Rubò quadri per 1 miliardo Voleva aiutare artisti poveri

Rubò quadri per 1 miliardo Voleva aiutare artisti poveri Chiarito il clamoroso furto di Besancon Rubò quadri per 1 miliardo Voleva aiutare artisti poveri E' un ingegnere, arrestato con un complice (Nostro servizio particolare) Parigi, 4 maggio. I ladri che rubarono una cinquantina di quadri, valutati un miliardo di vecchi franchi (circa un miliardo e 250 milioni di lire), nel museo municipale di Besangon durante la notte fra il dieci e l'undici gennaio scorso sono stati arrestati. Uno di loro, Camille Jahier, di 39 anni, ingegnere ed ufficiale in congedo, è persona notissima e stimata. Il suo complice, Jean Marie Boury, di 19 anni è un manovale che possiede una residenza in Svizzera, a Porrentruy, dove i quadri rubati sono stati ritrovati al completo e intatti. Camille Jahier, che rivendica la principale responsabilità, sostiene di aver agito per attirare l'attenzione del governo sulla situazione dei giovani pittori francesi, vittime degli speculatori e degli esperti che riconoscono il valore degli artisti soltanto dopo la loro morte per far salire i prezzi dei lavori acquistati per poche migliaia di vecchi franchi. Effettivamente, alcuni giorni dopo il furto, un redattore del quotidiano L'Est Républicain aveva ricevuto con preghiera d'inoltro al ministro della Cultura, André Malraux, una lettera imbucata a Besancon in cui il ladro accusava appunto gli speculatori e gli esperti aggiungendo che i quadri sarebbero stati restituiti dopo che il ministro avesse stanziato una sovvenzione di un miliardo di vecchi franchi in favore dei giovani e poveri artisti. Tale lettera non venne presa gul serio, anche perché, presso a poco alla stessa epoca, una lettera imbucata in Svizzera e indirizzata alla polizia diceva che i quadri erano nascosti al deposito bagagli del¬ la stazione di Basilea, e un'altra, lettera, - ugualmente imbucata in Svizzera, diceva che erano a Neuchàtel nella casa di un francese che aveva una residenza anche sulla Costa Azzurra e si accingeva a trasportarli a Milano per venderli clandestinamente. Le informazioni erano risultate inesatte, cosicché venne considerata una burla anche la lettera imbucata a Besancon. Camille Jahier e Jean Marie Boury non avevano avuto alcuna difficoltà ad entrare nel museo dove erano in corso i lavori di edilizia per il restauro. Indisturbati, tolsero le tele, i disegni, gli acquarelli dai quadri, e li portarono via. C'erano, tra l'altro, diciotto disegni di Fragonard e tre di Bou cher, una tela del Caravaggio, due Veronese, un Rembrandt e due Tiepolo. Le indagini segnavano il passo e da ultimo furono praticamente abbandonate. La polizia aspettava che, come avviene spesso, i ladri si tradissero in qualche modo, o che l'indizio rivelatore cadesse in suo possesso. Cosi è avvenuto. Non si sa come, il commissario di Montbeliard seppe, quarantotto ore fa, che l'ingegnere Camille Jahier residente nella cittadina di Audincourt, poteva essere il ladro dei quadri di Besancon. Comunicò l'informazione ricevuta alla polizia giudiziaria di Digione dove provocò vivo stupore. Per scrupolo, e senza credere affatto all'informazione ricevuta, i due ispettori andarono ad interrogare il Jahier che, invece, confessò, denunciando anche il suo complice e ripetendo i motivi che lo fecero agire. |. m.

Luoghi citati: Basilea, Milano, Parigi, Svizzera