Non basta essere gentiluomo per divenire un buon deputato

Non basta essere gentiluomo per divenire un buon deputato tE TRADIZIONI DEUA CAMERA DEI COMUNI IN INGHILTERRA Non basta essere gentiluomo per divenire un buon deputato Occorre avere carattere ed intelligenza; l'onestà politica è subordinata a quella personale e non è parlamentare di successo chi non sa commuovere, far ridere o far piangere - L'arte dell'invettiva nell'oratoria dei grandi "leaders" - Gli scontri tra i due Harold (Macmillan e Wilson) furono spietati ma cavallereschi Londra, marzo. Il torto maggiore del ministro Profumo non fu d'aver amato la ragazza Christine Keeler 0 d'aver messo in pericolo la sicurezza dello Stato. Oli si rimproverò- piuttosto d'aver mentito ai Comuni, contravvenendone le regole d'integrità ed amabilità. Dai « Commotts' men » sì esisre soprattutto carattere e savoir faire. L'onestà politica è subordinata a quella personale, la preparazione al rispetto delle tradizioni. Già il secolo scorso Bagehot definiva i Comuni « un club il cui governo è oggetto di continua meraviglia in tutto il mondo». Anthony Sampson ha osservato che i deputati sono come «soci, i quali lasciano le loro vesti ordina¬ rie per seguire un cerimo- I niale complesso e inverosimile ». « L'importanza d'essere antico » condiziona la vita del Parlamento inglese. I I contrasti politici, in esso, non j sfociano in battaglia, ma in I rito: lo speaker è il giudice di una tenzone dove è am- ! messa solo l'arma della pa- | rota. « The Commons » ha \ scritto Tom Driberg « are a j verbal substitute for civil usar ». I Comuni costituiscono il supremo banco di prova dei leaders. « Essi sono disseminati » ha detto Muggerìdge « delle ossa di centinaia di reputazioni ». In Inghilterra noi è grande politico chi non è grande parlamentare — chi cioè non sa dettare il gioco del dibattito nella sua forma quasi millenaria. Il perfetto « Commons' man » è un gentleman ed è l'erede dell'arte oratoria greca e romana, t Gli si richiede » ha commentato Lord Gladwin « di saper far ridere e di saper far piangere ». Profumo non fece né l'uno né l'altro, e tanto meno si comportò da gentiluomo: non è mai stato perdonato. Pochi inglesi rimpiansero il ritiro di Eden, la sconfitta di Sir Alee Douglas Home e financo la caduta di Attlee, perché nessuno dei tre fu un grande parlamentare. I veri « Commons' men » del dopoguerra si contano sulla punta delle dita: Churchill, Bevan, Macmillan, Wilson. Ciascuno di o a loro aveva «la lingua come un rasoio » e la usava « con la perizia di un barbiere ». La marcia della democrazia britannica è segnata da scritti irriverenti, beffarde vignette e taglienti scontri parlamentari. L'invettiva politica — velenosa ma elegante — ne è l'espressione più genuina. La principale preoccupazione della stampa, prima delle ultime elezioni, fu che non ne andasse perduto il gusto. « Gli alterchi politici sono da qualche tempo sotto la media » scrisse il Guardian. « Speriamo che entrino ai Comuni duellanti di maggior calibro degli attuali». «Ogni insulto» affermò Lloyd George « deve essere una scintilla di storia». Lloyd George parlava con cognizione di causa. E' rimasto famoso nelle cronache parlamentari U suo attacco a Neville Chamberlain: «Al massimo » disse « potrebbe essere un discreto sindaco di Birmingham in un anno di magra» (come fu veramente); e Jo accusò di vedere i problemi di politica estera «dall'estremità sbagliata di un. tubo municipale di scarico ». Churchill fu padrone assoluto dei Comuni. La sua invettiva era tanto improvvisa quanto letale. Un giorno si alzò per raccontare che, da bambino, era voluto andare al circo per vedere « l'uomo disossato », che rimbalzava da una parte all'altra senza farsi male. I genitori glielo avevano proibito. «Ho dovuto aspettare quarant'anni» tuonò ChurohiU puntando il dito sul leader laborista Ramsay MacDonald, che era sopravvissuto a numerosi «rimpasti» ministeriali, «per scoprire chi era l'uomo disossato ». Churchill sapeva però servirsi a meraviglia anche del silenzio. Durante un discorso sul bilancio di,un altro leader 'laborista, Hugh GaitsVeUi'noiosissimo e lùnghisrsimo,. incominciò a, rovistare neìle tasche, poi a muòversi sulla poltrona, infine si levò in piedi. La Camera seguiva incuriosita quegli armeggi, e Gaitskell si interruppe. Come colpito dal silenzio, Churchill lo guardò con lo sguardo innocente del bambino: « ho perduto la mia pillola » disse. I Comuni sbottarono in un'omerica risata. Il giorno dopo i giornali riferirono l'episodio col titolo: «La caduta della pastiglia ». Macmillan non fu inferiore al suo maestro. Edoardiano nei modi e nell'aspetto, cultore dei classici latini e greci, animato da un vago paternalismo aristocratico, pareva destinato a subire più che a lanciare l'invettiva. Amava in realtà lasciare agli altri l'attacco. Una volta Bevan, scorgendolo entrare in aula, interruppe una requisitoria contro l'allora ministro degli esteri Setwyn Lloyd, gridando: « Perché scagliare sassi alla scimmia, quando arriva il suonatore d'organetto!». Macmillan non gli permise di finire: « In questo caso » ribatté « li rilancerò al vostro leader». Un'altra volta fu aggredito alla fine di un dibattito da ! una deputatessa laborista non troppo avvenente né troppo dolce di carattere. « Se fossi vostra moglie, vi manderei al diavolo » sbottò costei. « E io signora » rispose dolcemente Macmillan «se fossi vostro marito ci andrei subito ». Afacmtllan portò un poco di questa atmosfera alle Nazioni Unite, quando nel '61 pronunciò un discorso di fronte a Kruscev. Il leader sovietico s'era levato una scarpa e la batteva furiosamente sul tavolo. « Buon uomo » lo rimproverò bonariamente Macmillan « se aspettate cinque minuti, qualcuno vi tradurrà ciò che sto dicendo ». Ai Comuni Wilson capeggiò l'opposizione soltanto negli ultimi mesi del governo Macmillan. Il loro confronto entusiasmò la stampa. I «due Harold» furono spietati l'uno verso l'altro, ma sempre corretri e cavallereschi. Wilson lasciò il segno quando definì la nomina di Sir Alee Douglas Rome a ministro degli Esteri, nel '60, « la più pazza dopo quella del suo cavallo da parte di Caligola ». Macmillan restituì la cortesia dipingendolo come « un cacciatore di frodo nel terreno delle idee altrui». I «due Harold» avevano un enorme rispetto reciproco: sono stati gli ultimi, grandi antagonisti dei Comuni. Sir Alee Douglas Home, quale primo ministro, Confermò d'essere un « elegante anacronismo »: aveva il garbo del « Commons' man », ma non il genio, il fuoco. Il suo stile era sterile, e la miopia e la balbuzie accentuarono la sua me¬ gtcUciVcpcGpqcs diocrità. Edward Heath, l'attuale leader tory, ha la meccanica efficacia dell'amministratore, pur essendo uomo di passioni. Diretta a lui, il sapore dell'invettiva si perde: essa sembra una perdita di tempo. Sotto il cerimoniale, i «Commons' men » nascondono l'amor di patria, ultissimo in Inghilterra malgrado la caduta dell'impero, e uno sconfinato orgoglio della propria tradizione. Di essi Murrow ha detto che hanno portato il linguaggio di Shakespeare nella politica; e che hanno mobilitato la lingua inglese e l'hanno fatta combattere. Certamente le hanno conferito un fascino e un interesse unici. Il contatto tra il Parlamento e l'elettorato britannico è immediato. Dagli scontri quotidiani dei « Commons' men » nasce la storia; la quale si estrinseca, con la più completa rispondenza degli inglesi, in momenti di vera gloria. Entrando ai Comuni, aioviene cos'i di ricordare le parole di Churchill dopo la tragica ritirata di Dunkerque: «Non oscilleremo né cederemo, andremo acanti fino alla fine, combatteremo in Francia, e combatteremo nei mari e negli oceani, combatteremo con crescente sicurezza e con crescente forza nell'aria, difenderemo la nostra isola qualunque possa esserne il costo, combatteremo sulle spiagge, combatteremo sui punti di sbarco, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline: non oi arrenderemo mai ». Ennio Carette

Luoghi citati: Birmingham, Dunkerque, Francia, Inghilterra, Londra