Londra si appella all'Onu per il petrolio alla Rhodesia

Londra si appella all'Onu per il petrolio alla Rhodesia Chiesta la convocazione del Consiglio di Sicurezza Londra si appella all'Onu per il petrolio alla Rhodesia L'Inghilterra proporrà che tutti i paesi delle N. U. si impegnino a non esportare carburante al governo ribelle di Ian Smith Se la risoluzione sarà accolta, la Marina da guerra inglese potrà fermare qualsiasi «nave pirata» che violasse gli accordi (Dal nostro corrispondente) Londra, 7 aprile. U governo britannico ha chiesto oggi che il Consiglio di Sicurezza dell'Orni sia convocato d'urgenza per discutere la crisi rhodesiana e, in particolare, il tentativo di due petroliere greche (noleggiate, pare, da una misteriosa compagnia sudafricana) di forzare il blocco imposto sui rifornimenti di petrolio alla colonia < ribelle >. Il capo della delegazione britannica. Lord Caradon, proporrebbe al Consiglio di Sicurezza che tutte le nazioni sotto la cui bandiera operano flotte di petroliere, o trasporti singoli, si impegnino a non esportare carburante al regime di Ian Smith In tal modo la marina militare britannica acquisterebbe il diritto di fermare con la forza qualsiasi « nave pirata » che agisse in violazione di tale risoluzione. Il Consiglio di sicurezza aveva rivolto il 20 novembre scorso un « appello > a tutti gli Stati invitandoli a non assi stere in alcun modo il governo di Salisbury: a questo «appello » verrebbe ora apposta una precisazione e una sanzione. Tale iniziativa è stata assunta al termine di una drammatica riunione di' Gabinetto sotto la direzione del prime ministro Wilson, la terza consecutiva in tre giorni, e di una successiva riunione del cosiddetto comitato di difesa per i territori d'oltre mare. Il Primo Ministro aveva ricevuto in precedenza Lord Caradon, giunto ieri da NewYork. Lord Caradon è poi ripartito oggi pomeriggio, seguito dal ministro della Giustizia Sir Ehvyn Jones, il quale dovrà discutere al Consiglio di Sicurezza gli aspetti giuridici della richiesta britannica. All'esame di Wilson sono anche nuovi provvedimenti economici contro la colonia <ribelle», e un rafforzamento di quelli già presi dalla proclamazione d'indipendenza da parte di Smith. Nessun comunicato è stato tuttavia diffuso dall'ufficio del Premier. Sulla decisione del governo britannico ha influito il risultato negativo dei colloqui di Lisbona tra il sottosegretario agli Esteri Lord Walston e il ministro degli Esteri portoghese Nogueira, e tra i direttori britannici e quelli portoghesi della società proprietaria dell'oleodotto Beira-Umtali, nel Mozambico, lungo il quale il petrolio delle due navi greche potrebbe essere convogliato al governo di Salisbury. Lord Walston è ancora a Lisbona, ma i tre direttori, tra cui Angus Ogilvy, il marito della principessa Alessandra, cugi na della regina Elisabetta, tornano questa sera a Londra. Sembra che sia stata respinta la loro richiesta che fosse proibito alle petroliere «Joanna mdmadncnstrmntptpsnmkcgcdgmBdlLPV» e «Manuela» (quest'ulti-iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiEiiiiiiiiiim ma a quattrocento chilometri da Beira) di usare eventualmente l'oleodotto. I portoghesi affermano di non poter impedire il transito tra nazioni straniere di petrolio in una loro colonia. Sulle intenzioni della «Joanna V» e della «Manuela» pesano gli stessi punti interrogativi degli scorsi giorni. L'autorevole settimanale The Economist scrive oggi che le due navi appartengono a un armatore greco, battono bandiera panamense, ma sono noleggiate da una non identificata compagnia sudafricana. L'ambasciata greca a Londra ha annunciato che, su intervento del ministro degli Esteri Tsirimokos, la «Manuela» ha rinunciato a proseguire per Beira. Nessuna conferma è tuttavia giunta dalla portaerei «Eagle* che l'ha avvistata nel canale di Mozambico e la sta sorvegliando. La «Joanna V» si mantiene ai bordi del porto di Beira, ma un portavoce ha dichiarato che, se ne riceverà l'ordine, scaricherà il petrolio. Le due navi trasportano oltre dodicimila tonnellate l'una di «oro nero », caricate nel Golfo Persico a febbraio e marzo. E' dunque in corso tra l'Inghilterra e un gruppo di Paesi propensi a violare Yembargo a scopo di lucro, e forse per simpatia verso Ian Smith, un braccio di ferro dal cui esito dipende il futuro dell'Africa. Il Consiglio di Sicurezza, sotto la presidenza del rappresentante del Mali, Moussa Leo Keita, prenderà in esame stanotte la richiesta, per decìde re se accoglierla o rimandare la riunione. Probabilmente il Primo Ministro inglese ha agito appena a tempo. Stamane il Times osservava che gli Stati nazionalisti africani ri cominciavano a manifestare segni di impazienza per il suo comportamento nella crisi rhodesiana, m. ci.