Si lascia condannare all'ergastolo poi rivela il nome del «vero» assassino
Si lascia condannare all'ergastolo poi rivela il nome del «vero» assassino Clamorosa conclusione di un processo in Francia Si lascia condannare all'ergastolo poi rivela il nome del «vero» assassino L'imputato è un infermiere che avrebbe strangolato un bimbo di 10 anni - Dopo la sentenza si alza e dichiara : « Avete commesso un errore giudiziario » ; e indica nome e indirizzo del colpevole - Drammatici incidenti in aula: parte del pubblico si schiera con l'accusato, altri affermano che è un mitomane - Il presidente della Corte convoca immediatamente il presunto colpevole e lo interroga nella notte (Nostro servizio particolare) Parigi, 7 maggio. Un clamoroso colpo di scena, nuovo negli annali delle cronache giudiziarie, ha chiuso stasera il processo contro Lucien Leger, il giovane infermiere che era accusato di avere ucciso un bambino di dieci anni, Lue Taron. Subito dopo essere stato dichiarato colpevole e condannato all'ergastolo dalla Corte di Assise di Versailles, l'imputato ha rivelato il nome di quello che, secondo lui, è il vero assassino: un certo Georges-Henry Molinaro, com¬ missario dei servizi di controspionaggio. E' difficile dire, allo stato attuale delle cose, quanto credito si possa dare alle affermazioni dellimputato. Il ritratto di Lucien Leger emerso nel corso del processo è quello di un mitomane e non è da escludere che la tardiva rivelazione sia soltanto l'ultima spavalderia di un uomo che sa di non aver più nulla da perdere. Il cadavere di Lue Taron fu ritrovato nel bosco di Verrières, alle porte di Parigi, il j mattino del 27 maggio 1964. Il bambino, che non presentava tracce di violenza, era stato strozzato. La leggenda dello < strangolatore » nacque due giorni più tardi quando giunse alla polizia la lettera anonima di un uomo che affermava di essere l'assassino. La missiva fu seguita da decine di altri messaggi analoghi, indirizzati alle autorità, alle stazioni radio e ai giornali. Erano tutti firmati < Lo strangolatore » e fornivano sulla morte del piccolo Lue una serie di particolari la cui veridicità veniva di volta in volta provata dall'inchiesta della polizia. La sinistra commedia durò trentasei giorni, durante i quali la Francia intera visse come in un incubo. L'autore delle lettere sembrava inafferrabile e probabilmente non sarebbe mai stato individuato se non si fosse gettato quasi deliberatamente nella rete tesa dagli inquisitori: due giorni dopo l'arresto, Lucien Leger si confessò autore del delitto. L'istruttoria sembrava dove re sfociare in un processo senza storie quando, qualche mese fa, il Leger ritrattò. Egli riconosceva ancora di essere l'autore delle lettere (e non poteva fare altrimenti poiché le perizie grafologiche ..erano formali) ma negava di essere l'assassino di Lue Taron. « Ho saputo i particolari del delitto da un certo Henri/, incontrato in un caffè di Montparnasse — disse —: è lui il vero assassino. Io mi sono limitato a trascrivere il suo racconto ». La storia, comunque, serabrava poco verosimile e nonostante che uno dei testimoni chiave del processo non avesse riconosciuto nell'imputato l'uomo visto uscire dal bosco di Verrières all'alba del giorno del delitto, gli stessi difer.sori del Leger non nascondevano il proprio scetticismo. La permanenza della Corte in camera di consìglio è durata poco più di due ore. Alle venti la Corte è rientrata e il presidente ha annunciato la condanna all'ergastolo. Ma la lettura de! dispositivo della sentenza non era ancora ter minata che già Lucien Leger chiedeva la parola: « Signor presidente — ha detto — voi avete commesso un errore giudiziario». Poi rivolgendosi al padre della vittima, l'imputato ha chiesto: «Il signor Taron conosce Georges-Henry Molinaro T ». Nell'aula della Corte di Assise è corso un lungo mormorio e il presidente ha faticato a ristabilire la calma. < E' senza dubbio l'ultimo infame scherzo di quest'individuo, evidentemente fiero del risultato ottenuto », ha replicato il Taron. Ma Leger ha insistito precisando che il Molinaro — il vero assassino di Lue — abitava In Rue de Rennes, nel quartiere di Montparnasse, e che ai trattava di un commissariò del controspionaggio. Il presidente ha allora chiesto all'imputato perché aveva atteso fino in fondo per fare le sue rivelazioni e Lucien Leger è uscito con questa sconcertante dichiarazione: «Per provare che nelle Corti di Assise si commettono degli errori giudiziari ». L'udienza era ormai terminata e la Corte è uscita in un baccano indescrivibile. Il pubblico, che al momento delle c rivelazioni » del- Leger era scoppiato in un fragoroso applauso, inveiva contro il signor Taron. Questi è venuto a diverbio con uno dei presenti e lo ha schiaffeggiato. Intanto, i genitori dell'imputato giuravano sulla veridicità delle sue affermazioni: « Lucien ha affidato ad uno dei suoi fratelli le fotocopie di una lettera del Molinaro. Siamo pronti a consegnarle alla magistratura ». Pochi minuti più tardi si apprendeva che nei servizi di controspionaggio non figura nessun commissario GeorgesHenry Molinaro. All'indirizzo indicato dal Leger, in Rue de Rennes, abita però una persona che risponde al nome di Georges Molinaro. Costui è stato convocato negli uffici della brigata mobile della polizia, dove si trovava ancora a tarda ora della notte. L'inchiesta, insomma, sembra ripartire da zero. ÀI Palazzo di Giustizia di Versai! les, dove la direzione delle in dagini è stata temporaneamente assunta dallo stesso presidente della Corte di As sise, si nota un'animazione insolita. J# o e i : o , i l Il condannato Lucien Leger seduto tra gli agenti in cellulare (Telefoto A. P.)
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