L'on. Colcmbo parla a Lima al congresso mondiale dc

L'on. Colcmbo parla a Lima al congresso mondiale dc L'intervento del ministre del Tesoro italiano L'on. Colcmbo parla a Lima al congresso mondiale dc La pace nel mondo, ha detto, richiede che in Europa come nell'America Latina si dia un forte impulso alla integrazione degli Stati - La semplice forma della cooperazione non basta più Lima, 25 aprile. Il ministro del Tesoro italiano, on. Emilio Colombo, ha preso la parola oggi al Congresso mondiale della democrazia cristiana. Nel suo intervento ha detto fra l'altro: «La politica dei rapporti bilaterali si mostra sempre più insufficiente a risolvere 1 grandi problemi della politica internazionale. L'organizzazione di una pacifica comunità internazionale passa attraverso le politiche di integrazione. I rapporti bilaterali non offrono soluzioni adeguate ai problemi dello sviluppo che investono aree cosi vaste del mondo Una lotta efficace alla mise ria, alla depressione economi ca e culturale esige che si uniscano tra di loro i paesi che sono in grado di fornire l'aiuto, ma esige altresì che i paesi che devono utilizzare tali aiuti e che vivono nella stessa area geografica superino l'organizzazione degli Stati tradizionali per dar vita a forme non più di cooperazione soltanto ma di integrazione ». «L'alternativa alla politica di integrazione — ha continuato — è l'impossibilità per molti popoli di esprimere una loro voce nella politica internazionale oppure la continuazione della politica delle zone di influenza così largamente praticata nel mondo comunista e foriera di gravi perturbazioni alla pace del mondo. « Noi dobbiamo contrapporre come democratici cristiani a queste impostazioni superate ed incapaci di garantire un equilibrio mondiale un modello di comunità internaziona le poggiato sui due principi della integrazione e della so lidarietà. La prosecuzione del l'integrazione europea e l'impulso ad una integrazione dei paesi latino-americani possono dare al mondo libero un assetto fondato sul rapporto Europa-Stati Uniti-America Latina. Su questo rapporto, esemplare anche per il resto del mondo, — ha concluso — può fon darsi l'espansione della democrazia, lo sviluppo economico particolarmente dei paesi meno progrediti, una maggiore garanzia per la pace ». Il dott. Rafael Caldera, presidente dell'Organizzazione democristiana d'America e presidente del partito social-cristiano del Venezuela, nella relazione sulla democrazia cristiana, ed i problemi internazionali ha dichiarato che all'obbiettivo supremo della pace vanno subordinate le ragioni di strategia nazionale, continentale o mondiale, o di ìndole circostanziale. Si oppongono oggi al raggiungimento della pace, l'esistenza dì popoli alla retroguardia della civilizzazione, la polìtica di forza basata sulla corsa agli armamenti, la politica dei blocchi aggressivi e la mancanza di una fattiva cooperazione internazionale. Parlando della politica dei blocchi aggressivi, 11 relatore ha alluso al problema dell'ammissione della Cina Popolare all'Onu sostenendo che è necessario utilizzare formule capaci di propiziare un comportamento meno aggressivo e più ragionevole da parte della Cina; inoltre ha riaffermato la necessità della rlunifìcazione della Germania, definendola « un dovere di giustizia e una esigenza della politica internazionale a ravre della pace». Riferendosi ai focolai di conflitto internazionale, e in particolare al Vietnam, 11 relatore ha detto che « tutti 1 popoli amanti della pace devono condividere decisamente il proposito di porre fine a questo conflitto, richiamandosi all'esortazione di Paolo VI di porre fine all'olocausto di un popolo che in un periodo di tempo inferiore al ciclo vitale di una generazione ha visto succedersi sul proprio territorio e abbattersi sulla propria gente due orrendi conflitti armati». Concludendo, ha affermato che « per la democrazìa cristiana obbiettivi indivisibili sono la libertà di tutti gli uomini e la lotta mondiale contro la miseria, presupposti indlspen sabili per ottenere una vera pace » Il presidente del partito democratico cristiano peruviano, dott. Hector Cornejo Chavez ha sostenuto che il semplice criterio dello sviluppo economico non significa necessariamente sviluppo sociale, in quanto l'aumento della ricchezza globale può essere accompagnato da un'ingiusta distribuzione di essa. Il punto di vista sociale cristiano indica una via di soluzione diversa da tutte quelle seguite nel mondo contemporaneo. Al liberalismo oppone il principio di non sacrificare più generazioni di lavoratori; ad uno sviluppo di tipo giapponese contesta il fatto di basarsi su una direzione rigida da parte di una aristocrazia oligarchica; e allo sviluppo su basi comuniste ne preferisce un altro che rispetti i valori fondamentali e i diritti inalienabili della persona umana «Noi concepiamo — ha proseguito — uno sviluppo nel quale il lavoro abbia la preminenza sul capitale, le strutture sociali si inmzigtàremmsmlaOscnstofodsadlaC« enddudladdcfssngpcTdnvrglcz inquadrino in un ordine veramente democratico e la funzione dello Stato si ispiri alla giustizia sociale». L'importanza della solidarietà internazionale come fattore-chiave della evoluzione del mondo dopo la seconda guerra mondiale è stata posto in risaito dal dott. Bruno Heck, ministro della Famiglia e della Gioventù della Germania Occidentale. Il delegato tedesco ha ammonito che il comunismo deve essere tuttora considerato un avversario in quanto esso continua ad agi-re conformemente ai suo programma di rivoluzione mondiale, disprezzando apertamente valori ai quali, ha detto, non intendiamo rinunciare in alcun caso. L'on. Pedini ha analizzato la relazione generale di Rafael Caldera e ha osservato che « la pace nella giustizia deve essere al centro dell'attenzione della democrazia cristiana». Si deve accettare, come Caldera propone la ricerca del disarnvo; esso dev'essere però un disarmo controllato, graduale, garantito. Analizzando la « politica di aggressione » della Cina popolare, l'on. Pedini ha detto che «occorre creare in Asia un equilibrio dì forze » ed ha aggiunto che non si può dimenticare «che lasciare oggi via libera alla Cina ed alla sua politica di aggressione vorrebbe dire compromettere la libertà, in pochi anni, delle Filippine, della Thailandia, dell'Indonesia e della stessa Australia ». Il riconoscimento della Cina « è doveroso, ma ad esso deve corrispondere il ripudio dell'aggressione, l'accettazione della libertà degli altri popoli, il consenso delle regole essenziali della vita internazionale». (Ansa)

Persone citate: Bruno Heck, Caldera, Emilio Colombo, Hector Cornejo Chavez, Paolo Vi, Rafael Caldera