Il veto a "La religieuse" fa scandalo in Francia di Sandro Volta

Il veto a "La religieuse" fa scandalo in Francia Diderot bocciato dal governo di Parigi Il veto a "La religieuse" fa scandalo in Francia (Dai nostro corrispondente) Parigi, aprile. Suzannc Simonin è realmente esistita, anche se il suo vero nome era un altro. Era una giovane monaca che la famiglia aveva costretto a prendere il velo senza averne la vocazione. Morti i genitori, la ragazza aveva presentato un ricorso per essere sciolta dai voti e ciò aveva suscitato un grosso scandalo a Parigi, dove perfino a Corte si erano formati due partiti avversi intorno al suo caso. Però Suzannc perse il processo c dovette rimanere tutta la vita chiusa in convento; dopo poco tempo nessuno, d'altronde, si occupò più di lei. Ma la vicenda dette ad al¬ cuni amici l'idea di una burla ad uno della loro comitiva, il marchese De Croismarc, che, stanco della vita parigina, si era1 ritirato nelle sue terre di Normandia, nei dintorni di Cacn. Gli scrissero firmando col nome della suora, gli fecero credere che fosse fuggita dal monastero e si nascondesse ora per sottrarsi alle persecuzioni. Gli chiesero protezione e soccorso. Il marchese, che era un uomo di generosi impulsi, rispose subito, dando inizio ad uno scambio di lettere con la finta monaca. Si dette da fare per trovarle ospitalità in una casa amica, mosse mari e monti, e le cose arrivarono ad un punto tale che gli amici, perché la burla non prendesse proporzioni esagerate, gli fecero sapere che la povera Suzannc era morta per le troppe sofferenze che aveva dovuto sopportare. Soltanto alcuni anni dopo il marchese De Croismare venne a sapere che era stata tutta una burla, ed essendo una persona di spirito fu il primo a riderne. Ma fra gli amici che l'avevano organizzata c'era Denis Di¬ derot, il quale era rimasto sconvolto dal racconto di tante immaginarie sventure, di cui era stato uno degli ideatori. Ciò accadeva nel 1760, in un'epoca in cui la compilazione dell'E»cyclopèdìe gli procurava infinite amarezze e forse è per questo che la sua sensibilità era allora straordinariamente acuta. Fatto sta che incominciò a scrivere La religìeuse, soffrendone come se fosse stata una storia realmente accaduta. Ad un amico che era andato da lui mentre lavorava e lo aveva trovato col volto inondato di lacrime, Diderot disse: «Mi dispero per un racconto che sto scrivendo?). Lo scrittore non finì La religìeuse, la lasciò incompleta e non la fece mai pubblicare. Se 10 avesse fatto, avrebbe probabilmente finito i suoi giorni nella Bastiglia: si era, infatti, alla vigilia della Rivoluzione e 11 suo racconto, più ancora che contro gli abusi di certi ordini religiosi, era un terribile atto di accusa della società e del costume contemporaneo. Nondimeno, la profonda emozione che aveva dominato l'autore durante la creazione conferì all'opera una delicata aura poetica, le consentì di superare l'asprezza della polemica sociale in un clima di pietà umana. Lo stesso Diderot giudicava La religìeuse in questi termini: « E' la contropartita dì Jacques le fataliste. E' riempita di quadri patetici. Sono sicuro che affliggerà i lettori più di quanto Jacques //' abbia fatti ridere, e da ciò potrebbe accadere che ne desiderino più presto la fine ». Era dunque tutt'altro che un'opera rivolta a stimolare curiosità più o meno peccaminose. Se ne ebbe la prova quando venne pubblicata postuma per la prima volta nel 1796, ossia dopo che la « Dichiarazione dei diritti dell'uomo » aveva ormai trasformato il destino della personalità umana: nessuno se ne scandalizzò né allora né poi, e perfino il Vaticano non l'ha mai messa nell'Indice dei libri proibiti. La religìeuse di Diderot è d'altronde universalmente considerata il capolavoro di uno demla l'Oil zila Lachfrstale taditateritocitosarioudilgstdtodncdtSdctInprchbcscptimLlnrri a e i . ¬ a ò a dei maggiori scrittori francesi, modello di una gran parte della letteratura romantica dell'Ottocento. Che cosa può avere indotto il sottosegretario alle Informazioni, Yvon Bourges, a vietare la proiezione del film tratto da La religìeuse, con una decisione che si spiegherebbe soltanto se fra lui e Diderot non ci fosse stato di mezzo 1*89? Sono note le circostanze che hanno portato al provvedimento. Tre anni fa, un adattamento di La religìeuse era stato portato sulla scena di un piccolo teatro parigino, con Anna Karina interprete e Jacques Rivetto regista. L'insuccesso commerciale dell'impresa aveva convinto i realizzatori che il lavoro si sarebbe prestato meglio a una riduzione cinematografica, che offriva maggiori possibilità a una fedele rievocazione storica del XVIII secolo. Nacque così il film, con lo stesso regista e gli stessi attori, nel quale sono state rispettate perfino le parole dei dialoghi di Diderot. Soltanto la fine è arbitraria, la morte di Suzannc, perché lo scrittore non completò l'opera, che manca pertanto di conclusione. Per evitare ogni possibilità di generalizzazione del caso, il titolo venne mutato in Suzanne Simonin, la religìeuse de Diderot, e, sotto questa veste, la commissione di censura ha dato due volte parere favorevole. Il sottosegretario non ne ha tenuto conto: aveva ricevuto una petizione con migliaia di firme raccolte dalle organizzazioni confessionali fra gente che non ha mai visto il film né, probabilmente, letto il romanzo e si c piegato alle loro esigenze. Bisogna d'altronde tener conto che la Francia è in piena campagna pre-elettorale, e l'elettorato cattolico è ancora incerto fra il gollismo di Maurice Schumann e l'antigollismo di Jean Lecanuct. Ora la polemica ha assunto le proporzioni d'uno scandalo nazionale, che compromette la reputazione liberale del generale De Gaulle, il quale aveva bgntfga sempre assicurato finora la libertà di espressione. E' per questo che anche molti esponenti gollisti si sono uniti alle proteste contro il malaccorto provvedimento che, secondo il giornale cattolico, Témoignagediretteti, « rischia di indisporre le masse francesi ben più che un film austero, poco accessibile al gran pubblico, e il cui divieto ai minori di diciotto anni doveva scoraggiare, in ogni modo, la proiezione nelle sale popolari ». Sandro Volta

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