Michele Dancelli, trionfa nella Freccia Vallone Lopopolo campione mondiale dei wellers junior

Michele Dancelli, trionfa nella Freccia Vallone Lopopolo campione mondiale dei wellers junior Ciclismo e boxe: clamorose affermazioni dogli atleti italiani Michele Dancelli, trionfa nella Freccia Vallone Lopopolo campione mondiale dei wellers junior CICLISMO — Sul traguardo di Marcinelle, il campione d'Italia ha battuto in volata il francese Aimar ed il compagno di squadra Rudi Altig - Quarto ad 1' e 55" l'olandese Janssen, caduto nel finale quando era in fuga con i primi tre classificati - Gimondi decimo, davanti a Van Looy ed Anquetil - Il dominatore della Parigi-Roubaix e della Parigi-Bruxelles si è impegnato a fondo, ma era controllato da troppi avversari - La vittoria di Dancelli continua la serie dei successi dei corridori italiani in questo inizio di stagione (Dnl nostro inviato speciale) Marcinelle, 29 aprile. II «momento magico» del nostro ciclismo continua. La Salvarani ha vinto — una gara di fila all'altra — il Giro del Belgio con Adorni e la Parigi-Roubaix e la ParigiBruxelles con Gimondi. Oggi è venuto il turno della Moltenl, oggi a Marcinelle, sul traguardo della Freccia Vallone, sì è imposto il campione d'Italia Michele Dancelli. Anni ed anni di sconfitte sono dimenticati di colpo, un! lungo lavoro che è durato molte stagioni riceve il suo premio con una serie di risultati positivi e, se un ennesimo successo di Gimondi sarebbe servito a mettere in risalto la eccezionale classe e la forma di un solo atleta e la forza complessiva di una sola squadra, l'affermazione di Dancelli capita a proposito per sottolineare un situazione nuova, una situazione che ha cominciato a delinearsi l'anno scorso e che ora si manifesta in modo chiaro, grazie ad una nostra superiorità che, di gara in gara, spicca con sempre più eloquente evidenza. Belgi e francesi, olandesi e tedeschi, sono dal più al meno, quelli del 1965 e non si divertono certo ad abbassare bandiera, anzi- ogni- batosta, rappresenta una ferita all'orgoglio, e noi italiani capiamo benissimo simili stati d'animo, basta pensare alla Milano-Sanremo. I nostri rivali, in altre parole, si affannano per battorci, magari sotto sotto stipulano alleanze per darci lo sgambetto, in tutte le vigilie di corsa studiano piani attenti denunciando a destra e a manca il «pericolo italiano». Poi, la competizione parte: e, manco a farlo apposta, è uno dei nostri che finisce per spuntarla. Oggi il ritornello si è ripetuto puntuale, seguendo anche i binari di una stretta e rigida logica. Era praticamente impossibile, ragionando a mente fredda, che Gimondi trionfasse ancora: aveva tutti con tro, se fosse riuscito in un terzo successo consecutivo, si sarebbe dovuto pensare non sol tanto ad un atleta davvero eccezionale, ma addirittura a un uomo che avesse misteriosamente scoperto il modo di valicare i confini dell'umanamente realizzabile. Come la Freccia Vallone ha preso il via, in una giornata calda di sole e splendida di cielo azzurro, erano almeno cento i ciclisti che montavano la guardia stretta al nostro campione, in un'atmosfera tesa e curiosa, i personaggi di maggiore risalto cercavano infatti di agitare la competizione con episodi che costringessero Gimondi a sciupare energie ma, nel tempo stesso, esercitavano una notevole prudenza, avevano cioè gli occhi bene aperti perché, in un'eventuale fuga, non trovasse posto qualche candidato alla vittoria. Era un sottile gioco di nervi, che su e giù per le colline trovava l'ambiente ideale, mai un metro dl pianura, salite e discese a ritmo continuo, ogni tanto una rampa brusca, proprio un « muro ». che gli atleti superavano con notevole fatica, spesso costretti ad alzarsi sui pedali. Subito scappava un belga di mezza tacca, Lelangue, cui, dopo una sessantina di chilometri, si aggiungevano Brandts, Pingeon e Van Coningsloo. Brandts e Van Coningsloo non insistevano, Lelangue e Pingeon, invece tiravano avanti con disperata energia. Una cronaca minuziosa e dettagliata richiederebbe eccessivo spazio, basterà dire che, verso il 135° chilometro, si formò alle spalle dei due battistrada una pattuglia importante, composta da Dancelli. Altìg. Aimar, Wright, Swerts, Janssen. Foré, Denson, Spruyt e Messelys, e che i dieci acciuffarono Pingeon e Lelangue al chilometro 165. e cioè tra la decima e l'undicesima delle quindici rampe che costituivano il G. Premio della Montagna. I dodici al comando trovavano un discreto accordo e portavano a circa un minuto e mezzo il vantaggio sul gruppo, un gruppo dal quale si attendeva l'immedia-l ta reazione. Erano molti i campioni sorpresi dall'attacco di Dancelli. Motta e De Rosso, compagni di formazione del ragazzo bre- j sciano, lavoravano sodo per rompere 1 cambi, per ostacolare la fatica di chi Inseguiva, ma 11 loro encomiabile spirito di sacrificio probabilmente non sarebbe bastato se, nel plotone, si fosse realizzata! un'nizinvil LoAdranpra.finPoAnsodsa,se M un'intesa generale per orga-inizzare la caccia. A sgobbare, invece, si scoprirono in pochi, il solito generosissimo VanLooy, naturalmente Gimondi, Adorni e gli altri della Salva- rani, e basta. I francesi, so-prattutto, se ne stavano alla .finestra: Anquetil guardava Poulidor, Poulidor guardava Anquetil ed erano contenti e soddisfatti di perdere la corsa, purché a vincerla non fosse il «grande nemico». -i Ci fu un attimo, a dir la e, I verità, che si ebbe l'imprcsi, I sione che la Freccia dovesse ni prendere una piega ìmprevii, sta c fu quando uscirono dal - j gruppo Gimondi, Van Coningo-:sloo, Monty, Bocklandt e a I Huysmanns, sorvegliati da a j Motta e da De Rosso. I sette a e rssi portarono a 45" dal plotoncino dei fuggitivi e si ebbe la sensazione che il ricongiungimento stesse per avvenire. Sui sette, però, piombarono qAnquetil, Poulidor, Van Looy, Den Hartog, Wolfshohl e In 'T Ven ed è cosa vecchia e risaputa che, a ranghi fitti, gli inseguimenti non hanno buona riuscita. Così, la pattuglia dei dodici asgsclqebbe via libera e, a spianar la'Astrada a Dancelli, in grandi!Econdizioni e smanioso di vit-|ctoria. provvidero anche Altig ■ le la buona sorte. Il tedesco. | qconfermando di non essere ignella Molteni per far dispetto | l ai tre « pari grado » italiani, gobbò moltissimo, costringendo alla resa, lavorando inieme con il bresciano, parecchi dei componenti il drappelo di testa, (luche rimasero in quattro, appunto Dancelli e Altig con Aimar e Janssen, E, a questo punto, entrò in campo pure la sorte, Janssen, 'olandese dotato di ottime qualità di sprinter, cadde lungo una rampa, si produsse ievi ferite, ma perse definitivamente contatto. Volata a tre, su un rettilineo immenso, a Marcinelle, in lieve salita, e tra il pubblico che si pigiava al bordi il 50 per cento erano italiani festosi ed agitati, che. senza ammainare i cartelloni con su scritto « Evviva Gimondi », altri ne avevano inalberati costruiti in fretta e furia, con i poveri mezzi a disposizione e portavano scritto « Evviva Dancelli ». Sprint lineare. Al tig era stanco, letteralmente stroncato dagli sforzi. Dancelli, che pure aveva sgroppato la sua parte e che, anzi, aveva operato gli scatti più rebbio si, era in grado di sfoggiare tutta l'energia e le lucidità necessarie. All'ultimo chilo metro, scattò Altig, quindi, a 700 metri dallo striscione, fu la volta di Dancelli. Il campione d'Italia non trovò nes suno capace di rispondere al suo slancio. Un trionfo faci le — 11 suo — facilissimo. Al secondo posto Aimar, al terzo Altig. Poi a l'55" Janssen, Swerts e Messelys, a 2'50" In T Ven e Wolfshohl. a 3'30' il gruppo dei « grandi scon fitti » regolato in volata da Van Coningsloo, davanti a Gimondi e Van Looy. Gigi Boccacini Ordine d'arrivo della Freccia Vallone: 1) Michele Dan celli, km. 223 in 5 ore 46'30"; 2) Lucien Aimar (Fr.) 3) Rudi Altig (Ger.); 4) Jan Jans sen (Ol.) a l'55"; 5) Roger Swerts; 6) Messelins; 7) In "T Ven a 2'50"; 8) Wolfshohl; 9) Van Coningsloo a 3'30"; 10) Gimondi; 11) Van Looy; 12) Bocklandt; 13) Anquetil; 14) Forè; 15) Huysmans; 16) Van De Kerckove; 17) Monty; 18) Motta; 19) Spruyt; 20) Den Hartog; 21) Adorni; 22)De Rosso ;23) Poulidor; 24)Planckaert; 25) Stablinski,tutti con lo stesso tempo diVan Coningsloo; 47) Duranteri 9'45" BOXE — Sul ring di Roma il pugile milanese ha sconfitto ai punti il detentore del. titolo, il venezuelano Hernandez, in un contrastato combattimento - Nell'ultimo round Lopopolo è andato a terra sotto un duro colpo ma si è ripreso ancora in tempo per non compromettere il vantaggio acquisito sino a quel momento del match - Soltanto ottomila spettatori hanno assistito alla riunione svoltasi al Palazzo dello Sport (Dal nostro corrispondente) Roma, 29 aprile. Il pugile milanese Sandro Lopopolo ha restituito all'Italia il titolo mondiale dei pesi welters junior che Duilio Loi aveva lasciato vacante al momento del suo ritiro dal ring. Lopopolo ha battuto infatti ai punti ÌJVquindici riprese il detentore della, corona mondiale, il venezuelano Carlos Hernandez, nel combattimento disputato stasera al Palazzo dello Sport di Roma. Il pubblico romano aveva avuto dei dubbi sulle possibilità di Lopopolo di battere il venezuelano e diventare campione del mondo e questa sfiducia si è riflettuta sull'affluenza al Palazzo dello Sport. Poco più di ottomila spettatori hanno seguito il combattimento Al gong finale le emozioni non jerano ancora finite. Il « seconjdo» di Hernandez ha infatti '^cercato di anticipare il verdet | fo alzando il braccio del suo j pugile ed il gesto ha ingene |rnfo molta confusione inducen¬ do molti in errore. L'arbitro Risoto invece, dopo aver consultato i cartellini, ha decretato senz'altro la vittoria di Lopopolo. La cronaca. Lopopolo inizia il match piuttosto guardingo ed Hernandez prova ripetutamente il suo sinistro, avvantaggiato da un maggiore allungo rispetto all'avversario. L'arbitro spagnolo Risoto interrompe ogni tentativo di corpo a corpo. Lopopolo tenta di entrare nella guardia di Hernandez facendo leva sul diretto e sul gancio di sinistro. L'iniziativa è ora di Lopopolo che domina il campione del mondo per aggressività e per tecnica. Hernandez si difende bene, ma la sua azione non appare molto sicura; soltanto a sprazzi il venezuelano si scuote, mettendo a segno colpi rapidissimi, secchi, che toccano il volto di Lopopolo tagliandogli il sopracciglio A metà dell'ottava ripresa il sudamericano si lancia improvvisamente in una violen ta offensiva: colpisce ripetuta- mente di destro e di sinistro legl'avversario che per qualche istante si disunisce ed è costretto ad una difesa affannosa. Lopopolo però riesce a riprendersi e a mettere nuovamente iti difficoltà Hernandez. Il gong chiama i due pugili hi centro del quadrato per,iniziare lOf&tona ripresa, hi. uno scontro'pHl violento degli altri, Hernandez trattiene Lopopolo alla nuca e ne approfitta per colpirlo ripetutamente al volto. L'arbitro lo richiama ufficialmente e il pugile italiano torna così a condurre con un Sripdectradifdo mestrcorpise itatcomrivpop leggero margine di vantaggio Si arriva alla quindicesima ripresa, aperta da un attacco deciso di Lopopolo, ben contrastato da Hernandez che si difende e contrattacca portando dei diretti sinistri rapidamente doppiati con ganci destri. Sul finire di ripresa, un corto gancio di Hernandez colpisce Lopopolo alla mascella e il nostro boxeur viene contato dall'arbitro fino a tre. Il combattimento riprende e arriva alla conclusione con Lopopolo tornato in forze. 1. z. ! n aan Michele Dancelli esultante sul traguardo della Freccia Vallone a Marcinelle (Tel.) Un attacco di Lopopolo, a sinistra, che colpisce duramente il venezuelano Hernandez al volto (Telefoto)