Madame de Staël «regina» del suo secolo

Madame de Staël «regina» del suo secolo Nel secondo centenario della nascita Madame de Staël «regina» del suo secolo A due secoli esatti dalla na- scita (22 aprile 1766) non dirò che Madame de Staél, l'autrice di Corintie (1807) e De l'Aìlemagne (1810), sia ancora viva, attuale ed ammirata da tutti. Ormai, soltanto gli specialisti leggono i romanzi, le opere letterarie e politiche di una delle più famose scrittrici del Romanticismo. Tuttavia, non sarebbe esatto credere che, con l'oblìo delle opere, sia caduto un velo anche su di una personalità femminile fra le più singolari dell'Europa ottocentesca. Ancora oggi, attorno a Madame de Staci, al suo temperamento, alle idee che seppe sintetizzare e diffondere si agitano curiosità e passioni non diverse da quelle manifestate dai contemporanei quando con stupore osservavano la figlia del banchiere Necker sconvolgere dei cuori, mutare dei destini, nobilitare uomini e idee. Per tutto quanto ci lega, nel bene e nel male, all'epoca romantica, noi siamo sempre sicuri che Madame de Staél rappresentò in modo autorevole e brillante il suo tempo. In primo luogo, Madame de Staci rappresentò il suo tempo con un'energia sentimentale incomparabile. I più opposti giudizi furono formulati da censori arcigni e da ammiratori benevoli per una donna alla quale seppe resistere soltanto l'orgoglio politico di Napoleone. In realtà, non c'è dubbio che la moglie infelice del barone Staci de Holstein, la madre di quattro figli, l'amante appassionata di Benjamin Constant, l'amica di tanti uomini dell'Europa romantica ebbe un temperamento che coi suoi amori travolgenti sempre attirò ingegni di alto valore ben disposti ad esaltare il potere della orgogliosa signora. Quanta ironia non hanno suscitato gli amori, i furori, le lacrime sparse da Madame de Staél per tutta l'Europa in cento corrispondenze! Già all'epoca delle prime riunioni di Coppet in ogni modo fu ridicolizzata la regina di una corte provinciale popolata da uomini di talento attirati dal fascino di una donna brutta. Già in quel tempo, e per sempre, i contemporanei non perdonarono mai a Madame de Staél di amare con generosità eccessiva, così come sempre l'accusarono di pensare con troppo idealismo e di operare con entusiasmo. Eppure, già allora, menti acute osservarono come non diversamente si manifestasse un temperamento che, per realizzare i suoi progetti sociali, politici, letterari, aveva bisogno di sentirsi circondata da un intenso calore umano. Anche meglio Madame de Staél rappresentò il suo secolo con una coerente lotta politica. Guidata dall'esempio del padre, operando al fianco di Benjamin Constant, non si lasciò sedurre né dal miraggio anche troppo attraente dell'assolutismo né dal facile richiamo delle fazioni. L'ingegno della scrittrice brillò, soprattutto, nel generoso tentativo, non privo di inutili entusiasmi e di molte ingenuità, d'indicare ai partiti, e, in modo particolare, al partito di Napoleone, la via della nuova Europa che soltanto si poteva formare preparando un più maturo ideale di libertà. Certamente presunse troppo quando con Narbonne, poi con Benjamin Constant, persino in alcuni tentativi con Napoleone e Giuseppe Bonaparte, credette di guidare la politica del suo tempo. Tuttavia, resta certo il fatto che, pur con gli errori di un sentimento sempre inutile nelle vicende politiche e con gli slanci di una passionalità mai disciplinata, Madame de Staél operò fruttuosamente per convincere l'Europa tutta ad assimilare nel modo migliore le conquiste effettive della Rivoluzione. Cominciando dalle Rcflexions sur la puix (1794) fino alla morte (1817), Madame de Staél fu sempre fedele a se stessa rappresentando nella polemica sociale e nella lotta politica un principio di libertà fondato sulla difesa dei diritti dell'individuo, sull'esigenza di un parlamento, su di una amministrazione efficace e rigorosa. Lottando contro ogni forma di assolutismo, sorda ai rancori dei monarchici e alle aspira- zioni dei giacobini, la figlia di Necker propugnò un ordine politico posto sulle basi della egalità e del generale consenso. Colei che, all'inizio della sua attività politica, era stata definita, non senza acredine, la « Baccante della rivoluzione », quando morì ben meritò di essere salutata la più convinta Baccante della libertà ». Spente le luci della retorica romantica, ancora il Croce riconosceva alla scrittrice il merito di rappresentare il nuovo pensiero con maggiore precisione di altri filosofi più qualificati e più famosi. Tuttavia, non soltanto con il suo cuore travolgente e con la sua passione politica Madame de Staél fu la regina del suo secolo. La giovinetta che nel salotto della madre aveva ammirato Diderot e ascoltato la lettura di Voltaire, la scrittrice che nel 1788 aveva composto le Lcttres sur le caraetcre de /.-/. Rousseau, nel 1803 incontrerà Goethe e Schiller a Weimar, visiterà nel 1805 per circa sei mesi l'Italia, nel 1812 andrà in Russia e in Svezia, ritornerà in Italia nel 1815. Oggi, i concetti con i quali Madame de Staél affermò il suo cosmopolitismo letterario possono anche sembrare non sufficientemente meditati. Ma, negli anni in cui il primo Romanticismo raccoglieva l'eredità del pensiero settecentesco e innalzava le barriere dei primati nazionali, lo sforzo di Madame de Staél di arricchire con i contributi tedeschi e italiani la tradizione del Classicismo francese deve essere riconosciuto come un grande merito. Più grande merito ebbe la scrittrice diffondendo una particolare concezione della poesia, accettando l'insegnamento dell'Illuminismo circa i rapporti tra cultura letteraria e società politica, approfondendo una concreta storiografia che, operosa da almeno quattro secoli, allora e per merito di opere come De la letterature (1800), conquistò nuovi capitoli alla storia letteraria dell'Europa. Quando a cinquantun anni la scrittrice morì, ebbe molta fortuna un commento di Byron: «Pensa come un uomo, ma, ahimè!, è una donna ». Madame de Staél fu una donna che aveva ereditato l'energia maschile di suo padre. Incapace di stanchezza, di riposo, di scoraggiamenti, questo «proiettile di grosso calibro» secondo la definì Charles du Bos, ebbe l'opulenza fisica, il calore sentimentale, la forza intellettuale del genio che sempre vince appena appare. In verità, Madame de Staél dominò il suo secolo anche quando a Coppet (« L'hópital des partis vaincus ») sognò nostalgica¬ mente Parigi « in cui soltanto è possibile vivere»; quando, disprezzata da Napoleone, intrigò in ogni modo per ostacolare chi aveva dato ordine affinché <'. quella cagna mai si accosti a Parigi»; quando, abbandonata da Constant, dichiarò di amare soltanto chi l'aveva considerata « una colomba da preda ». Con la sua rara ricchezza sentimentale, con la sua passione politica, con le sue doti letterarie, Madame da Staci superò questi ed altri ostacoli. Tutto dominò la regina del suo secolo, impegnata per cinquanta anni contro la nemica che sola seppe resistere: la solitudine di un cuore condannato dalla propria generosità a nulla ricevere. Franco Simone