Nell'immensa Università di Roma appaiono più gravi i solili difetti di Igor Man

Nell'immensa Università di Roma appaiono più gravi i solili difetti JPgi*cH** è necessaria la x*iforma degli Atenei Nell'immensa Università di Roma appaiono più gravi i solili difetti Sessantamila allievi, dodicimila Ira docenti e funzionari, un'esistenza disordinata con princìpi arcaici - Molti professori non fanno lezione; ma agli zelanti mancano spazio e mezzi per un diretto incontro con gli studenti - I professori di ruolo sono «despoti» nei propri Istituti, senza però esercitare un diretto controllo sulla macchina amministrativa - Le innovazioni didattiche non bastano (Nostro servizio particolare) Roma, aprile. Sul frontone è scritto « Studium Urbis », ma sembra d'essere in un parcheggio : automobili dappertutto, e disposte, in modo da fagocitare ogni spazio libero; i larghi viali ai cui margini crescono gli squallidi casermoni, tipici dell'edilizia littoria, dove han sede le facoltà, sono ridotti a camminamenti poiché le auto sostano anche su due e tre file affiancate. In teoria nel recinto dell'Università di Roma non si può circolare in macchina, possono farlo soltanto pochi autoveicoli « autoriz zati » ; in pratica sono nu merosissimi gli studenti, : bidelli che corrono in automobile. In questi giorni (e fino al 28 aprile) sono in corso le elezioni pel rinnovo dell'organismo rappresentativo degli studenti, l'Orar, sicché in giro si awer te una certa animazione, goliardi che incollano mani festi, capannelli rumorosi, ma mi assicurano che per il resto il recinto dell'Ateneo romano conserva l'aspetto solito, quello, cioè di un caotico posteggio Aspetto che rivela «il preoccupante disordine nel qua le l'Università di Roma tra scina la sua anacronistica esistenza, tra mille contraddizioni, impastoiata da infiniti problemi d'ordine culturale e organizzativo, sociale ». Nell'articolo il lettore tro vera diverse frasi tra vir golette: esprimono il pen siero degli studenti e dei professori che abbiamo in contrato, durante quattro giorni, nel corso di un ra pido « viaggio » all'Università di Roma, una « città che fra studenti, professori, funzionari, impiegati ha una popolazione di 72.000 persone (sessantamila i soli studenti, la più forte con centrazione goliardica nel nostro paese). Alle elezioni concorrono otto liste: una di centro (cattolici), due di sinistra cinque di destra. Cattolici e sinistre sperano di toglie re alle destre la maggioran za di cui dispongono, si da estromettere i neofascisti dal governo dell'Università di Roma. Si tratta di « un obiettivo difficile a causa delle divisioni interne delle sinistre (per la prima volta i socialisti figurano in due liste diverse), della politi co frontista dei comunisti dell'I]gi, e delle riserve del l'Azione Cattolica in con seguenza della collaborazio ne, in campo nazionale, dei cattolici di "Intesa" con comunisti ». Alla vigilia delle « ammi nistrative » romane, la con sultazione elettorale studen tesca acquista una impor tanza politica rilevante. Cat tolici e sinistre lottano, in campo universitario, per affermare un governo di «cen tro-sinistra » sia pure aliar gato ai comunisti, così come nell'arengo comunale repub blicani, socialisti e cattolici saranno impegrfati alla con quista di una più ampia maggioranza contro l'op posizione comunista e di destra. Secondo non po chi esperti, se le sinistre i cattolici universitari non riusciranno a spodestare le destre, è possibile che la Giunta comunale di centro sinistra rimanga sulle posi zioni attuali e persino che perda qualcosa. E questo perché si vuole che gli stu denti riassumano gli umori dell'elettorato romano. Tutto ciò, peraltro, «non interessa, almeno pel mo mento », gli universitari per i quali la propria battaglia « trascende i confini comunali, investendo di fatto problemi fondamentali del la nazione ». Li interessa so prattutto il rapporto uni versità-società, che non può essere rappresentato soltan to dall'Università di Roma Tra dieci anni il Paese avrà bisogno di almeno mezzo milione di nuovi laureati 200.000 per l'insegnamento 300.000 per le attività produttive. Ma lo sviluppo dell'Università non può e non dev'essere meccanicamente subordinato alle esigenze dello sviluppo economico; deve essere anche espressione di una cultura capace di orientare la vita del paese. Se, per citare Camillo Pszletlipftmgdgszfdtacqaasepldttdpdpmsnmtt«Tst a 0 l o o a i à n a e a e i i n e i a i Pellizzi, versiamo in uno stato cronico di arretratezza, di anacronismo culturale che impronta di sé tutta la vita pratica dell'Italia moderna, « dalla grande politica, giù giù fino alle forme più spicciole della vita amministrativa ed economica», questo si deve in gran parte all' isolamento dell'Università, ancora prigioniera di un « accademismo seicentesco ». Da questa assurda condizione si evade soltanto, affermano concordi gli studenti, mediante la piena autonomia dell'Università: da attuarsi, è pacifico, sotto controlli. Ebbene, «il primo più efficiente tra questi è quello che può partire dal' interno dell' Università », attraverso una forma di autogoverno che « renda responsabili tutte le categorie e sia aperto alla verifica da parte di chiunque, mediante la pubblicità dei bilanci e dei verbali ». Laddove oggi ' amministrazione universitaria è fondata su concetti opposti: ogni professore di ruolo « è praticamente padrone assoluto della vita del " suo " Istituto » ; ma, paradossalmente, non ha il minimo potere sull'amministrazione dell'Università generale. L'autonomia è strettamente legata alla democra tizzazione dell'Università intesa come collaborazione, « consapevole e rispettosa », degli studenti con i docenti. Tanto per cominciare, dico no gli studenti, dovrebbe scomparire quello strano en te che è l'«Istituto» che «sembra inventato solo per costituire un campo di po tere assoluto ad ogni tito lare di cattedra». Elemen to essenziale dell'attuazio rie dell'autogoverno è il «Dipartimento», che deve raccogliere, in una unità funzionale ai fini didattici e scientifici, le discipline affini Nel contesto dei diparti menti, da articolarsi in la boratori e gruppi di ricerca dovranno assumere precisa caratterizzazione i vari ruo li universitari : professore ordinario, aggregato, assistente, tecnico laureato ( diplomato, personale a con tratto. In quest'ambito si do vranno regolare funzionai mente i diritti e i doveri « gli impegni e i rapporti con l'Università di docenti e discenti»: che per i pri mi devono risolversi in un regime di pieno impiego full time come si usa dire Oggi la strutturazione delle Università fa sì che « buona parte dei docenti » considerino la cattedra una sinecura o una « lustra dedicandole i ritagli di tem po. Ogni professore dovreb be tenere almeno cinquanta lezioni; solo i più diligen ti, a quanto pare, arrive rebbero a impartirne tren ta. Inoltre, più che di lezioni si tratta di conferenze vere e proprie, davanti uditori spesso strabocchevo li, contenuti in aule fisica mente inadeguate. Un esem pio: a Roma, nella facoltà di economia e commercio gli iscritti sorto 3600 mentre le aule non contengono cinquecento posti, compreso qtzRn il laboratorio per la merceologia! Il « pieno impiego », pel quale si battono gli studenti, è una « esigenza di funzionalità e di costume ». La Relazione della Commissione di indagine sullo stato sullo sviluppo della pubblica istruzione in Italia, presentata al ministro Gui nel luglio del 1963, ammette che il problema del pieno impiego è sorto « prinipalmente per la diffusa inosservanza dei doveri accademici » e che non è possibile ridurlo a « mera questione di disciplina ». Di conseguenza propone che il servizio del professore si possa esercitare nelle due forme del full time e del part time. Chi sceglierà la prima forma, dovrà impegnarsi a dedicare all'Università tutta la propria attività di insegnamento, di ricerca e professionale, senza possibilità di esercitare la libera professione; al contrario, chi scegliesse il part time, oltre a non poter essere direttore di istituto, dovrà soddisfare tutti gli impegni fìssati dal regolamento universitario, restando libero di esercitare la professione privata nel tempo residuo. Per i docenti investiti di funzioni di rilevante inte¬ resse pubblico, dovrà prevedersi una forma particolare di congedo. Questa proposta, in pratica accolta dal ministro Gui nel suo Piano per la scuola, viene considerata dagli studenti un « utile punto di partenza ». Gli universitari si battono per un rapporto di collaborazione costruttiva tra docenti e discenti: le cattedre non dovranno più essere centrali di potere, né gli studenti strumenti passivi di una mentalità corporativa, affinché l'Università sia, come diceva Einaudi, « libertà di scienza e di coscienza ». Igor Man

Persone citate: Camillo Pszletlipftmgdgszfdtacqaasepldttdpdpmsnmtt, Einaudi, Gui, Pellizzi

Luoghi citati: Italia, Roma