Volata del gruppo a Pescara:Marcoli è il più veloce di tutti

Volata del gruppo a Pescara:Marcoli è il più veloce di tutti Motta non ha preso il via a eausa della caduta di sabato Volata del gruppo a Pescara:Marcoli è il più veloce di tutti Nell'ultima lappa del «Gran Premio Fiat» da San Benedetto al capoluogo abruzzese, Taccone ha tentato invano di sorprendere il capoclassifica Zandegù - Nella graduatoria finale, i due rivali hanno lo stesso tempo, ma sono distanziati dal punteggio - Il vincitore della Tirreno-Adriatico, in buona forma, pone la sua candidatura alla Milano-Sanremo DAL MOSTRO INVIATO L'escara, lunedi mattina Da San Benedetto del Tronto sino a Pescara, il percorso dell'ultima tappa del Gran Premio Fiat, si snodava per circa duecento chilometri e, per duecento chiIoni'tri abbiamo visto ieri decine e decine di migliaia di siicttatori, protesi dai bordi della strada per segnarci a dito un uomo solo di quanti facevano parte del gruppo, un uomo solo, Vito Taccone, che era in ...ira nella sua terra, di fronte alla sua gente. Sarchhc stata festa grossa se Vito, abruzzese tra gli abruzzesi, fosse riuscito in extremis od imporsi ed a vincere la prima edizione della « Tirreno - Adriatico ». Taccone cento voli,: si è provato, spinto dall'incitamento forsennato della /i/la, eli e aveva fucile gioco sul suo carattere esuberante per natura. Cento volte. Taccone si è provato, ma l'impresa non gli è stata possibile; sul traguardo, l'ultimo sprint c toccato a Marcoli, il guizzante velocista della Sanson, ed il trionfo finale l'ha conquistato Dino Zandegù. Giusto, che sia finito cosi: perche attualmente, Marcoli è il nostro miglior velocista, mentre Zandegù è il ragazzo più in forma, un ragazzo che se mantiene l'attuale stato di grazia, sarà di sicuro uno dei protagonisti dell'ormai prossima Milano-Sanremo. Anche ieri, il giovanotto veneto — un tempo famoso per le sue mattane e per il fatto d'aver a casa una schiera di sorelle, sette, addirittura — ha offerto una nuova conferma delle sue qualità in una tappa tormentata e difficile, ben più dura di quanto i profili altimetrici lasciassero indovinare. Al via, i superstiti s'erano trovati in uno di meno della sera avanti. Motta, per consiglio del medico avevn pensato bene di rinunciare alla fatica, in particolare per colpa delle pessimi condizioni atmosferiche. Di buon mattino dal orlo cupo di nuvole nere, s'erano rovesciati torrenti di pioggia complicata di tanto in tanto da grandine e persino do unii anacronistica spruzzata di neve. Motta aveva dato uno sguardo fuori dalla finestra, non valeva la pena correre il rischio di un ulteriore capitombolo La gara, mentre il temilo, d'improvviso, faceva giudizio, regalando a sorpresa un Dino Zandegù, vincitore della «Tirreno-Adriatico», sul palco d'onore mentre saluta il pubblico (Telefoto) pallido raggio di sole, s'avviava a discreta velocità lungo il mare, poi s'Impennavo in salita ed una pattuglia, formata du Balletti. Massiyuan, Schiavon, Andreoli, Scandelli e Casati, si metteva in fuga. Zandegù piombava sui sei e l'episodio si chiudevo m un amen. / gregari di Taccone agitavano le ncque, scattava l'olidori e Zandegù gli si piazzava a ruota, implacabile nella sua azione di marcamento Polidori continuava con slancio, Zandegù non penava a rimanergli nella scia come un'ombra. Il gruppo lasciava fare, la coppia di testa conquistava un vantaggio di mezzo minuto e dava l'impressione di far sul serio; Zandegù, in vena di generosità. concedeva addirittura qualche camino al suo compagno di avventura. Pinella De Grandi schizzò in avanti, si affiancò ai due. Intimò a Zandegù di fermarsi ad attendere il plotone, che cosa gli saltava in testa di buttar energie al vento/ Dino non era troppo convinto, parlottò a lungo con il suo direttore sportivo, che, per l'occasione, fece la faccia feroce. Il veneto rispose con un sospiro € signorsì» e Polidori fu solo a continuar la fuga. Pedalava di buona temi, profittava del disinteresse altrui. Chilometri e chilometri senza nessuno che gli desse una mano, e la strada intanto andava a sii e giù. senza permettere un attimo di requie e Polidori inseguiva il sogno di un trionfo. Ad un certo punto cronometrammo il suo vantaggio e scoprimmo che era superiore ai sette minuti. Su e giù — pi dicevamo —, su un percorso a rompigambe, in un panorama di colline che pareva il Monferrato e lontane s'intravvedevano le cime delle montagne coperte di neve Novantaquattro chilometri durò la « libera uscita » del gregario di Taccone, bastò che il gruppo accennasse un risveglio perché il vantaggio del ragazzo marchigiano prendesse paurusumcnte a calare. Già, il gruppo s'era scosso dal torpore. Primo s'era mosso Bitossi. quindi aveva attaccato De Rosso, con Massignan a ruota, ed 1 era merito soprattutto di De Rosso se il gruppo recuperava gran parte del suo ' ritardo. il solilo Zandegù non lasviò briglie troppo sciolte ai 'li" che scappavano ed il plotone tornò compatto. Ma '•'■no filò via Balmaminn, 1 hi acciuffò lo spento Polidori e In staccò con la su-, ;•■ rita del più forte. Frani in vena, gli pnssamI '.-anto e ci strizzò l'oc¬ chio. Si rimboccò le maniche e tenne duro, forse il tentativo avrebbe centrato il bersaglio, se alle spalle. Taccone non avesse cominciato a sparare le sur cartucce. Tira e molla. Taccone scappava e Zandegù l'andava a prendere; gli aldi, di Imito in tanto, intervenivano nella recita, ma sembravano per- sonaggi fuori posto, l'inte- 1 resse era calamitato suli l'abruzzese e sul veneto. Tira | e molla: in quaranta, pioni| barano su Balmamion che s'arrese e la tappa, nel frattempo, s'arrampicava per una serie di salitelle e di di' scese, cosi continua che si ! aveva l'idea non dovesse terminar più. ! /<'iJiiro7io le. salitclle e le i discesine, in Pista di Pescara, quando restavano da compiere cinque giri di un circuito di tre chilometri. Ranghi folti, ogni soluzione ancor era lecita, a Taccone sarebbe bastato finir anche con lo stesso tempo di Zandegù, ma dieci posti avanti ed avrebbe strappato la vittoria. Cinque giri. Presero il largo Bailetti, Scandelli e Vigna, alle loro spalle Zilioli s'impegnò in una caccia furiosa, a tratti lavorò pure Gimondi ed i tre furono costretti ad alzar bandiera bianca. Taccone cercò la sorpresa, Zandegù non se lo fece sfuggir di mano. Cos'i la terza tappa si chiuse con una volatona. Zilioli aiutò Marcoli con intelligenza. E Marcoli ripagò il capitano con un guizzo fulmineo che gli assicurò il successo davanti a Fantinato, .4?mi, Zilioli e Zandegù. La folla invase il campo di gara. Era folla festante. Magari le spiaceva un po' la sconfitta di Taccone., ma tutti erano disposti ad un battimani generale. Tirava vento, faceva freddo, i protagonisti avevan fretta di trovar in albergo il ristoro d'un bagno caldo. Solo Zandegù avrebbe continuato la festa. Virerà il suo momento di gloria. Aveva vinto e tutti erano d'accordo che il suo fosse successo meritato. Ricordatevi di lui, il giorno della Milano-Sanremo... Gigi Boccacini Ordine di arrivo: 1. Marcoli 209 chilometri in 5 ore SO'13", media 37,380; 2. Fantinato; 3. Anni; li. Zilioli; 5. Zandegù; 6. Ambrogio Colomba; segue, con lo stesso tem po del vincitore, il gruppo comprendente tutti i migliori. Classifica generale: 1. Zandegù ore 15,liS'liZ" punti 8; 2. Taccone s.t. p. 31; 3. Maurer a l'32"; //. Passuello s.t.; 5. Vicentini s.t.; 6. Cribinri s.t.; 7. De Rosso s.t.; 8. Balmamion s.t.; 9. Michelotto s.t.; 10. Bitossi s.t.. 11. Mugnaini s.t.; 12. Ferretti a 2'09"; 13. Gimondi a 2'12"; 1!,. Fabbri a 3'1,',"; 15. Fantinato s.t.; 16. Ceniamo s.t.; 17. Bodrero s.t.; 18. Baldan s.t.; 19. Vigna s.t.; 20. Ronchini s.t.

Luoghi citati: Milano, Pescara, San Benedetto Del Tronto, Sanremo