Roma commossa ai funerali dello studente ha risposto con senso civile alla violenza di Lamberto Furno

Roma commossa ai funerali dello studente ha risposto con senso civile alla violenza Paolo Rossi, il giovane morto per i all 'Università Roma commossa ai funerali dello studente ha risposto con senso civile alla violenza Settantamila persone in silenzio dietro il feretro del ragazzo ventenne : universitari venuti da tutte le città d'Italia, il vice presidente del Consiglio Nenni, ministri, parlamentari, una folla grandissima e composta - Il prof. Walter Binni, della facoltà di lettere, ha tenuto il discorso funebre: «Paolo Rossi è morto giovane perché era democratico e antifascista. Gruppi di squadristi da tempo agiscono indisturbali e incoraggiati in questo Ateneo. Al di là delle onoranze e del rimpianto chiediamo un'azione concreta per far sì che Paolo sia l'ultima vittima di una situazione assurda e vergognosa » (Nostro servizio particolare) Roma, 30 aprile. Settantamila persone riunite in silenzio dietro il feretro di Paolo Rossi e sui viali che circondano la città universitaria hanno dato un commosso saluto, oggi pomeriggio, allo studente socialista non ancora ventenne morto a causa dei drammatici incidenti determinati dai neofascisti all'Ateneo di Roma. Durante i funerali c'era grande tensione; ma la compostezza della folla l'ha dominata ed ha avuto il senso di civile condanna d'ogni violenza. Prima che il corteo s'avviasse, personalità del governo e dei partiti democratici hanno sostato dinanzi alla bara ancora aperta nella cappella dell'obitorio. Il vice presidente del Consiglio on. Pietro Nenni ha abbracciato i genitori e la sorella del giovane, che hanno ricevuto parole di conforto dai ministri Reale, Tolloy, Corona, dai sot- tosegretari Maria Badaloni, Caleffl e Romita (Pubblica Istruzione), Gaspari (Interno), Zagari (Esteri). Nel piccolo tempio erano state ammesse soltanto le corone del capo dello Stato Giuseppe Saragat, del presidente del Consiglio Moro, dei ministri Gui e Taviani, degli amici più vicini allo scomparso. Fuori, sul viale antistante, c'erano centocinquanta corone: impossibile riferirne la provenienza. Venivano da molte Università, fra cui quelle di Trieste e di Camerino, la «Cattolica» di Milano, dalla facoltà e dagli studenti dell'Ateneo romano, dal Senato accademico e dal rettore prof. Ugo Papi, da sindacati, movimenti giovanili, partiti contrari al fascismo. Il corteo s'è mosso dall'obitorio alle 15: in quel momento, per 10 minuti, si sono fermati i tram di Roma, è stata sospesa l'attività negli stabUimenti. Ragazze iti camice bianco delle facoltà di medicina, di architettura e di chimica tenevano spiegate, dietro il feretro, le bandiere rossi. dell'Unione Goliardica Italiana; c'erano i vessilli della Federazione giovanile socialista, cui era iscritto Paolo Bossi, e molti altri ancora. Dopo il gruppo dei familiari, gli esponenti governativi e politici, i delegati di tutti gli Atenei italiani che oggi hanno osservato il. lutto. Gli universitari di Torino sorreggevano una corona. Poi la grande folla muta, migliaia e migliaia di giovani dell'Università e delle fabbriche, donne, persone anziane d'ogni ceto. . f.Le strade circosta7iti, per lungo tratto, erano bloccate da carabinieri e poliziotti che salutavano il feretro portato a spalla dagli < scouts » e dagli amici di Paolo Rossi. Davanti, con il clero, pregava un pre te canadese, padre Cave che fu molto vicino alla vittima come assistente del gruppo scautistico cattolico < Roma 42 », del quale lo studente socialista faceva parte. La gente s'inchinava al passaggio; molti si segnavano. Il corteo procedeva lento, s'infittiva percorrendo le vie attorno all'Università. Sui muraglioni che cingono l'Ateneo spiccavano ancora i manifesti delle polemiche elettorali sfociate nel dramma. Altri manifesti ammonitori ricordavano la tragedia: « Basta con la violenza! », < Via i teppisti fascisti dalla Università », « Paolo, devi essere l'ultimo ». Non un gesto scomposto, non un grido: tutti guardavano la madre, il padre di Paolo Rossi che, sostenendosi a vicenda, seguivano il loro ragazzo vittima di un episodio assurdo. Un'altra sosta alla « Casa dello studente ». Poi nella chiesa di San Lorenzo al Vera.no, il rito religioso, in forma privata, mentre la folla si dirigeva verso l'Università, re* il successivo elogio funebre. Durante questo percorso alcuni stud^r.ti hanno distrutto la corona personale del rettore. Nel tempio erano soltanto la famiglia, il sindaco di Roma, Petrucci, con la Giunta al completo. All'ingresso, una corona e la bandiera dell'Accademia di belle arti di Perugia dove il padre di Paolo Rossi insegna. Dopo le preghiere e le benedizioni, mons. Canestri, vescovo ausiliare di Roma, ha letto il messaggio inviato ieri da Paolo VI al Cardinal Vicario per i congiunti del morto e l'ha consegnato alla madre di Paolo. Mentre si svolgeva il rito nella chiesa, i delegati del psi visitavano nell'Università le facoltà occupate. Nenni sedeva sul basamento di un cippo; parlava con Pertini del luttuoso evento e scoteva il capo, con gesto addolorato. Dopo l'assoluzione, il feretro è rimasto in San Lorenzo; i genitori e la sorella di Paolo Rossi erano attesi da migliaia di persone, sul piazzale dell'Università. Li ha accolti un breve applauso. Sulla scalinata del rettorato erano deposte le corone, i cuscini di fiori. Attorno, un silenzio teso, mentre il prof. Walter Binni, titolare di letteratura italiana alla facoltà di lettere, pronunciava l'elogio funebre di Paolo Rossi, che egli conosceva dall'infanzia. Tracciato un ritratto morale del giovane acomparso, il prof. Binili ha respinto con forza «i turpi tentativi di spiegare la sua morte come dovuta a malattia o debolezza nervosa, assurda in chi, come lui rocciatore e sciatore provetto, sarebbe stato colto da malore su un muretto alto quattro metri ». Se la sua fine fosse dovuta ad un banale incidente ha proseguito Binni — non si spiegherebbero l'occupazione delle facoltà, il lutto di tutte le Università, la collera, il dolore, la protesta che hanno percorso la parte migliore d'Italia. « Paolo Ros3i — ha affermato l'oratore — è morto giovane perché era democratico ed antifascista e, in Italia, dopo la Liberazione, muoiono violentemente solo i democratici e gli antifascisti. Gruppi di giovani squadristi da tempo agiscono indisturbati e incoraggiati persino in Parlamento da straccioni intellettuali e morali ». Il prof. Binni ha dichiarato: « Devo esprimere un giudizio gravissimo. L'ordine del giorno delle facoltà di lettere e numerose dichiarazioni di docenti e di studenti denunciano nelle responsabilità dirette e indirette un modo di governo di questa Università ed un uomo del quale non intendo fare il nome perché esso macchierebbe quello del giovane morto per l'aggressione fascista ». Si ri/eriva al rettore, prof. Ugo Papi, di cui sono state chieste le dimissioni. L'oratore ha continuato: « Egli, oltre tutto, non ha neppure considerato doveroso di venire di persona a prendere contatto con i genitori di Paolo; invece ha chiamato la polizia, Invitandola a sgomberare la facoltà di lettere pacificamente occupata. Quell'uomo — ha scandito il prof. Binni fra gli applausi — è moralmente e non solo moralmente responsabile della morte di Paolo Rossi. Neppure una tragedia simile è bastata a far comprendere a quell'uomo 1 «uoi dovéri». L'oratore ha concluso chiedendo, al di là delle «onoranze e del rimpianto, un'azione concreta, decisa e coraggiosa per far sì che Paolo sia l'ultima vittima di una situazione assurda ». Mentre il prof. Binni parlava, una voce, forse di un provocatore, ha gridato: «Ecco dei fascisti ». Elementi estranei agli studenti hanno allora rincorso i giovani che gridavano: «Non siamo fascisti». Li hanno raggiunti e colpiti, mentre accorrevano carabinieri e polizia. Nel tramestio, qualcuno ha riconosciuto i malcapitati per militanti comunisti. Le colluttazioni sono cessate, i quattro giovani sono stati soccorsi. Erano, infatti, giovani comunisti, uno dei quali, Claudio Spallone, XB anni, figlio del prof. Mario Spallone, che fu medico personale di Togliatti. Superato l'incidente, la riunione si è sciolta in perfetto ordine, mentre la salma di Paolo Rossi veniva trasportata al cimitero di Prima Porta dove, alla presenza dei soli congiunti, è stata inumata. In serata il ministro Gui, appena rientrato da Firenze dove aveva concluso le celebrazioni dantesche, ha reso visita alla famiglia Rossi rinnovando il più profondo cordoglio suo personale, del ministero e della scuola italiana. Lamberto Furno I funerali dello studente Paolo Rossi ieri a Roma: la folla segue il feretro oriate a spalle dagli amici del giovane (Telefoto Ansa) La signora Rossi, mamma di Paolo (Tel. A.P.)