Quando gli scienziati consigliano ipolitici

Quando gli scienziati consigliano ipolitici Quando gli scienziati consigliano ipolitici L'esperienza dell'ultimo trentennio (dal radar ai razzi all'atomica) - Un caso da ricordare: l'antagonismo Tizard-Cherwell durante la guerra - Gli errori da evitare secondo un recente studio: non sia un uomo solo a decidere E' accaduto più volte nell'ultimo trentennio che i governanti abbiano fatto delle scelte o preso delle decisioni di carattere militare, su consiglio o dopo consultazione di uomini di scienza. Ecco alcuni esempi. Subito prima e subito dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, la Germania, hanno dovuto scegliere, tra alcuni mezzi di segnalazione antiaerea: e ne emerse il radar, di freschissima invenzione. Subito dopo quei tre medesimi governi si trovarono a decidere sull'uso di un esplosivo (ancor da inventare, ma che sembrava fattibile), che traesse la sua energia dalla scissione dell'atomo di uranio. Prima e durante il conflitto, in Germania molto si puntò sull'uso dei razzi come arma; ugualmente, ma con altri criteri, avvenne in Russia. Nel dopoguerra si presentò la possibilità, poi realizzata, di preparare bombe con gli isotopi dell'idrogeno. In quegli stessi anni, gli Stati Uniti decisero di costruire sottomarini a propulsione nucleare; respinsero invece l'idea, già costosamente elaborata, di aerei a propulsione nucleare. Intanto, alla pari dei russi, essi costruirono i missili intercontinentali (e ne nacque, come splendido sottoprodotto, la gara per la conquista spaziale). Oggi i governanti debbono decidere su armi di rapidissima difesa antimissile; e, più in generale, su una complessa e segreta strumentazione di difesa contro attacchi improvvisi. Per decisioni o scelte di questo genere, gli uomini politici si rivolgono a scienziati e tecnici. Alcuni di questi consiglieri, occasionali o durevoli nelle loro mansioni, sono rimasti famosi: Einstein, Fermi, Szilard, Oppenheimer, Teller per le armi atomiche; von Braun per i grandi razzi; Lindemann (poi divenuto Lord Cherwell), inseparabile amico e consigliere di Churchill; Rickover, ideatore dei sottomarini a propulsione atomica. La circostanza che gli uomini politici, i quali debbono prendere decisioni di grande momento, soprattutto in guerra o in ore di tensione internazionale, non possano giudicare da sé in materia scientifica e debbano ricorrere a consiglieri (i quali non sono investiti di responsabilità politiche) non è scevra di inconvenienti e pericoli. Appunto di questi tratta lo studio di C. P. Snow, apparso ora in edizione italiana (Scienza e Governo, ed. Einaudi, Torino 1966, nella collana Nuovo Politecnico) L'autore appoggia la sua indagine su un caso concre to: l'antagonismo tra due scienziati inglesi, Sir Henry Tizard, cui si deve la pre parazione dei posti radar che tanto contribuì alla di fesa aerea della Gran Breta gna nell'ultimo conflitto, e il summenzionato Lord Cherwell, che osteggiò la precedenza data a quel mo do di difesa (sovente i con siglieri sono interpellati su quel che si debba fare « CO' me prima cosa » : scelta che in guerra, può risultare essenziale); e che più tardi, diventato ascoltatissimo consigliere di Churchill, influì su scelte oggi giudicate infelici. In particolare, lo Snow fa colpa a Lord Cherwell di avere insistito per i bombardamenti sistematici sul le città tedesche durante la guerra, destinando a quel compito una parte dell'avia zione, che meglio sarebbe stata impiegata per compi ti propriamente militari. Qui può stupire la circo stanza che uno scienziato fosse in grado di influire su un criterio di guerra, che sembra non avere attinenza con la scienza propriamen te detta (come era invece il caso del radar) ; ma non è da dimenticare che, soprattutto nei Paesi anglosassoni, per scelte di questo genere furono chiamati a consiglio scienziati, investendoli di quel che fu detta «ricerca operativa». Un problema mal impostato e risolto fu appunto questo dcgpnnrg del bombardamento delle I città (a prescindere dal |giudizio morale che si può portare su quella decisione). La guerra fu vinta nonostante questo e altri errori; ma senza di essi, a giudizio di Snow, sarebbe terminata prima. Venendo al succo del libro, lo Snow sembra dedurne che, dal momento che le decisioni di cui abbiamo discorso si debbono prendere in segreto, è pericoloso che un solo uomo goda di una fiducia preminente o illimitata presso un capo responsabile (questo fu il caso Cherwell-Churchill). Fin che i governanti saranno digiuni di scienza, come in genere sono stati nel passato (e probabilmente saranno in avvenire), è meglio che il compito di consigliare sia affidato, caso per caso, non a una singola persona, ma a un comitato, non troppo vasto, investito di compiti ben delimitati; che esso comitato sia situato entro la struttura governativa e che abbia anche facoltà di azione. Il primo punto serve ad evitare che una eventuale fissazione di un uomo (tutti siamo soggetti ad averne) influisca in modo dannoso sulle sorti di un Paese; i due altri punti servono ad evitare le debolezze proprie dei comitati puramente consultivi. Il libretto è avvincente e bd succoso che ad senza dubbio, più altri, raccomandabile a coloro che, in posti di responsabilità, debbono prendere decisioni inerenti alla scienza. Forse non sarebbe inutile neanche per i reggitori italiani di oggi; i quali, per fortuna loro e nostra, non hanno da decidere su imminenti necessità di guerra; ma debbono pure far delle scelte (per esempio come impiegare il limitato denaro pubblico destinato alla ricerca), e debbono perciò ricorrere al consiglio di scienziati di professione. Didimo

Persone citate: Churchill, Einaudi, Einstein, Henry Tizard, Lindemann, Oppenheimer, Szilard

Luoghi citati: Germania, Gran Bretagna, Russia, Stati Uniti, Torino