Taviani indica le colpe dei neo-fascisti e annuncia: la violenza sarà stroncata

Taviani indica le colpe dei neo-fascisti e annuncia: la violenza sarà stroncata La tragica fine dello studente all'Università di Roma Taviani indica le colpe dei neo-fascisti e annuncia: la violenza sarà stroncata Il ministro dell'Interno ha parlato alla Camera, davanti all'assemblea in un silenzio pieno di tensione • Ha ricordato il giovane Paolo Rossi morto per i tumulti dei fascisti - Ed ha aggiunto : l'Italia è ammirata all'estero per l'ordine e la libertà in cui si svolgono tutte le sue elezioni politiche e amministrative ; ma da qualche tempo l'estrema destra sembra voler risolvere con la forza le votazioni negli Atenei - « Nessuno si illuda : agiremo con l'energia necessaria per stroncare fin dal nascere qualsiasi rigurgito di un atteggiamento condannato dalla Costituzione e dalla storia » - Durante le repliche l'atmosfera si riscalda; scontri ed invettive fra sinistre e missini - Anche al Senato un'agitata riunione, dopo l'intervento del ministro Gui (Nostro servizio particolare) Roma, 29 aprile. Il ministro dell'Interno, Taviani, rispondendo oggi alla Camera alle interrogazioni sulla morte dello studente universitario socialista Paolo Rossi, ha nettamente attribuito ai neofascisti la responsabilità del clima di violenza e di disordine instauratosi nell'Università di Roma. «Di fronte alla morte di Paolo Rossi — ha detto Taviani — il governo non può fermarsi a esprimere il più profondo dolore e a unirsi al cordoglio della mamma e del padre » (e qui Taviani, che pochi anni or sono perse un figlio, ha aggiunto una nota personale : « Dolore che soltanto chi lo ha provato e lo prova può sapere quanto sia smisurato e superio re, nell'intensità e nella persistenza, a qualsiasi umano dolore »). « iVé il governo — ha continuato Taviani — può li mìtarsi ad unire il suo cordoglio a quello degli amici che lo piangono e del partito socialista a cui il giovane apparteneva. Quali che siano le risultanze dell'inchiesta giudiziaria in corso, il governo intende condannare cpn estremo rigore le violenze e l'atmosfera, indegna di un Paese civile, nelle quali il tragico episodio si inquadra. E non soltanto questo. Aggiungo responsabilmente che nessuno si deve illudere, né all'Università di Roma né altrove, di poter ripristinare, con gli atteggiamenti nostalgici e la violenza, un clima che noi riteniamo — e vogliamo — finito per sempre. Quanto è successo a Roma, si collega chiaramente agli episodi di violenza del congresso universitario di Viareggio. « Mentre sui piano politico e amministrativo nazionale — ha proseguito il ministro — le elezioni si svolgono, ormai da molti anni, in perfetto ordine, sembra aia invalsa la convinzione di poter risolvere con la violenza talune competizioni elettorali nel settore studentesco universitario. La po Vizia nell'Università ha sempre ispiralo la sua azione a criteri di moderazione e di prudenza; per rispetto del le autonomie universitarie, che però non deve essere confuso con una supposta tolleranza nei riguardi di reati. Ma di fronte ad episodi di questo genere e a eccessi in alcun modo am missibili e tollerabili, le for ze dell'ordine interverranno d'intesa con le autorità accademiche con il massimo rigore e con l'energia neces saria per stroncare, fin dal nascere, qualsiasi rigurgito di una mentalità e di un atteggiamento definitivamente condannato non solo dalla Costituzione ma anche dal la storia». Taviani ha così conclu so : « Per una tragica coincidenza, i gravi episodi di cui abbiamo parlato, sono avvenuti immediatamente dopo le celebrazioni del 21° anniversario della vittoriosa conclusione della Resistenza e della Liberazione. Il patrimonio di ideali della Resistenza non è certo intaccato da queste provocazioni di una minoranza per fortuna assai ristretta: quel patrimonio di valori supremi della vita civica — libertà, democrazia, pace nella sicurezza, progresso civile e sociale — quel patrimonio per il quale allora combattemmo, rimane inciso nella Costituzione della Repubblica: esso è e sarà consolidato e tramandato alle nuove generazioni, consacrato dalle disumane sofferenze e dal sangue versato di quanti, cadendo nel combattimento, sotto le tortu¬ recelusmtil'ounl'iblveelsosodiopm2alcamlachdMl'tenvsc re, nei campi di sterminio, ce lo hanno lasciato nella luce del sacrificio e dell'eroismo ». Circa i tragici avvenimenti, Taviani ha detto che l'organismo rappresentativo universitario aveva chiesto l'intervento della forza pubblica per proteggere e sorvegliare i seggi e le urne elettorali. « Le elezioni si sono svolte in un clima di sospetto, dì intolleranza e di tensione, soprattutto ad opera di elementi di estre ma destra. La mattina del 27 un gruppo degli aderenti alla lista "primula goliardi ca" (la destra che segue il movimento pacciardiano della "Nuova Repubblica") chiese il controllo delle schede. La richiesta fu accolta. Ma, mentre la Giunta dell'Orur stava ancora discutendo, un gruppo di giovani provocò i primi incidenti vociando e cantando inni fa scisti. La polizia è riuscita i i e d l i l ) . i a ad evitare lo scontro frontale ma non singoli tafferugli. Tredici denunce per apologia di fascismo e altri reati sono state presentate all'autorità giudiziaria. Sulla morte di Paolo Rossi è in corso l'inchiesta della magistratura ». Tale versione è stata data anche dal ministro della Pubblica Istruzione, on. Gui, il quale si è riferito in modo particolare al comportamento del rettore Ugo Papi che, a suo giudizio, «non può essere accusato di parzialità ». Secondo il ministro Gui, il rettore ha più volte chiesto che gli fossero indicati nominativamente i responsabili di violenze, ma non ha ottenuto rispósta. Il rettore ha anche dichiarato di aver chiesto l'intervento della polizia per far sgombrare la Facoltà di lettere occupata dagli studenti antifascisti dopo la morte di vticeccsaslaCtdlMntrldtmrsddarPaolo Rossi «poiché iewie-jt va il riprodursi di gravi fatti di violenza ». Gui ha concluso dichiarando di avere espresso al rettore « la necessità di una vigilanza accentuata e dell'uso del massimo rigore con il ricorso a tutti i mezzi a sua disposizione ». Taviani e Gui hanno parlato rispettivamente alla Camera e al Senato, ascoltati con estrema attenzione da tutti i settori, in un silenzio carico di tensione. A Montecitorio questa tensione era a un livello drammatico. Si era saputo che durante la notte la figlia dell'on. Pietro Ingrao, capo dei deputati comunisti, era stata aggredita, mentre insieme all'assistente universitario Antonio Maria Moscato si allontanava in macchina dall'Università. Una quindicina di teppisti fascisti, armati di spranghe di ferro, avevano seguito la vet- jtura con tre automobili, l'avevano bloccata, sfasciata a colpi di mazza, ferito l'assistente é picchiato Celeste Ingrao. Quando l'on. Cacciatore (psiup) ne ha dato notizia alla Camera, replicando al ministro Taviani, sono co-j minciati gli incidenti. I missini Almirante, Nicosia, Servello hanno gridato : « Non ne sappiamo niente ». Partono invettive dai banchi comunisti, c'è clamore, il presidente Bucciarelli Ducei con la voce rauca per la dura prova di ieri scampanella e grida cercando di soverchiare i rumori. Si sente la voce del comunista Bronzuto che grida « avanzo di galera» al missino Romualdi. Caprara ( pei ) incalza: « Cacciateli fuori, via i teppisti ». Quando l'on. Cacciatore riprende la parola, egli dice che nell'Università le associazioni squadristiche dei fascisti sono ben conosciute. « Nobile è stato il discorso del ministro Taviani, ma in concreto che cosa vuole fare? E nei confronti del rettore Ugo Papi che cosa vuole fare il ministro della Pubblica Istruzione? » insiinptoRtimPtevlosiseI di sl'ncmtalabdmavraltsEmSegue l'intervento, per i|ccomunisti, della vicepresi" nte della.Camera on. Marisa Cinciàri Rodano. E' un vsdiscorso commosso e teso : ! CRd« Belle parole, molto belle, quelle del ministro. Ma ci .nvogliono fatti per cambia-',re le cose. Altrimenti tutto\^diventa retorica, mentre la !^TriTmT.Wfrl"Sre°"|C. ' T\l fi?° Tl e asevero Noi abbiamo chie-' sto cose precise: lo sciogli- mento delle organizzazioneneofasciste e L'inchiesta Tsul commissario di polizia \ mD'Alessandro che studenti e professori indicano come connivente con i fascisti ». Scoppiano nuovi clamori. Molti comunisti sono in pie- cfiscdi e sembrano sul punto di partire verso 1 banchi mis-1 sini. Gruppi rinforzati di commessi sono ai lati del l'emiciclo, pronti ad entrare per fare barriera. Nei settori sono numerosi i parlamentari della sinistra, dai j repubblicani fino ai comuni-1 sti, mentre pochi sono i li md Iberali, ed i democristiani, n gran parte presenti i missini. Al banco del governo, nsieme a Taviani, il vicepresidente Nenni, poi i sotosegretari Amadei (psi), Romita (psdi), Donat Cattin e Gaspari (de). L'on. Ingrao è pallidissimo, cerca di calmare i suoi. Poi i clamori crescono di intensità. Non cessano le provocazioni dei fascisti. E alora è proprio Ingrao che si lancia nell'emiciclo. Lo segue un gruppo di colleghi. I commessi fanno muro, i deputati questori afferrano i più decisi che cercano di sfuggire alla barriera. Dall'altra parte i missini accennano a scendere nell'emiciclo ma poi se ne stanno fermi davanti ai commessi. Intanto Bucciarelli Ducei suona la campana grande, il pubblico viene fatto sgomberare dalle tribune. Ma lo sbarra mento dei commessi regge all'urto e lo scontro non avviene. Quando la on. Cinciari Rodano torna a parlare, afferma che le violenze nel l'Università sono capeggiate da alcuni deputati che seggono sui banchi missini. E' il momento di nuovi clamori, provocati dai missini, chf di "uovo mostrano di voler attaccare ma poi de sistono E' la'Volta del socialista Codignola: « L'Università di Roma e dal punto di vista democratico uno scandalo nazionale, a causa delle vio, , '. . , 77 ^f^^j!%Tpl ^:3%ttto discorso d Codignola è un durissimo attacco al rettore e alle for d- m m uni. .... , . e^™ c„he E£*5f0£° Tè^J^SSS'Jt meneQ |gH ha ™ttQ una cronistoria dei fatti: i canti fascisti, le grida di « viva il duce », « viva Hitler », le svastiche sui muri delle facoltà, le aggressioni dieci tro uno u studenti de_ mocratici: questo il clima delle elezioni. « La mattina del 27 io stesso avverto il sottosegretario all'Interno che la situazione sta diventando pericolosa. Amadei rispose che avrebbe avvertito il capo della polizia». Poi i tragici avvenimenti, l'assurdo comportamento della poliitlÉì^iVon conosciamo gli inni fascisti » ha risposto un agente al prof. Roncaglia che gli chiedeva di intervenire. E un altro ha detto a proposito del rispetto della Costituzione : « Non la conosciamo; mandateci all'Università per impararla ». Non esiste una posizione neutrale in questi casi: chi è neutrale sceglie la parte della violenza. Codignola ha concluso chiedendo l'allontanamento del rettore. Poiché la vita universitaria è retta ancora da leggi fasciste e non è possibile che il Corpo accademico si possa riunire se non per convocazione del rettore, il ministro Gui avrebbe dovuto annunciare almeno provvedimenti urgenti per rendere possibile questa riu nione e «far cacciare Ugo Papi così come chiedono i consigli dei professori di alcune facoltà e le associazioni dei docenti oltre che degli studenti». Infine scioglimento delle organizzazio- nqI o r o i - à a e a ueo ni universitarie fasciste «in' quanto associazioni a delinquere ». Taviani precisa a questo punto che per l'aggressione alla figlia dell'on. Ingrao sono stati arrestati due de gli aggressori, mentre ne sono stati denunciati in stato di latitanza altri sei. Poi, I all'annuncio che avrebbe parlato il missino Delfino, i comunisti, i socialisti, i socialdemocratici e i repubblicani hanno abbandonato l'aula. Il rappresentante dell'estrema destra, che è il capo dei giovani missini, ha negato ogni responsabilità nelle violenze universitarie e ha chiamato « iena » il commentatore della televisione che avrebbe falsato i fatti dell'ateneo. Una violenta risposta viene da parte del sottosegretario Donat Cattin, i missini lo ingiuriano, qualcuno cerca di lanciarsi verso di lui. Poi tornano i comunisti per ascoltare gli altri interventi: Berlinguer (pei), Orlandi (psdi) che apprezza le parole del ministro Taviani ma afferma che « il concetto di imparzialità delle forze di polizia perde ogni significato quando è posto a vantaggio dell'illegalità » e afferma la necessità che le forze dell'ordine siano chiamate al rispetto dei diritti democratici dei cittadini. Le stesse cose dice il repubblicano Melis, mentre il democristiano D'Amato e il liberale Valitutti fanno discorsi al di sopra delle parti, condannando la violenza, rivol gendo ammonimenti a colo io che vogliono « strumentalizzare politicamente » il luttuoso episodio. Non meno tesa e aspra la seduta al Senato, contrariamente alla compostezza di ieri. Terracini (pei) e Schiavetti (psiup) hanno ripetuto le loro accuse, giudicando « burocratica » la risposta del ministro Gui « che ha voluto coprire le responsabilità del rettore ». I disordini sono cominciati quando ha cominciato a parlare il missino Nencioni. I comunisti hanno coperto di urla la sua voce, alcuni di loro si sono lanciati nell'emiciclo. Commessi, sbarramenti, senatori bloccati, ri- sisccagg«nlcrcmrtaUbldpbnRdèqdcgtcsdlccdlSnZdì Merzagora invet iaabra ei on le sa tive da una parte e dall'altra. Poi s'ingrossa il numero dei comunisti che cercano di forzare il blocco, Merzagora sospende la seduta, allontanandosi dall'aula. Vi rientra dopo un quarto d'ora. Stavolta Nencioni (msi) attacca il ministro dell'Interno, accusandolo di « falsare i fatti per manovra politica, mentre è in corso la speculazione comunista ». I senatòri della sinistra reagiscono, gridano anche i socialisti, alcuni del pei scendono in aula, gridano a Nencioni « farabutto, mascalzone ». I commessi re- sistono alla pressione. Il sen. Pellegrino (pei) si lancia sulla parte alta dei banchi e riesce ad avvicinarsi al settore missino. Di lì scaglia verso Nencioni un pugno dì monete gridando: « Questo ti meriti ». Nencioni, traVirìsate di scherno, urla: «Mi è stato'lanciato un corpo contundente». Merzagora — Concluda rapidamente. Nencioni — Non intendo continuare. Quando si è rifatta la calma il de Jannuzzi e il liberale Bonaldi hanno respinto le accuse alla polizia e al rettore. Fausto De Luca stastrto neUgre caco" risdi« BquvorediT. sestmnesuDprcoMdipasicol'petolare Il questore di Roma, dott. Di Stefano, aiutato da un carabiniere, allontana un dimostrante durante i disordini di ieri nella sede dell'Università (Telef. Ansa) Vedere in terza pagina un commento di Nicola Adelti. Scontro tra studenti e fascisti davanti la Facoltà di giurisprudenza (Telef. Ansa)

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