Non si riducono ai «professori viaggianti» i gravi problemi dell'Università di Genova

Non si riducono ai «professori viaggianti» i gravi problemi dell'Università di Genova UIM CUMULO DI DISFUNZIONI ARDUO DA ACCERTARE Non si riducono ai «professori viaggianti» i gravi problemi dell'Università di Genova Ci sono docenti che fanno frettolosamente lezione, danno esami alla svelta ed evitano ogni incontro con gli allievi E ci sono programmi anacronistici, ingiustificate posizioni personali - Ma spesso sono i mezzi troppo scarsi ad impedire la collaborazione tra professori ed alunni - A Lettere, sette aule disperse dovrebbero ospitare 1120 iscritti Ventun docenti (quasi la metà non di ruolo) sono tenuti ad occuparsi dell'intera facoltà di Giurisprudenza fessore viaggiante, mettendosi in aspettativa da parecchi anni. « Non si tratta di fare indagini moralistiche sul comportamento dei singoli professori. L'intero sistema va cambiato: l'eroismo e lo spirito missionario di pochi non possono ridar vita alla Università », mi dice un assistente di giurisprudenza, il professor Zanelli. Trovo lo stesso convincimento in molti studenti e assistenti della facoltà di lettere, la più colpita dalla scarsità di aule e di spazi che aggrava i mali congeniti. Lo sforzo di ottimi cattedratici, incaricati, assistenti, è quasi annullato dalla impossibilità fìsica di mantenere rapporti con gli allievi, di organizzare seminari e dare vita non fittizia agli istituti. L'intera facoltà di lettere dispone di sette aule, non tutte nello stesso Palazzo bscqrncprcnlqcftnsapmmpdragnBalbi; l'istituto di storia Ipmoderna ha un vano di lo smetri quadrati per 22 assi sì-enti (gli allievi non potrebbero neppure affacciarsi). Il corso di italiano, primissimo per importanza, ha un professore di ruolo per 392 iscritti. Il disagio è appunto aggravato dal disastroso rapporto numerico fra professori e studenti: i 1200 di giurisprudenza hanno 13 professori di ruolo, 8 incaricati. L'ansia di rinnovamento dei giovani urta contro questi ostacoli, ma ancora più contro l'anacronismo dei programmi ( a scienze politiche è facoltativa la sociologia, fondamentale la storia dei paesi orientali), la mancanza di metodo, anche la solenne impenetrabilità di molti cattedratici. Alla facoltà di medicina, che ha ji suoi istituti sulla collina di San Martino, gli studenti fanno precise denunce e richieste: basta con la lezione accademica, povera di mngusaiqprofitto per i pochi che la \ seguono. Dovrebbe essere i sostituita da lezioni che ab-1 biano fini formativi dello | tàstudente, in rapporto alla|ricultura e alle nozioni acquisite sui trattati. Maggiore chiarezza e più ordine nei programmi e nelle esercitazioni, più razionale impiego dei fondi per i laboratori. « Vogliamo che le commissioni di esame siano composte sempre regolarmente, con tre membri qualificati. Vogliamo che certi esami complementari, facoltativi, siano veramente tali; oggi alcuni diventano obbligatori perché i corsi sono svolti da parenti o amici dei cattedratici », protestano molti studenti di medicina. Sarà facile smentire affermazioni del genere; quel che più colpisce e addolora, sondando il mondo universitario, è proprio la difficoltà di accertare disfunzioni o irregolarità divenute abituali, notissime, ma sfuggenti a pategrbldiprecisi controlli.Eppure nes suno ignora che tanti esa¬ mi sono fatti da commissioni irregolari, spesso a ritmo galoppante per consentire a un professore di ripartire in serata per la città dove ha altri incarichi. C'è lo spirito per attuare i rinnovamenti attesi? Genova, città non prodiga di fermenti, è un banco di prova che esclude ottimismi eccessivi. Eppure a Genova si parla di esperimenti che anticiperebbero la riforma. Alla facoltà di scienze, che ha uomini di punta come i professori Borsellino, Malvano, Morpurgo, Pucci (esemplari nel ridurre le vacanze a quelle imposte dal calendario), la collaborazione fra docenti, assistenti, studenti assume in alcuni istituti la forma di lavoro di gruppo. A ingegneria il preside professor Capocaccia mi dice di essere non soltanto favorevole ai progettati « dipartimenti », ma pronto a realizzarli « grazie all'armoniosa \ collaborazione fra tutti noi i dei diversi istituti ». 1 In un settore della facol- tiditilll tà di medicina si sta addirittura preparando il «Di¬ partimento di medicina interna », unificando o integrando tre istituti con biblioteche e laboratori finora divisi. Il prof. Antognetti, titolare di clinica medica, dice: «Una struttura di pur- timentale che conceda ampialllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll fdrdpfcsnUsilmdpai dratpgvLdtBmmstsmu3psfihldscptlrj(Nostro servizio particolare) Genova, aprile. La battaglia nazionale per l'Università si riaccende. Gli studenti più « ribelli » accusano i professori, o almeno la parte d'essi che è più conservatrice, di prepararsi a diluire le progettate riforme per mantenere praticamente immutati usi e sistemi. I professori di ruolo, fino a qualche tempo addietro un po' staccati e distratti (quando battaglieri erano molti professori incaricati, e assistenti con libera docenza) non hanno fronte comune. C'è chi è fedele alla « lezione accademica » per onesta convinzione e puro amore del prestigio di maestro e cattedratico. Altri, al tempo stesso celebri chirurghi 0 avvocati, condividono tale fedeltà anche per diversi motivi: l'impegno di tre sole ore di lezione accademica alla settimana (un'ora che si riduce a 50 minuti, anche meno) consente di dedicarsi alla professione privata, sostenuta dal prestigio della cattedra. E' chiaro che i più accesi fautori del « pieno impiego » (il professore che si dedica interamente all'Università) si trovano fra i professori che fin d'ora, senza aspettare la riforma, passano quasi l'intera giornata nelle corsie degli istituti di medicina, nei laboratori di scienze o di ingegneria, nelle biblioteche di lettere e di giurisprudenza. Sarebbe profondamente ingiusto estendere a tutti 1 professori universitari giudizi negativi, radicando l'i dea popolare del docente che fa poco o nulla. L'Università di Genova, che ha un numero di iscritti non ancora arrivato a limiti patologici (10.600 con i « fuori corso » ) e che conserva le tracce di un alto ambiente di studio, offre un campionario vasto, ed esemplare perché contradditorio. Raccolgo alcune annotazioni dopo uno scambio di idee con gruppi di studenti che leggono e conversano seduti sui gradini marmorei dello scalone di Palazzo Balbi. E' quello il solo punto di incontro, ed uno dei principali punti di studio per i 1800 iscritti a giurisprudenza e scienze politiche, per 1120 iscritti a lettere e filosofia. Il determinismo delle Università americane più celebri, come Harvard che impone ai giovani il peso della comodità degli ambienti e della quantità dei mezzi di studio, non solo della qualità, qui è sostituito da un volontarismo casalingo. I bidelli sono centri di informazione e di orientamento: «Ci aiutano per le firme di presenza sui libret ti, anche a scegliere nell'in trico degli orari. Soltanto i bidelli possono informarci della comparsa di qualche professore che fa lezione ogni tanto, arrivando da altre città », mi dicono gli studenti. Va notato che non sempre i professori residen ti in altre città sono i me no assidui : al corso di scien ze politiche, che ha 600 iscritti ed è privo di istitu ti propri, c'è un solo professore di ruolo su 23 malterie, e viene da Roma. E' il professor Cialdea, indicato come uno dei più attivi cattedratici, uno dei pochi che hanno rapporti con gli allievi. Contrastanti i giudizi sugli uomini politici che hanno incarichi o cattedre all'Università di Genova. Il ministro Taviani è titolare di un corso facoltativo di storia delle dottrine economiche: «Il ministro svolge regolarmente e gratuitamente il suo corso », mi dice il preside della facoltà di giurisprudenza, prof. Casanova, il vice presidente del Senato, Paolo Rossi, in segna diritto penale: il pre side della facoltà ne è pienamente soddisfatto. Un al Esistono a Genova le condizioni adatte, anche quelle culturali, tanto fra gli studenti che fra i docenti e gli assistenti ». Si hanno dun- ^ue barlumi dl speranza, se dl rottura, in un quadro di apparente stagnazione. Mario Fazio lllllllllllll IIMin 1mim iii1ii1ii1ii1u [autonomia agli studiosi dei singoli campi della medicina interna, ma che consenta la continua integrazione delle diverse competenze, costituirebbe un passo aranti»., Il suo collega prof. Fieschi. ^di patologia medica: « Per- zonalmente vedo con favore il dipartimento progettato.]llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll

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