la sorte di suo figlio, naturalmente. Pregava a lungo perché il Signore lo facesse tornare sano e salvo, ma rifiutava di credere che esistano uomini tanto malvagi da uccidere un loro simile, solo perché non riescono ad ottenere la somma richiesta o perché temono di essere scoperti». Siamo nel salotto della signora Annamaria Rocchelli, consorte del rag. Alberto Palazzini, fratello dell'industriale vigevanese protagonista della clamorosa avventura in Sardegna. Non è stato facile avvicinarla, perché dal giorno del rapimento i familiari dell'ing. Palazzini hanno evitato ogni incontro con i giornalisti. Avremmo desiderato parlare personalmente con la madre dell'industriale, Maria Natale, constatare nei suoi occhi la gioia per il lieto epilogo della sua lunga angoscia. Ma la signora — ci hanno confidato — Ila bisogno di calma e di silenzio. Nove mesi fa ha perduto il marito, a questo dolore si era aggiunta la misteriosa scomparsa del figlio primogenito. Sono colpi terribili, per una donna della sua età, sessantacinque anni. Sapeva che oggi alla sua porta avrebbero bussato giornalisti e fotografi, ha pregato la nuora di farsi portavoce della sua reazione all'annuncio che l'ingegner Francesco era nuovamente a casa. Non è stato facile avvicinare la signora Rocchelli, abbiamo detto. Ancor meno facile indurla ad un colloquio sul tema del rapimento. «Cosa volete che vi dica? — ha premesso —. Tutta la storia, per noi dolorosissima, si è svolta in Sardegna. E' laggiù che potrà essere raccontata, dallo stesso protagonista. Noi, qui, ne sappiamo quanto voi ». A poco a poco la corazza di silenzio si incrina, anche se non trapelano particolari nuovi. Ammette che il marito, ragionier Alberto Palazzini -7- direttore del Civico Museo di Vigevano e anch'egli funzionario della « Nuratex » presso la sede sociale a Milano —, è da qualche giorno ad Olbia. Per partecipare alle trattative sul riscatto del frateilo f Forse per consegnare agli intermediari dei banditi la somma fissatat E qual è l'esatto ammontare della taglia che i malviventi hanno imposto per liberare l'ingegnerei La signo ra Rocchelli non sa — o non vuole — rispondere a questi interrogativi. Comunque, spiega che dopo la telefonata notturna ne è giunta in via Rocca Vecchia — dove risiede la famiglia Palazzini — un'altra stamane verso le 10. « Questa volta era Francesco in persona, a rassicurarci. Ha detto che stava bene, non dovevamo più preoccuparci. Certo la sua voce rivelava stanchezza e logorio nervoso, dopo il pericolo che l'aveva minacciato per una settimana». E la figlia primogenita dell'ing. Palazzini — Annamaria, di 16 anni, che studia a Milano presso un convitto di Orsoline —, come ha seguito la triste vicendaf «Era sempre in contatto con noi e con la madre — risponde la signora Rocchelli, — non abbiamo ritenuto consigliabile lasciarla andare ad Olbia. Lo studio, la vicinanza con i nonni materni, che risiedono a Milano, hanno alleviato la sua ansia ». Si sono dette e scritte tante cose, sul rapimento dell'ing. Palazzini. Ipotesi romanzesche, infiorate di dubbi sorti chissà come. Si è tirato in ballo lo spionaggio, il controspionag gio. La signora Rocchelli è più loquace, a questo proposito: « Conservo tutti i giornali che parlano della vicenda. Adesso che è tornato il sereno, li ri leggeremo più attentamente. Lasciamo perdere lo spionaggio e il controspionaggio che sono roba da fumetti. Ma qualcuno ha accennato, sia pure tra le righe, all'eventualità che si trattasse di una montatura. Voglio dire, che lo stesso ing. Palazzini avesse simulato il rapimento per intascare qualche milione. Qui siamo nel campo della diffamazione, dei pette golezzi malvagi. Vedremo se è il caso di reagire in ba3e alle leggi, per tutelare il nostro buon nome». Con questa battuta polemica si conclude il nostro colloquio I vigevanesi sono al lavoro, nelle fabbriche o nelle botteghe artigiane. Hanno appreso stamane dai giornali la notizia della liberazione del loro concittadino, se ne sono ralle [grati. Giorgio Lunt Il sindaco Battista Isoni, al quale i banditi hanno consegnato l'ingegnere Francesco Palazzini (Telef.)

Luoghi citati: Milano, Olbia, Sardegna, Vigevano