Tra l'arte astratta ed il pubblico c'è la possibilità di un «dialogo»? di Marziano Bernardi

Tra l'arte astratta ed il pubblico c'è la possibilità di un «dialogo»? IMon bastano le teorie e le oneste intenzioni Tra l'arte astratta ed il pubblico c'è la possibilità di un «dialogo»? Sere addietro è stato trasmesso dal terzo programma radio un dibattito radiofonico sul tema «Decadenza della pittura non figurativa?» al liliale hanno preso parte il dott. Luigi Carluccio, critico d'arte della Gazzetta del Popolo, il prof. Enrico Paulucoi, direttore dell'Accademia Albertina di Belle Arti, il prof. Vattimo, docente di estetica all'Università di Torino, il dott Bertasso, direttore della galleria «La Bussola» di Torino, e il sottoscritto in funzione di « moderatore » del dibattito stesso, del quale è stata data notizia da Angelo Dragone su « La Stampa » di sabato scorso in base al testo dattilografato fornito dalla Rai ai partecipanti ed ai giornali. Ciascuno degli interlocutori ha espresso la propria opinione su questo tema scottante che interessa quanti seguono il movimento dell'arte contemporanea, e la discussione è stata, com'era naturale, vivace Chiusa la conversazione e dopo il congedo dei partecipanti il « moderatore », ritenendo di non aver potuto esprimere compiutamente il suo pensiero, ha chiesto e ottenuto di aggiungere una postilla, come conclusione al dibattito, ma con la 1 precisazione che egli stesso ri¬ teneva questa conclusione «forse molto personale». Sostanza della postilla del « moderatore » cioè del sottoscritto: « L'astrattismo è. !a principale causa della crisi di espressività che sta profonda mente modificando la nostra condizione umana, annullando un patrimonio ideale che n buon diritto si riteneva intangibile. Questa crisi dell'espressività consiste nel progressivo distacco dell'immagine artisti ca dalla realtà naturale intesa come percezione ottica coincidente, con una forma che già preesiste nella nostra co noscenza Questa forma, fino all'epoca degli Impressionisti è stata per il pittore e lo scultore il "linguaggio" che lo faceva comunicare con te persone che s'interessavano al la sua opera, al modo stesso che le " parole " sono il mezzo con cui lo scrittore si fa intendere dai propri lettori « L'astrattismo ha viceversa negato qualsiasi importanza alla conoscenza d'una forma come mezzo di comunicazione intellettuale o sentimentale. All'astrattista non importa che l'osservatore veda e riconosca intellettualmente o .sentirne» talmente una forma significante; gli importa che l'osservatore veda un colore o più colori, una linea o più linee, un rapporto di volumi 0 di masse, di pieni e di vuoti, ecc. L'osservatore invece cerca una " forma " che faccia parte dei suo patrimonio di conoscenza del mondo in cui vive; la cerei per stabilire un rapporto fra ciò che vede e ciò che sa: rapporto che costituisce appunto il veicolo della comunicazione fra arte e pubblico. Ma l'immagine astratta — limitata a un colore 0 più colori, a una linea o più linee, a un rap porto di volumi o di masse, di pieni e. di vuoti, ecc. — non può fornirglielo*. Questo diceva la postilla, in contrasto, s'intende col pensiero prima espresso dal dott Carluccio dal prof. Vattimo, dal prof. Paulucci. E il sottoscritto si spingeva più in là Ne deduceva come convincimento intimo, che « in questa frustrazione consiste appunto il fallimento artistico e vorrei dire anche morale dell'astrattismo ». Ma un ripensamento lo consigliava di eliminare dalla trasmissione radiofonica (pei delicatezza verso i suoi interlocutori) quest'ultima frase, che viceversa rimaneva nel testo dattilografato, commentato sabato scorso su « La Stanipa ». Contro questa frase insorge¬ va domenica sul suo giornale il dott. Carluccio protestando contro il giudizio di « fallimento morale » dell'astrattismo, secondo lui « calunnioso » perché riferito ad artisti che « hanno subito le persecuzioni di Hitler, di Stalin, persino del nostro Duce ed hanno assaporato l'amarezza dell'esilio, ìianno accettato V silenzio, la solitudine, la fame per essere niente altro che " pittori non figurativi " o " astratti " che dir si voglia». E' chiaro che parlando di « fallimento morale » di una corrente artistica, non si tocca la moralità « umana » di artisti che poterono stoicamente soffrire per mantenersi fedeli a una loro estetica. Pensavamo che la maturità, ed anche la libertà, culturale dei nostri tempi fosse tale da evitare qualsiasi confusione. E del resto, quanti altri artisti hanno in seguito sofferto, e soffrono, per il prepotente prevalere dell'astrattismo? Ad ogni modo la frase incriminata se pur pensata non è stata pronun ziata; e se il dott. Carluccio avesse ascoltato la trasmissione, non sarebbe nata questa piccola polemica, che si riduce dunque a una divergenza di private opinioni. Marziano Bernardi

Persone citate: Angelo Dragone, Duce, Enrico Paulucoi, Hitler, Luigi Carluccio, Paulucci, Stalin, Vattimo

Luoghi citati: Torino